
Su ordine del tribunale di Mantova, il cartello è stato esposto ed è inequivocabile: c'è pericolo di crollo. Il cantiere non era stato concluso a causa del fallimento dell'impresa mantovana, gli appartamenti sono rimasti incompiuti e subiscono da tempo infiltrazioni d'acqua, sino al rischio peggiore. Meglio evitare di entrare e usare l'edificio come in passato, quando accedevano camion che scaricavano rifiuti inerti e amianto in cortile, mentre di notte c'era chi usava gli appartamenti non conclusi e abbandonati come desiderava. L'impegno del sindaco Gozzi ha migliorato quanto possibile, nelle limitate competenze del Comune. L'unica soluzione resta un acquirente, un'impresario edile che acquisti il complesso da più di venti appartamenti, di cui solo pochi abitati....
Segue il testo del servizio pubblicato da http://www.telecolor.net
La discarica abusiva di rifiuti edili e d'amianto è sotto le finestre di casa, nel condominio dove vivono quattro famiglie con sette bambini, fra i quali un neonato di soli sette mesi, mentre la maggiore frequenta le superiori. L'impresa Barbiani di Gazoldo degli Ippoliti, in provincia di Mantova, è fallita anni fa e non ha concluso i lavori, così il cantiere di via Po a Martignana, vicino a Casalmaggiore, è rimasto incustodito per anni e in balia di chiunque volesse entrare con dei camion di notte e buttare lastre di eternit e materiali inerti in giardino. Già l'Asl della provincia di Cremona ha compiuto un'ispezione l'anno scorso verificando la pericolosità dei rifiuti abbandonati da ignoti, ma solo da oggi il complesso residenziale, che doveva diventare un piccolo gioiello per un investimento da due milioni di euro, ha avuto un nuovo custode, cioè un istituto di vigilanza di Mantova che ha fatto una relazione al sindaco Alessandro Gozzi. E subito è partita dal Comune una segnalazione al curatore fallimentare, che come ha deciso il tribunale di Mantova è subentrato all'impresa Barbiani nella gestione del cantiere. Ci sono due mucchi di eternit, anche in stato di disgregazione e quindi pericolosi, come ha confermato anche un'analisi dell'Arpa. Il curatore fallimentare finora non ha avuto soldi sufficienti per procedere: le famiglie residenti trovano nel Comune il punto di riferimento più costante e sicuro, anche perché il municipio è creditore degli 80mila euro di oneri di urbanizzazione che l'impresa edile non ha mai versato. Solo quattro appartamenti sono stati completati, altri venti sono già stati messi all'asta ma ancora non trovano un compratore: e solo un investitore privato può acquistare e concludere le opere mettendo in sicurezza il quartiere. E quei venti alloggi, alcuni dei quali quasi finiti prima del fallimento, sono stati saccheggiati: sono stati rubati serramenti, marmi, finestre e tutto quanto potesse avere valore. Anche una gru è stata abbandonata sul tetto, per la paura dei residenti, finché è stata riportata a terra. Agli allacciamenti e alle condutture di acqua luce e gas hanno dovuto provvedere di tasca propria gli abitanti. Uno spicchio di mondo dunque rimasto senza regole, un angolo di caos e malaffare, senza un cancello né un recinto.
E di notte chiunque ha potuto entrare negli alloggi incompiuti, sulle scale pericolose, sotto dei soffitti fatiscenti. L'impresa doveva abbattere l'edificio di fronte e costruire bar, parcheggi e negozi: nulla è stato fatto: rimane solo lo sfacelo, per quattro famiglie proprietarie sì della loro casa, ma ancora in balia di un rischio per la salute a causa della presenza di amianto.