Tommaso Ferdinando Nogara Notarianni, detto Maso, da bambino avrebbe voluto fare il veterinario. La vita, come dichiara lui stesso sul suo blog, lo ha portato a intraprendere diversi mestieri, tra cui l’elettricista, l’imbianchino, il caporedattore, il fotografo, il giornalista, il dirigente di Emergency e il padre di famiglia. Impossibile dimenticare l’esperienza con PeaceReporter, quotidiano online, nato da un’idea della ong, di cui è stato direttore fino al 2011, momento in cui si è trasformato in E-Il mensile, rivista distribuita in tutte le edicole nazionali fino alla sua recente e sofferta chiusura. Come giornalista e fotografo è stato inviato in diverse zone del mondo guardando in faccia quello che da anni, con passione e convinzione, non fa altro che combattere: la guerra.
Foto ©Germana Lavagna
Lei, Maso Notarianni, è stato inviato come giornalista di guerra, a partire dal 1994, in Nicaragua, Guatemala, Messico, Tunisia, Marocco, Afghanistan, Sudan, Iraq, Sierra Leone e Congo. Ad oggi, cosa pensa stia accadendo o sia accaduto in Siria?
Quello che, purtroppo, sempre accade: ribellioni, resistenze, opposizioni a regimi (di ogni tipo, purché siano “non allineati” con gli interessi delle potenze economiche militari) vengono finanziate, fomentate, aiutate in ogni modo dalle suddette potenze. Poi vengono armate, e scoppiano conflitti in cui le vittime sono sempre i civili. Ma ultimamente qualche cosa è cambiata. Se prime le grandi potenze (diciamo del blocco occidentale ultimamente, dei due blocchi quando ancora c’era il muro) puntavano alla creazione di regimi “amici” (che fossero democratici non è mai stato importante), oggi gli unici attori rimasti in campo, cioè l’occidente, opera per portare il caos dove prima c’era un ordine. Perché, dicono molti analisti con cui concordo, gli Stati Uniti hanno praticamente raggiunto l’autosufficienza energetica, e quindi l’interesse non è più quello di avere un regime amico con cui fare affari, ma quello di creare un caos ingestibile in modo da evitare che altre potenze (come la Cina – soprattutto – ma anche la Russia e l’Europa) possano sfruttare risorse energetiche per far concorrenza all’industria statunitense. E’ evidente l’esempio iracheno: Saddam da amico si è trasformato in nemico. E’ stato abbattuto, ma al suo posto si è lasciata una situazione devastata e tuttora devastante, visto che ogni settimana centinaia di persone muoiono per lo scoppio di auto-bombe o subendo gli scontri tra fazioni opposte, ma equilibrate militarmente. La stessa cosa si è fatta in Libia, e la stessa cosa, credo, si stia provando a fare in Siria e in Afghanistan.
Si è fatto promotore insieme a Landini, Rodotà e Cecilia Strada della petizione per la pace in Siria. Come mai questa scelta di attivarsi per sensibilizzare la gente attraverso una petizione? Qual è stata la motivazione scatenante?
L’orrore per la guerra. Che c’era già, prima del possibile intervento occidentale. Infatti, l’appello era rivolto a noi, agli italiani. Perché si impari a dire no alla guerra. Sempre, e comunque e in ogni caso. Perché la guerra non è mai la soluzione e nemmeno una soluzione: è sempre e solo un disastro che distrugge la vita di vita di milioni di persone, di civili innocenti, di bambini, di anziane, di donne e uomini che non hanno certo scelto di guerreggiare con nessuno. Perché la guerra la conosco. L’ho vista e l’ho vissuta, a differenza dei politici che hanno deciso e continuano a decidere di farla.
Cosa le piacerebbe riuscissimo ad ottenere, noi tutti, da questa petizione per la pace in Siria?
Un risveglio di coscienze, un pò più di consapevolezza. Un pò più di strumenti culturali per difendersi dalla gigantesca macchina della propaganda. E credo che queste cose si siano ottenute negli anni. A differenza di altri, io credo che il movimento per la pace abbia ottenuto dei successi straordinari. In sintesi, ha respinto l’enorme bugia della guerra umanitaria , della guerra come ultima scelta possibile. Per milioni di persone la guerra non è più una scelta possibile o tollerabile. Forse sono ottimista, forse il mio sguardo va oltre l’immediato presente, ma sono convinto che la guerra sarà prima o poi abolita.
Si parla, in questi ultimi giorni, di un imminente attacco internazionale contro il regime di Assad, al quale si imputa l’uso di armi chimiche contro la popolazione. Pensa sia così automatico o è solo una minaccia?
Non è certamente solo una minaccia. Ma non penso che sia automatico. Dipende anche da ciascuno di noi, da ciascuno di coloro che adesso stanno leggendo queste parole, come ha dimostrato la vicenda inglese dove il Parlamento ha respinto clamorosamente una proposta del primo ministro britannico.
In che modo incidono le nazioni estere sugli equilibri interni della guerra civile siriana?
Ovviamente incidono nel dare o non dare fiato e carburante alle parti in causa. Il problema è che, se è vera la tesi che sostenevo a proposito della destabilizzazione, questa la si ottiene aprendo e chiudendo i rubinetti di danaro e armi verso le diverse forze in campo e creando così una sorta di guerra permanente come appunto quelle irachena.
La foto del profilo Facebook di Maso Notarianni
Importante ruolo lo detengono alcuni paesi limitrofi alla Siria come l’Arabia Saudita ed il Qatar che si sono schierati dalla parte occidentale; questi due paesi sono anche due tra i maggiori produttori di petrolio. Pensa ci sia qualche legame?
Certamente sì. Anche loro hanno dei grandi interessi da difendere…
Appare sotto gli occhi di tutti che gli Stati Uniti sia siano attivati, come protagonisti per questa guerra imminente, affinché si tutelino e si salvaguardino maggiormente i civili siriani. Lei cosa ne pensa?
Penso che agli Stati Uniti dei civili siriani non importi proprio nulla. Come non importa di quelli afgani, iracheni, libici. Importassero i civili, non si farebbe la guerra ma si utilizzerebbero le armi della diplomazia, dell’intelligence, e anche della corruzione per risolvere questioni di questo tipo.
Cosa dobbiamo aspettarci dalla Siria e cosa pensa del piano di pace attuato da Kofi Annan, che sta coinvolgendo maggiormente anche la Russia?
Spero che la diplomazia vinca, e che prevalga la pace: il primo – oggi forse l’unico – vero interesse della popolazione siriana, come sostengono anche quelle poche opposizioni al regime di Assad che non hanno scelto la via delle armi, le organizzazioni davvero democratiche di quel Paese.
Con una visione complottista, le chiedo un’ultima cosa. Pensa sia possibile che, dietro l’uso di queste armi chimiche, ci sia qualche paese straniero che ha seri interessi economici in Siria, magari seguiti dai propri servizi segreti?
Non ho dubbio alcuno che sia così.
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