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Matlisko, una casa editrice digitale

Da Postpopuli @PostPopuli

 

a cura della Redazione

Matisklo, una casa editrice digitale dal nome misterioso ma ricco di risonanze letterarie. La nostra intervista a uno dei due fondatori, Francesco Vico (a destra nella foto, insieme al socio Cesare Oddera).

casa editrice digitale 255x170 MATISKLO, UNA CASA EDITRICE DIGITALE

1. Una casa editrice digitale, per affrontare le sfide della crisi, non solo economica, ma anche della lettura. Ci potete parlare del vostro percorso e delle ragioni di questa decisione? La scelta di iniziare un’attività, in particolare un’attività “strana” quale può essere quella di editori digitali, è figlia proprio di questo periodo di crisi, e in particolare di quella del settore editoriale: più volte ci siamo trovati, Cesare Oddera e io, a riflettere sui motivi che hanno portato il mondo editoriale italiano al punto in cui si trova attualmente, fino a che non ci siamo decisi a fare qualcosa per dimostrare che un cambiamento è possibile, che è possibile fare impresa e soprattutto fare impresa culturale in Italia, nonostante la situazione. A patto di voler fare veramente qualcosa di “nuovo”, non solamente applicare vecchi concetti a un prodotto relativamente nuovo quale è l’e-book. Ed abbiamo scoperto di essere in ottima compagnia, essendo molte le piccole case editrici che utilizzano il digitale con la volontà di fare buoni libri prima che buoni fatturati. —

2. Un nome, Matisklo, che si richiama alla tragica storia dei campi di sterminio e in particolare a Primo Levi. Quale la scintilla d’ispirazione dietro questa scelta? “Matisklo” è la parola pronunciata nella notte da Hurbinek, bambino sopravvissuto ad Auschwitz e ospite assieme a Primo Levi dell’ospedale allestito all’indomani della liberazione del campo. Hurbinek, che non sapeva parlare, cercava comunque di comunicare con gli altri ex-prigionieri, utilizzando questo termine di cui loro “parlanti di tutte le lingue d’europa” ignoravano il significato. Per noi, Hurbinek è emblematico della necessità per l’essere umano di comunicare attraverso il linguaggio, attraverso le parole, e “Matisklo”, questa “parola segreta”; è simbolo di questa necessità. —

3. Parlateci del vostro catalogo e della vostra linea editoriale. Attualmente il nostro catalogo è suddiviso in due collane: “Comete”, la principale, raccoglie la poesia, “Vertigini” la narrativa. In entrambi i casi pubblichiamo opere di autori contemporanei, che abbiano un valore artistico e letterario, oltre che di semplice intrattenimento, pur magari piazzandosi al di fuori del “mainstream”. Mi è capitato, scherzando con il mio socio, di dirgli che “noi siamo troppo fighi per fare fiction, noi facciamo letteratura”. Il valore di intrattenimento di un opera non esclude però necessariamente quello artistico, e viceversa, ed è proprio qui in mezzo che si colloca la nostra linea editoriale. Opere valide artisticamente, quindi, ma non “barbose”: crediamo che la letteratura, se buona, contenga sempre al suo interno una grande capacità di intrattenere e – perché no – di svagare. —

4. Che importanza ha oggi la rete, secondo voi, in ambito letterario, anche con riferimento al fenomeno ormai dilagante dei blog? La rete ha un’importanza fondamentale, non solo nel nostro campo di attività (dove è preponderante) ma in buona parte degli aspetti della vita quotidiana. Non si tratta di una nostra crociata pro o contro una tecnologia. È la semplice constatazione di un fatto: fino a qualche tempo fa si sfogliavano le enciclopedie, oggi c’è Wikipedia; tutti abbiamo in passato consultato l’elenco dei programmi TV sul televideo, oggi ci sono siti che svolgono la stessa funzione. Per non parlare dell’enorme cambiamento dei rapporti interpersonali dovuto alla diffusione dei social network, nel bene e nel male. Anche dal punto di vista letterario, la rete offre tutta una serie di possibilità a chi si interessa di letteratura, dalla diffusione delle proprie opere a quella delle idee: non si tratta di un “bene” o di un “male” a priori, appunto, ma di una tecnologia. Che può essere usata bene o usata male, ma di per sé è assolutamente neutra. Certo è necessario, per usarla bene, imparare a usarla: e in Italia ciò sta accadendo proprio in questo periodo. Siamo quindi ben felici di poter fare la nostra parte nella “digitalizzazione” della letteratura. —

5. Esiste un modo, a vostro avviso, per rilanciare la lettura e la voglia di scrittura di qualità, in Italia? L’unico modo per rilanciare la voglia di leggere, e di leggere scritture di qualità, a nostro avviso è pubblicare libri di qualità. Non ci sono facili scappatoie. L’amore per la lettura è una cosa che viene dai libri, non dalle politiche fiscali o economiche: per far crescere il numero dei lettori l’unica strada possibile è quindi quella di proporre loro libri di cui possano innamorarsi. —

6. Prossime opere in arrivo? Per la fine di febbraio pubblicheremo l’antologia gratuita del nostro concorso di poesia “R.I.P. Read In Peace”: si tratta di quarantanove autori che hanno scritto il loro stesso epitaffio funebre in versi – un’idea particolare, nata dalla collaborazione con il gruppo letterario “Bibbia d’Asfalto”, che fa un po’ il verso all’”Antologia di Spoon River” e ci ricorda, parlando di un evento quale la morte, che in fondo siamo vivi e vale la pena di esserlo. Per quanto riguarda la poesia, usciremo con la raccolta Annuario degli attori e grandi amori di Fabrizio Caleffi, mentre nella nostra collana di narrativa pubblicheremo La Televita – vissuta e guardata in diretta e in differita di Marco Ratto, un’autobiografia che intreccia il racconto di vita a quello della storia della televisione in Italia. Siamo anche prossimi a inaugurare nuove collane, tra le quali una di saggistica letteraria (“Territori”) attraverso la quale ci proponiamo di “fare il punto” della situazione artistico-poetica italiana contemporanea.

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