Siamo abituati ad intendere gli stati alterati della coscienza come la ripercussione di un’anomala condizione del funzionamento della mente che, sottoposta a condizioni inusuali, opera con modalità insolite: sotto livello, ossia con una ridotta percezione della realtà circostante, o sopra livello, cioè con uno stato di ipervigilanza dove tutto è percepito velocemente e nei minimi particolari. Questi stati sono favoriti dall’uso di sostanze psicoattive (droghe, allucinogeni, farmaci) oppure indotti quasi naturalmente tramite immobilità, deprivazione sensoriale e con tutti quei meccanismi che tendono a spezzare la percezione del sé e ad incrinare i livelli di attenzione e cognizione dello spazio circostante .
Queste condizioni di alterazione della coscienza, sono solo, dal punto di vista fenomenologico, l’aspetto più evidente, mentre, per i non addetti ai lavori, è difficile osservare una situazione alterata di là da queste espressioni palesi. Perciò si devono considerare altri sintomi molto più frequenti di quanto si possa immaginare.
Uno stato modificato della coscienza può esprimersi anche attraverso un discorso o l’espressione di un parere personale su uno specifico tema. Un’alterazione della coscienza può conclamarsi mediante l’enfasi posta su un concetto, un credo, un’ideologia scientista, in cui tutto è letto, interpretato e vissuto sulla base di un pregiudizio di fondo molto radicato. E’ un preconcetto ipertrofico che, fungendo da timone, dirige ogni formulazione concettuale di chi la sostiene, quindi ogni azione che ne deriva.
Se, in accordo con la definizione operativa di coscienza adottata dallo psicologo Charles Tart, intendiamo quest’ultima come quel processo di attenzione e consapevolezza della “realtà” circostante, ogni processo emotivo e cognitivo teso a modificare tale cognizione, fondata su parametri oggettivamente non verificabili, può indurre ad un cambiamento dello stato di coscienza ordinario.
Il delirio, ad esempio, ossia una convinzione non oggettiva che non può essere modificata né dai fatti né dalla logica, è una forma di stato alterato della coscienza. Al pari di quest’ultimo, anche l’adesione ad un’ideologia scientista, alla versioni false e contraddittorie del potere rende predisposti ad una rettifica artificiale della “realtà” circostante che può, in nome del convincimento di possedere la verità assoluta, condurre anche verso atteggiamenti aggressivi ed intolleranti, ma ritenuti giusti.
Il pensiero ideologico dei disinformatori è, il più delle volte, fondato sul nulla, su incongruenze insanabili, su paradossi logici e su frottole. E’ inoltre alimentato da un’intuizione spesso farneticante, martellante e paranoica. Nella mente malata del negazionista la complessità del mondo è appiattita da una fantasia infantile e monomaniacale che pullula di governanti buoni, onesti e solleciti, scienziati intenti ad agire per il progresso dell’umanità, banchieri reputati benefattori, militari che difendono la patria dai terroristi brutti e cattivi, meglio se islamici e barbuti, aziende farmaceutiche che mirano a debellare tutte le patologie...
Al pari dello stato allucinatorio, l’Ideenkleid negazionista non può essere neppure scalfita né dai fatti né dal ragionamento, poiché ogni argomentazione contraria è sempre intesa come un tentativo sottile di dimostrare che la percezione dell’universo propria degli occultatori è puerile, edulcorata e del tutto inverosimile. La realtà dei disinformatori è simile ad un cartone animato per bimbi di tre-quattro anni: bidimensionale, con i colori vivaci in campiture uniformi e con storie sdolcinate alla Mary Poppins.
Gli stati non ordinari della coscienza non sempre sono riconoscibili ma, il più delle volte, sono la conseguenza di concettualizzazioni scientiste estreme, fanatiche e dogmatiche di taglio cicappiano. Sono pregiudizi pseudo-scientifici che possono deflagrare in gesti inconsulti e patologici: tendenza compulsiva ad attaccare ricercatori e scienziati indipendenti, soprattutto attraverso codici coprofili e scatologici, fissazione allo stadio orale, ossessioni lessicali con preferenza per il turpiloquio, complesso d’inferiorità, grafomania, sindrome di Stoccolma, abitudine alla calunnia… Questa sintomatologia, tipica degli psicopatici e dei sociopatici, rappresenta la fase finale di un disturbo psichiatrico in cui la realtà “oggettiva” è distorta o addirittura sostituita da un mondo virtuale che spinge a credere di essere invulnerabili attraverso gli strumenti della Rete.
Il delirio di onnipotenza culmina nel vaneggiamento transumanista di un’immortalità tecnotronica grazie alla quale i depistatori si illudono di poter sopravvivere indefinitamente in un congegno bionico. Il loro aberrante ideale è un Wasp cui è incollata una barba formata da un groviglio di cavi smangiucchiati e spellati… Contenti loro.
Articolo correlato: I disinformatori: sintomi nevrotici e tratti paranoidi, 2009
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