Interessante notare come il mondo della
letteratura viva su due piani e, oserei dire, in due realtà
parallele ma diametralmente opposte. Un po' come nel telefilm Fringe,
giusto per avere un paragone a cui aggrapparsi.
Da una parte c'è il “mondo dorato”
che vive di un passato “eroico” che ormai non esiste più, di
salotti bene e di cultura “alta”. Ma anche di molte bugie. Viene
continuamente detto, per esempio, che il ruolo dei librai è
fondamentale, che le librerie fanno cultura e poi, nei fatti, si
tagliano i posti di lavoro, si ricorre alla cassa integrazione, si
tolgono i libri dalle librerie per far spazio a prodotti che
marginano di più come cartoleria e giochi. Le scrittrici e gli
scrittori che vengono continuamente “evocati” sono quelli di
maggior successo, coloro che, pur facendo parte della “cultura”
del bel paese, raramente si mettono in gioco criticando il sistema.
Buona parte degli scrittori e delle scrittrici di successo sono
ectoplasmi che si materializzano solo per parlare dei loro libri, per
ritirare premi, partecipare a salotti televisivi. Sono pochissime/mi
quelle/i che intervengono, in modo incisivo, sul discorso “decadenza”
che da tempo ha investito il mondo culturale italiano (e non solo).
Perché mettersi in gioco è pericoloso e va bene fare quelli contro
ma se poi ti escludono dallo Strega o da qualche altro premio
letterario come si fa?
A nessuno, per esempio, sembra
interessare delle scrittrici e degli scrittori minori, quelli che non
stravendono, che aspettano, inutilmente e per anni, i diritti
d'autore, che fanno “altro” perché, di letteratura e cultura, in
questo paese, è davvero difficile campare.
Di loro, ovviamente, non importa nulla
a nessuno perché il modello da presentare è sempre e comunque
quello positivo della scrittrice o dello scrittore che è riuscito ad
emergere. Si ignora totalmente la deriva del mondo del libro. Certo
tutti ammettono che c'è la crisi ma sui “modi” in cui si intende
affrontare questa crisi nessuno dice niente. Così la vita dei libri
si azzera passando dai vecchi 6/8 mesi di presenza in libreria a una
toccata e fuga non superiore ai due mesi sugli scaffali. Nemmeno il
tempo di impolverarsi. Si prediligono i generi da piletta, quelli
“facili” che piacciono tanto alle masse ( a sentire loro) e poi
c'è il futuro, non dimentichiamoci del futuro, gli e book che vorrei
davvero sapere quale fetta di mercato occupano in un paese in cui si
legge così poco. Questo per dire che l'unico messaggio che passa è
quello del “sì diventa famosi, ragazzi!”
Va bene essere positivi ma in un
mercato che sta morendo forse sarebbe il caso di pensare a come
salvare il salvabile invece di continuare a mentire alla gente.
E visto che siamo a corto di idee e che
la strada più breve è quella che fa comodo a tutti... perché non
presentare un Talent Show per la letteratura? Geniale, davvero, non
ci avrei mai pensato!Portare la letteratura in TV? Non se ne parla,
mica siamo a per un pugno di libri! Qui si porta l'ambizione, come al
solito, si mente ancora una volta dicendo agli aspiranti qualcosa che
c'è un mondo dorato che li aspetta! Altro che tempi immensi d'attesa
per risposte che non arriveranno mai dalle case editrici. La
soluzione è andare in TV! Basta un progetto, un curriculum, una
breve biografia e due fotografie perché il talento va bene ma se sei
telegenico è meglio. E chi saranno i giudici? Qualche giovane autore
di successo? Qualche vecchio autore di successo? Qualche autore di
mezza età di successo? Chi saranno la Raffaella Carrà e il Piero
Pelù della letteratura? E noi saremo tutti lì ad aspettare il Push
the button? Eppure dovremmo ricordarceli i protagonisti dei talent. O
forse no. Quanti di loro hanno vissuto di breve apparizioni per poi
sparire nel nulla? E la letteratura non dovrebbe essere, appunto,
cultura?
Masterpiece andrà in onda a Novembre
ma fa già discutere. Vedremo cosa ne uscirà io temo che sarà
l'ennesima grande illusione, il problema è che non abbiamo bisogno
di scrittori, di quelli ce ne sono in abbondanza! La verità è che
abbiamo bisogno di lettrici e di lettori. E poi, diciamola tutta,
sappiamo come funziona la televisione, i tempi morti non sono
previsti e la letteratura è FATTA di tempi morti. E allora, alla
fine, chi sarà il vincitore? Quello con il talento o quello che si
muove meglio sul palco? E quanti cominceranno a scrivere, senza
magari aver mai letto nulla, solo per andare in TV?
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