di Nicola Pucci
Djokovic e Nadal – da scommesse.unibet.com
Nadal per coronare la stagione del gran ritorno; Djokovic per proclamarsi il più forte; Ferrer per dimostrare di non essere un intruso tra i grandi; Federer per smentire chi lo vorrebbe pensionato di lusso; Del Potro per accomodarsi in pianta stabile al tavolo dei fab-four; Berdych per strapparsi di dosso l’etichetta di incompiuto; Wawrinka per consolidare il nuovo status di campione; Gasquet per completare il processo di maturazione giunto quasi a conclusione.
Otto fuoriclasse per otto motivi alle ATP World Tour Finals, ovvero Masters 2013 di Londra, ma non tutti, alla fine dei salmi, hanno recitato da protagonisti. Djokovic il serbo indubbiamente sì, tanto per cominciare. Giunge all’ultimo atto – anzi penultimo perchè tra quattro giorni l’amor patrio lo convocherà all’appuntamento nazionale con la finale di Coppa Davis – con le stimmate del favorito sull’onda lunga di un autunno da imbattibile e pare confermarsi tale per le prime partite. Battaglia e vince al set decisivo le tre sfide di primo turno con Federer, Del Potro e Gasquet ma appena la questione si fa importante, tac, ecco il giocatore che non lascia scampo all’avversario: 6-3 6-3 allo svizzero di riserva e finale-bis dopo quella di dodici mesi orsono.
L’altro primattore, Nadal il maiorchino, ha qualche sbucciatura recente da ammortizzare, Beijing con Nole, Shanghai con Delpo, Bercy con Ferrer. Stanco? Macchè, fa tre su tre con Ferrer, Wawrinka e Berdych nella fase a gironi, acquisisce la certezza matematica di chiudere l’anno al numero 1 del ranking e in semifinale, al cospetto dell’avversario di sempre, il Magnifico, di dritto e rovescio fiacca la resistenza di Roger e afferra il pass per la finale.
Demolita la task-force rossocrociata in semifinale, Nadal e Djokovic si trovano dunque l’uno contro l’altro per l’ennesimo duello all’arma bianca. L’avvio del serbo è bruciante, poco più di un quarto d’ora ed è 3-0 con palla del 4-0. Rafa soffre come un disperato ma si aggrappa all’orgoglio, salva il game e in un amen inverte l’inclinazione del match. Contro-break per il 2-3, aggancio sul 3-3 e la O2 Arena si infiamma. Si viaggia a strappi, forse perchè la posta in palio è alta, più probabilmente perchè sono di fronte due campionissimi e l’alternarsi di prodezze è naturale. Djokovic sprinta ancora, strappa il servizio all’iberico, risale da 15-30 e in poco meno di quarantacinque minuti incamera infine il primo set, 6-3.
E chi lo ferma più, il guerriero di Belgrado? Nadal serve bene ma l’altro risponde anche meglio, breakka per il 2-1 e il ruggito con cui si siede al cambio di campo suona tanto di marcia trionfale. Già, Djokovic palesa evidenti progressi al servizio, gioca profondo, non concede opportunità alcuna nei propri turni di battuta e in 1ora36minuti, al terzo match-point, si conferma Maestro del tennis.
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