Non vedo perché ci si debba opporre alle nozze tra omosessuali se non per motivi omofobi, per retaggi storici, bigottismo, cecità. A meno che non si ragioni come si fa in certi ambienti di destra e si consideri l’omosessuale come un malato o come un deviato psichico, l’unione tra due persone legate da sentimenti reciproci regolamentata da un negozio giuridico quale il matrimonio è auspicabile non solo al fine di regolamentare il rapporto di coppia ma anche e soprattutto per stabilire per entrambe le parti diritti e garanzie eque e omologhe a quelle delle coppie eterosessuali, di modo che non vi siano più discriminazioni tra cittadini nel rispetto dei dettami costituzionali.
Non sono dello stesso parere per quanto riguarda le unioni di fatto. Una volta stabilito il diritto al matrimonio per tutti, etero e omosessuali, non si capisce il motivo per cui si debba creare una sorta di negozio di secondo livello diverso dal matrimonio stesso. Le coppie possono decidere se ufficializzare la propria unione al fine di avere le dovute garanzie del negozio giuridico tramite il matrimonio oppure rinunciarvi convivendo senza vincoli. Sarebbe una libera scelta. Il contrario, invece, cioè il riconoscimento di diritti alle coppie non sposate, creerebbe un doppione giuridico o una discriminante tra chi accetta un negozio come il matrimonio con tutti i vincoli e gli obblighi connessi e chi, invece, preferisce liberarsi di ogni impegno. Questi ultimi, mi pare logico, non possono avere gli stessi diritti e le stesse garanzie di chi l’impegno lo ha sottoscritto.
Luca Craia