Matrioska freudiana in salsa Bond

Creato il 11 ottobre 2010 da Ilgrandemarziano
Questo post è per coloro che hanno (già) visto Inception, oppure non l'hanno visto, ma non intendono andarlo a vedere, oppure intendono andarlo a vedere, ma se ne fregano se inciampano qua e là in qualche particolare del film. Insomma, a qualsiasi categoria di lettori apparteniate, sapete di cosa parla questo post e siete avvisati. Ma sappiate di poter leggere senza temere granché, a patto di saltare il paragrafo tre.
1.
Cominciate col leggervi per favore questa breve poesia.
Questo mio bacio accogli sulla fronte!
E, da te ora separandomi,
lascia che io ti dica
che non sbagli se pensi
che furono un sogno i miei giorni;
e, tuttavia, se la speranza volò via
in una notte o in un giorno,
in una visione o in nient'altro,
è forse per questo meno svanita?
Tutto quello che vediamo, quel che sembriamo
non è che un sogno dentro un sogno.
Sto nel fragore
di un lido tormentato dalla risacca,
stringo in una mano
granelli di sabbia dorata.
Soltanto pochi! E pur come scivolano via,
per le mie dita, e ricadono sul mare!
Ed io piango - io piango!
O Dio! Non potrò trattenerli con una stretta più salda?
O Dio! Mai potrò salvarne
almeno uno, dall'onda spietata?
Tutto quel che vediamo, quel che sembriamo
non è che un sogno dentro un sogno?
2.
La composizione è A dream within a dream di Edgar Allan Poe (1849), e dimostra come in Inception, Christopher Nolan non abbia tirato fuori qualcosa di davvero nuovo. La fascinazione ipnotica del sogno dentro al sogno è roba che arriva da lontano, insomma, ma senza dubbio Nolan gli ha conferito una veste cinematografica tale, sia dal punto di vista del soggetto, che della sceneggiatura, che della regia, da riuscire a coniugare in un'unica pellicola il thriller, la fantascienza, l'avventura, la storia d'amore, la filosofia e il film d'azione, in maniera coerente (al 90%), piacevole e accattivante. E di questi tempi, va detto, non è poco. Però... ci sono almeno due grossi però, che mi sono emersi non solo dalla visione del film, ma anche dalla lettura di recensioni, commenti e dibattiti in giro, e che voglio tentare di argomentare qui.
3.
Il primo però è: come si interpreta il finale del film?
Se vi aggirate per la rete, troverete i forum intasati dai thread sul film e suprattutto sul significato del finale, tra la ricerca spasmodica del riconoscimento di indizi sottili che il regista avrebbe sparso per la pellicola al fine di agevolarne - si fa per dire - la comprensione, e la formulazione di interpretazioni complicatissime che in confronto la Fenomenologia dello spirito di Hegel è Novella 2000. Ho addirittura letto di gente "disperata", perché non ha capito (inizio spoiler) se alla fine Cobb i suoi figli li rivede nella realtà o nel sogno, e se la trottola finale, la cui scena è appositamente tagliata anzitempo da Nolan, si fermerà oppure no, dipanando così il dubbio se quella sia la realtà, oppure il sogno.
Questo è piuttosto sintomatico di come si pongono le persone, ma per lo più i giovani, nei confronti dell'incertezza e del ragionamento. Da un lato, l'incertezza, l'ambiguità, il dubbio, benché facciano parte integrante dell'esistenza di ogni individuo, sono cose insopportabili, difficili da digerire. E se si pensa che tali concetti sono fortemente legati all'idea di futuro, questo ci fa capire quanto i giovani abbiano difficoltà a relazionarsi con esso. Ma questa è altra faccenda. Dall'altro, basta un po' di osservazione e di ragionamento per capire che non c'è proprio un accidente da capire. Non c'è bisogno di scomodare alcuna teoria metafisica più o meno strampalata. Il finale è chiaro e lineare.

Ed è che a Cobb non frega niente della trottola. A lui interessa che - finalmente! - i suoi figli si voltino, lo vedano e lo abbraccino. Difatti lo spettatore lo vede girarsi verso di loro, mentre la trottola ancora ruota su se stessa, e come non guarda lui, se la trottola si ferma o no, non la guarda neanche lo spettatore. Punto. Fine. Perché in fondo tra realtà e sogno non c'è alcuna differenza, se quella del sogno è una realtà talmente perfetta e condivisibile, da risultare sensorialmente indistinguibile dall'altra, come viene presentata nel film. In fondo nel film Cobb ha vissuto cinquant'anni nel sogno con la moglie e quindi lui stesso afferma che comunque quel tempo lo ha vissuto ed è quindi come se quel tempo lo avesse trascorso sul serio con lei, no? Come se fosse stato ugualmente concessa loro una "vita insieme". Quindi sul finale non c'è niente da discutere. O voi la pensate diversamente? (fine spoiler)
4.
Il secondo però è: Inception è davvero l'opera migliore di Nolan, il capolavoro che aspettavamo, il film del decennio, il nuovo Matrix, quella che lo consacra come il nuovo Kubrick, come ho letto da più parti, quasi unanimemente?
La mia personale risposta è NO. Inception è un buon film, sotto certi aspetti è un ottimo film di azione, merce rarissima di questi tempi, ma non persegue una "rottura" con quanto si vede al cinema di questi tempi. Tutt'altro. Ed è proprio l'eccessività dell'azione a penalizzare la pellicola su questo fronte, da cui il titolo del post. E questo, a mio avviso era un po' lo stesso difetto de Il cavaliere oscuro, insieme alla lunghezza esagerata. Senza contare l'inflazione di personaggi monodimensionali e del tutto inutili ai fini dell'intreccio e dell'emozione.
Per questo sono stato colto dalla sensazione - anche se non è ancora una convinzione, ma di questo avrò eventualmente conferma al suo prossimo film - che Nolan si stia via via sempre più blockbusterizzando e per questo si veda costretto (?) ad abdicare, almeno in parte, alla sua autorialità, per soddisfare le esigenze di sbanco dei botteghini dettate dalle grandi case di produzione hollywoodiane. Del resto chi conosce la filmografia di Nolan, si sarà accorto che pellicole come Memento e The Prestige sono cinematograficamente superiori di almeno una spanna a Inception, che nei loro confronti può vantare giusto il primato della spettacolarità.
5.
Così, leggere in giro tutta questa esagerata esaltazione per questo film, mi ha fatto chiedere una cosa: gli ultimi dieci (venti?) anni di cinema e televisione sono forse riusciti ad abbassare drasticamente e inconsapevolmente le aspettative cinematografiche (e le soglie critiche) degli spettatori?

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