Certe mattine ti svegli con il senso dell’orientamento che ancora ronfa sotto le coperte. E la tua voglia di inverno che aumenta a dismisura nello stesso momento in cui ti accorgi che sei a due passi da novembre.
E a novembre c’è un elemento che associo con facilità: la frutta martorana.
Se non fosse per il calendario, mi accorgerei che novembre è in agguato dai banconi dei bar stracolmi di coloratissimi frutti in miniatura dalla forma perfetta, lucida e dolce.
La mia passione per la frutta martorana (o gergalmente “morticini“) nasce da bambina.
Quando l’assaggiai per la prima volta, continuiai ad ingozzare un frutto dietro l’altro, dalle rossissime ciliegie alle simpatiche castagne che in quel periodo all’asilo ci veniva chiesto di disegnarle in un foglio A4 per poi appenderle con una molletta su un filo, come decorazione. E queste castagne restavano esposte fino a dicembre, in occasione della recita di Natale, e insieme agli altri bimbi giocavo a riconoscere il mio disegno e quello degli altri.
Ad ogni modo, la frutta martorana è sempre stata la mia più grande ossessione, insieme alle mashmallows dell’estate che però crescendo hanno perso d’importanza. I morticini invece, pur sapendo che son zuccheri, non puoi resisterli; pur non apprezzando il latte di mandorla, la pasta di mandorla della frutta martorana ha un sapore esclusivo. Saranno anche i coloranti o la riproduzione di divertenti modellini che hanno tutta l’aria di esser presi a morsi, ma i morticini rappresentano novembre e annunciano dicembre, le feste, la gioia, la bontà, la fine di un anno, e il tepore della stagione che sconfigge il freddo inverno.