23 dicembre 2011 Lascia un commento
E’ la storia di Marty, italoamericano non sposato e senza figli, timido dal cuore d’oro che vive a casa con la madre, praticamente un’onta, una vergogna
negli USA della meta’ degli anni ’50.
Oltre l’aspetto sociale pero’, Marty e’ un uomo che soffre per davvero, una brava persona con molto affetto da dare a una compagna e una spiccata sensibilita’ che lo circonda di tenerezza.
Un uomo solo, circondato da familiari ed amici ancora piu’ soli di lui in continuo arrabattarsi per una vita almeno un poco meno grigia e con l’ambizione di far parte della grande giostra, forse non felice ma tranquilla come quella degli altri.
Rassegnato a restare solo, s’affida al piccolo sogno di comprare la macellerie nella quale lavora ma una sera incontrera’ l’altra sua meta’ del mondo, stessa malinconia, stessi sogni e stessa rassegnazione per un destino che pare ineluttabile.
Un film sulla bonta’, sull’essere e non essere soli e cio’ che accade quando due solitudini s’incontrano, un po’ buonista e un po’ ribelle, sincero in anni nei quali essere sinceri era ancora un pregio.
Quanto tempo, troppo tempo e’ passato e a stento si riconoscono le situazioni, le parole, a malapena c’e’ la voglia di guardare dietro l’angolo o forse sono io che resto spiazzato da un film e da un’epoca che non mi appartengono nei gusti e nei sentimenti e malgrado le situazioni universali, la distanza va oltre il semplice bianco e nero.
Premi e successo meritato ma la visione e’ stata necessaria e dovuta a Chayefsky, a Hollywood e a quel briciolo di storia nostra ma non altro.