‘ROMA - Massimo Ranieri, da “scugnizzo” a Riccardo III.
“Nella vita bisogna avere coraggio… ho sempre sognato d’interpretare questo personaggio, ed ora è giunto il momento di farlo!”.
A parlare è Massimo Ranieri che da mercoledì 17 luglio al Festival Shakespeariano di Verona Massimo Ranieri interpreta il Riccardo III Shakespeariano. Lo spettacolo, che lo vede nella duplice veste di protagonista e regista (con al suo fianco una compagnia di ben diciotto attori), ha debuttato in prima nazionale il 17 luglio al Teatro Romano di Verona con le musiche composte da Ennio Morricone.
Intervistato da Paolo Scotti per il Giornale, Massimo Ranieri si racconta a cuore aperto. Racconta delle sue emozioni, di ciò che ha provato nel “trasformarsi” in Riccardo III.
Di seguito, l’intervista completa apparsa su il Giornale
D: Come le è venuto in mente?
«Tutta colpa d’una spettatrice ultraottantenne, che dopo una replica de L’anima buona di Sezuan , regia di Strehler, mi disse: “Lo sa? Lei sarebbe un Riccardo perfetto”. Beh: l’idea mi si è ficcata in testa. E per trent’anni non me la sono tolta di mente».D: E ora che si appresta a proporla in una lunga tournée estiva confessi. È stata più incoscienza o temerarietà?
«Incoscienza pura. Quando ne parlavo ai produttori mi guardavano colla cortese diffidenza di chi pensa “questo qui è matto”. Alcuni chiedevano preoccupati: Ma sei sicuro?. Si. E non lo ero affatto. Altri consigliavano, pazienti: “non hai l’età, ti manca il fisico. E poi tu seil’ex scugnizzo! Che ti metti a fare,Laurence Olivier?”.Per andare sul sicuro avevo anche pensato di affidare la regia a qualcuno dei miei maestri: Maurizio Scaparro, Giancarlo Sepe. Poi mi sono detto: Se devo fallire, meglio che fallisca da solo».D: Qualcuno ora s’aspetterà il divo di Sanremo con la corona, la gobba e l’occhio bistrato di nero.
«No, per carità! Il mio Riccardo non ha niente a che fare col lugubre tipaccio della tradizione. Certo: è deforme (il recente ritrovamento del suo scheletro ha confermato che aveva la colonna vertebrale deviata, e una spalla più bassa dell’altra); ma senza eccessi da grand guignol. Un leggero ingobbimento, e basta. E poi niente tuniche, né mantelloni, né spadoni. Tutto è calato nel plumbeo clima d’un noir anni 40. Io indosso lo smoking; le cortigiane eleganti abiti lunghi stile Capucci. E ci muoviamo dentro un girevole di ferro che è contemporaneamente reggia, mausoleo e tomba».D: Ma perché? Chi è Riccardo III per lei?
«Il malvagio per eccellenza, certo. Un affascinante uomo di potere. Ergo: Riccardo è un grande attore. Non sono grandi attori tutti gli uomini di potere? E specialmente i più malvagi? Non recitano tutti un ruolo, scatenando attorno a sé il fanatismo e l’idolatria delle folle? Dunque: con Riccardo io non interpreto un re. Ma un attore».D: E al momento dell’«Un cavallo! Il mio regno per un cavallo! »?
«È il grido di una paura che soffoca. Lo dico nel modo più semplice, senza pose retoriche, senza gigionismi tromboni. Come tutti gli altri versi, del resto: recito Shakespeare come mi detta l’anima.Non l’accademia ».D: Lo spettacolo ha una marcia in più: si avvale anche delle musiche di Ennio Morricone.
«Un giorno il maestro mi telefona e mi fa: “ Ho saputo che prepari il Riccardo III. Potrei avere l’onore di scriverne le musiche?”. L’onore è solo mio,è stata l’ovvia risposta.E ha composto per me una Sinfonia, perché la usassi senza esclusione di continuità. Lasciandomi cioè libero di estrapolarne ciò che preferivo».D: E ora? Massimo Ranieri avrà il coraggio di tornare agli one man show e a «Perdere l’amore?»
«Ci mancherebbe! A ottobre riprendo il mio spettacolo su di Viviani. Quindi farò con Mauro Pagani un nuovo cd di classici napoletani. Se non passassi da Shakespeare a O’ sole mio , che Massimo Ranieri sarei?».