Un amico psicologo mi ha recentemente spiegato il significato di “effetto atmosfera”, esemplificato attraverso questo esempio: “Sapere che in un concerto suona un musicista che stimiamo all’inverosimile ci farà dapprima pensare che sarà comunque un grande successo e cercheremo, nell’eventualità di una serata di scarsa vena, continue giustificazioni per confermare il nostro pensiero primigenio di grande valore dell’artista”. Fenomeno che noi appassionati di musica conosciamo bene. Ma c’è qualcosa che tutti, in questa pazza estate, hanno bene in testa, affine nel nome, ma molto più chiaro alla massa: l’effetto atmosferico. Esiste un nesso tra i due poli, apparentemente su binari diversi? Per chi avesse deciso di assistere alla performance di Martin Barre e la Beggar’s Farm, il 25 Luglio, a Oviglio, nella provincia di Alessandria, le premesse per ritenere sempre e comunque positivo il concerto che di lì a poco sarebbe andato in scena c’erano tutte: un nome mitico e amato, una band molto conosciuta e assidua frequentatrice del posto, una musica adorata e un venerdì festaiolo, nel pieno dell’estate. Sono questi elementi che per gli amanti del genere contano molto, e alla fine ci si impone di trovare comunque il positivo ed il ricordo per sempre. Ma in questo caso le condizioni al contorno hanno messo a dura prova i presenti, partendo dai protagonisti sul palco per arrivare al paziente e caloroso pubblico. Eppure… non è una forzatura raccontare che è stato un successo musicale. Provo a dare un po’ di ordine alla cronologia degli eventi. Il mio arrivo a Oviglio è bagnato, ma non troppo, e la speranza è che ci sia qualcuno che da lassù osservi, con occhio benevolo, permettendo di soddisfare la folta audience. Martin Barre è, ovviamente, il più coccolato, e mentre è ancora in fase di relax viene avvicinato dai fans che richiedono una foto ricordo: appare più disponibile di un tempo, confortato dalla presenza della moglie, meno schivo e ben predisposto verso il contatto umano. Trovo accanto a lui un altro Martin, anch’esso inglese, che di cognome fa Grice, fiatista dei Delirium: è un grande musicista, e di lì a poco salirà sul palco con gli Outside The Wall, tribute band dei Pink Floyd. La pioggia aumenta, ma il pubblico è organizzato e non sembra impaurito quando gli OTW iniziano il loro show. Lo spettacolo che propongono non può presentare alcuni degli usuali tratti multimediali, per naturali problemi di contesto, ma la musica non ne patisce e gli ultimi quattro brani, gli unici di cui sono testimone, appaiono trascinanti e di ottima fattura. La registrazione a seguire, così come quella relativa alla seconda parte di serata, è stata realizzata dal palco, con le naturali pecche del caso, soprattutto l’impossibilità di catturare un buon audio voce e un ‘angolazione di ripresa precaria - di “profilo” o dalle “spalle” - ma il feeling che si può captare è unico, difficile da comprendere dalle postazioni tradizionali riservate agli spettatori. Per chi volesse conoscere meglio l’ensemble: https://www.facebook.com/groups/146099702079565/?fref=ts Run Like Hell è comunque un esempio significativo della bravura degli OTW: il rammarico è quello di non avere potuto vedere all’opera Grice:
La pioggia aumenta e arrivati all’ultima nota si spengono le luci: sembra cosa voluta, ma dopo alcuni secondi si realizza che il problema è reale, di tipo elettrico, e la soluzione non è immediata. Passa una buona mezz’ora di panico… controllato, con i tecnici al lavoro, la gente che ripara in zone asciutte e i musicisti che si innervosiscono: Franco Taulino, artista e organizzatore, mantiene la calma, come sempre dovrebbe fare il buon “capo”, ma il film negativo che scorre nella sua testa non è poi così misterioso. Martin Barre imbraccia il suo mandolino e scalda le dita con qualche scala, defilato ma partecipe: dalle sue parti, in Inghilterra, pare ci siano temperature elevate e sole a go go! Si avverte lo sconforto, non si capiscono le cause e sono ormai le 23. Ma la “luce” tanto auspicata arriva all’improvviso e la Musica può partire. Il rischio è dietro l’angolo: la preparazione ad un evento live è fatta anche di concentrazione, di accumulo di energia potenziale pronta a trasformarsi in cinetica, ed una sosta forzata di tale entità avrebbe potuto rendere inutile la carica accumulata. Ma bastano pochi secondi di “great sound” per capire che tipo di alchimia stia per nascere sul palco. Il pubblico riappare magicamente, incurante della pioggia copiosa, richiamato alla posizione dal suono tanto atteso. Martin appare da subito incline al divertimento, duettando alternativamente con i compagni di viaggio della Beggar’s Farm, e i brani conosciuti vengono proposti con nuovi arrangiamenti che forniscono un volto differente a tracce che sono ormai dei must. Completamente trasformata, ad esempio, la “Fat Man” compresa nel mix video, una versione elettrica e rockeggiante di un tipico brano acustico. La scaletta viene un po’ modificata e i brani si susseguono senza sosta, per almeno due ore di grande musica.
La band è al servizio di Barre, perché questo è l’obiettivo, ma Martin appare uno del gruppo e non il solista che si erge sul gradino più alto: "gioca" con Paola Gemma - la vocalist - scambia svisate con Brian Belloni - il chitarrista - gira attorno alle tastiere di Kenny Valle e alle pelli di Sergio Ponti, incrocia il flauto di Franco Taulino e l’acustica di Andrea Vercesi, "sfiora" il basso di Daniele Piglione. E i suoni che nascono hanno qualcosa di incredibile, energia allo stato puro, un miracolo, vista la lunga serie di circostanze negative che sembravano condurre verso l’abbandono per manifesta inferiorità: inutile combattere contro le forze della natura avversa… anche se la Musica si è alla fine dimostrata agente risolutivo! Si procede senza alcun intoppo sino alla fine, e tra Aqualung e My God c'è molto altro. Quando parte l’ultimo atto, Locomotive Breath, sono ormai lontano, alla ricerca della via del ritorno, stanco, ma soddisfatto per l’incredibile serata appena trascorsa, con in mano un cimelio, il mio mandolino firmato da Barre. Domani è un altro giorno di probabile pioggia, almeno così si dice nel backstage pensando al concerto pianificato a Pordenone, ma forse anche da quelle parti Martin Barre e la Beggar’s Farm riusciranno a portare la loro proposta, e poco importa se sarà asciutta o bagnata!
Magazine Musica
Martin Barre e Beggar's Farm a Oviglio: un po' di resoconto
Creato il 27 luglio 2014 da Athos Enrile @AthosEnrile1Possono interessarti anche questi articoli :
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