Il tema ha fatto prepotentemente irruzione fra i corridoi di Montecitorio: la sicilianità, alla vigilia del voto decisivo su Mattarella, è diventata questione dirimente. Anzi, di più: una calamita che attira i deputati di tutta l'Isola, anche fuori dalla maggioranza, anche contro le indicazioni dei propri leader.
La sicilianità, alla fine, ha pure un valore numerico: ventisette. Sono i consensi che, nei partiti che fino a ieri hanno detto no alla candidatura del giudice palermitano della Consulta, potrebbero comunque convergere sul nome di Mattarella. Un soccorso siculo, se ce ne fosse bisogno. Una dote che potrebbe consentire di superare agevolmente, stamattina, la quota 505 necessaria per l'elezione alla quarta votazione.
Ventisette, infatti, sono i grandi elettori di Ncd, Forza Italia, Gruppo per le autonomie, ex M5S. Non tutti ufficialmente schierati a favore dell'ex viceministro, tutti "fortemente tentati". Che in questo frangente vuol dire molto.
Un segnale, preciso, è arrivato nel corso del secondo turno di voto, ieri mattina: due esponenti dell'Ncd siciliano, il palermitano Marcello Gualdani e il catanese (di Giarre) Giuseppe Pagano hanno ottenuto complessivamente 17 consensi. Addirittura dieci il primo, sette il secondo: due peones che hanno conquistato più suffragi di Prodi, per intenderci. Ma è stata un'indicazione precisa, stando ai ricorrenti boatos del Transatlantico: quelli sono in gran parte i voti dei siciliani di Area popolare (il gruppo nato dal matrimonio fra Ncd e Udc) che oggi sosterranno Sergio Mattarella.
Nell'Ncd, il sottosegretario Giuseppe Castiglione era uscito pubblicamente allo scoperto giovedì: "Non vedo i motivi per non votare Mattarella". E Dore Misuraca già da giovedì lavora, racconta, "per correggere il metodo per l'indicazione del presidente della Repubblica, anche perché conosciamo la limpida storia personale e politica di Sergio Mattarella: nutriamo l'orgoglio - prosegue il dirigente del Nuovo centrodestra - di vedere un figlio della nostra terra eletto alla più alta carica istituzionale". Il duro confronto interno con il presidente Angelino Alfano, che critica non il nome del candidato ma il metodo che ha spinto Renzi a designarlo, è proseguito fino a ieri sera, quando l'intero gruppo dei grandi elettori è tornato a riunirsi avvicinandosi sempre di più al fatidico sì.
Nella stessa area politica da verificare anche la posizione degli Udc Gianpiero D'Alia e Giovanni Ardizzone che con il Pd, in Sicilia, sostengono l'esperienza Crocetta. E ieri il presidente della Regione ha lanciato un appello pubblico ai parlamentari eletti nell'Isola: "Sono convinto che la maggior parte dei grandi elettori, nel segreto dell'urna, sarà fedele alla Sicilia che nei secoli ha subito umiliazioni, soprusi e violenze e che oggi ha davanti a sé una grande occasione di riscatto". La moral suasion, d'altra parte, arriva direttamente dal capo temporaneo dello Stato, Pietro Grasso: "Mattarella? Mi dispiace non poterlo votare, lo farei di corsa".
La sicilianità, appunto. Per qualcuno, come l'ex presidente del Senato Renato Schifani, "non è elemento sufficiente a orientare una decisione politica ". Anche chi, come Schifani e Alfano, resiste, in ossequio alla linea decisa con Berlusconi nei giorni scorsi, lo fa con tormento. Senza escludere, in un turbinio di contatti, un cambio di posizione in extremis. Le ragioni tattiche, nella giornata dell'attesa, sembrano destinate a essere travolte. Perché dentro Ncd e in una parte di Forza Italia l'attrazione verso Mattarella è fortissima. L'ex ministro Saverio Romano, esponente con Fitto dell'opposizione interna a Berlusconi, ha detto no molto presto a qualsiasi ipotesi di Aventino: "Noi andiamo in aula e votiamo, altre soluzioni non possono esistere", afferma Romano a ora di pranzo, uscendo dalla buvette. "Cosa votiamo? - prosegue - Scheda bianca, almeno fino a stasera...", e giù una risata.
Il gruppo dei senatori di Gal, quello delle autonomie, non sta nel centrosinistra ma è orientato a scegliere Mattarella. Sotto la spinta di un motore siciliano: il presidente Mario Ferrara, i colleghi Scavone, Ruvolo, Giovanni Mauro, Compagnone. Da giorni, d'altronde, gli "autonomisti" sono in contatto con navigati e autorevoli ambasciatori del Pd, come l'ex ministro Salvatore Cardinale. Altri due voti, per Mattarella, potrebbero giungere dagli ex grillini Francesco Campanella e Fabrizio Bocchino. "Non lo so, dobbiamo decidere. Quella di Mattarella è una candidatura low profile. Non ci esalta al massimo, ma se neppure Grillo e Travaglio sono riusciti a trovare al giudice costituzionale pecche consistenti, significa che obiettivamente siamo davanti a una persona senza macchie".
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