Antonino De Angelis, appassionato di storia, cultura e tradizioni della penisola sorrentina, ha al suo attivo molte pubblicazioni che raccontano la terra in cui vivo, in queste pagine
Gente di terra e di mare
abbiamo già raccontato dei Menù scritti a mano dalla principessa Adele Borghese, ma c’è un libro molto bello pubblicato per le Edizioni La Conchiglia dal titolo Gente di terra e di mare (fra i soprannomi e le tradizioni della penisola sorrentina).
In un itinerario immaginario nella penisola sorrentina attraverso luoghi reali ormai assorbiti dal moderno tessuto urbano, Antonino incontra e descrive persone reali coi loro soprannomi e le tradizioni popolari ivi radicate. Le atmosfere delle vecchie osterie, delle botteghe, dei siti caratteristici, delle fiere e delle manifestazioni popolari sono ricreate, in quattordici capitoli, attraverso la memoria dei testimoni ancora in vita che hanno ricordato curiosità, filastrocche, proverbi. Prezioso patrimonio della tradizione orale. Non è un libro dedicato alla gastronomia, anche se l’autore racconta di piatti di altri tempi, e vi è un capitolo dedicato allo scrittore Massimo Gorky che per tanti anni ha vissuto qui in costiera, il quale indossava spesso abiti da operaio,
-lisi e consunti come sono gli abiti degli operai-. ed in compagnia del suo amico pasticciere Salvatore va in giro nelle bettole, nelle osterie frequentate dai popolani, poichè
Massimo Gorky
-intende conoscerli e stabilire con loro un rapporto il più intenso possibile. Un rapporto così, in quegli ambienti, per lui sarà possibile solo in abito simulato poiché giammai, esibendo il suo aspetto signorile, avrebbe potuto evitare la diffidenza che sempre separa i poveri analfabeti dai ricchi ben vestiti. Forse lo scrittore, che sta lavorando al romanzo La vita di Klim Samghin, intende immergersi in quel mondo che egli ha ben conosciuto nella Russia della sua giovinezza, quando vagava da sguattero lungo il Volga e quando, fornaio o garzone di bottega peregrinava dall’Ucraina alla Crimea, sono quelli i protagonisti dei suoi scritti giovanili: gli emarginati, i vagabondi e i reietti della società; quelli di Bassifondi, l’opera migliore degli esordi. Un mondo che a Sorrento in quegli anni egli sta rivisitando con il suo acume di scrittore. Sente forse il bisogno di attualizzare certe atmosfere. Qui, nella penisola sorrentina, sotto lo sguardo ignaro del suo amico pasticciere, egli rimette a fuoco i contorni di ambienti e prototipi umani tra cui, forse, la stessa figura di Klim, il suo ‘personaggio sorrentino’. (pagine 76-77)
Il Pasticcetto alla crema
Massimo Gorki, il gigante della letteratura è in quegli anni già venerato dai suoi lettori. Anche quello di Gorki, che in realtà si chiama Aleksej Maksim Peskov, è un soprannome equivalente a l’Amaro. Una singolare contraddizione dal momento che lo scrittore è invece golosissimo. Egli ha avuto modo di conoscere, in casa della principessa
Massimo Gorky a Sorrento
Cortchacov, il pasticciere Salvatore Russo di cui si è fatto amico. Forse l’amicizia con Salvatore, oltre che per gli ottimi dolci che egli gli fornisce, si consolida anche perché l’italiano è un Russo come lui, sebbene solo di nome. Ma questa è solo un’ipotesi. Sta di fatto che l’abile dolciere aveva preparato per Elena Cortchacov e per i suoi ospiti un sontuoso e originale gelato. Aveva svuotato il guscio di una grande anguria e l’aveva colmato poi con una bella crema di colore rosso lampone in cui aveva ibernato gocce di cioccolata fondente a somiglianza di semi neri. L’effetto del ‘mellone d’acqua’ è perfetto ed il sapore in sintonia con l’aspetto, tanto da deliziare il palato del romanziere. Da quel giorno è simpatia a prima vista e da quel giorno una solida amicizia lo porterà a frequentare il laboratorio situato a pochi passi dalla Crocevia. Spesso si intrattiene nel laboratorio aspettando l’uscita dal forno dei deliziosi pasticcetti alla crema che, ancora caldi e profumati, divora con gusto. (pagine 73-74)
Il pasticetto è un dolce molto elaborato. Eccone la ricetta.
Una pettola di pasta frolla si posa nella formetta di lamiera (barchiglia); sul fondo si sistema una cucchiaiata di pasta di mandorla (pasta reale preparata dallo stesso pasticciere) poi si aggiunge sopra un piccolo strato di marmellata abbastanza solida (cotognata), quindi si ricopre con uno strato di biscotti triturati su cui si piazzerà la crema pasticciera. Il tutto si ricopre con un altro sfoglio di pasta frolla e si mette in forno. Appena ritirato dal forno si cosparge con abbondante zucchero a velo. (pag 74)
La ricetta del pasticcetto sorrentino