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Mattarelliana / 1

Creato il 01 febbraio 2015 da Malvino
Qui parlo del Sergio Mattarella di cui posso avere un giudizio argomentato sulla base dei suoi interventi pubblici (congressi, convegni, comizi, interventi parlamentari, ecc.) recuperati dall’archivio storico di Radio Radicale e relativi a un arco temporale di circa vent’anni (dal maggio del 1986 al settembre del 2005), per un totale di 18h49'36" (5 sessioni di ascolto di circa 4h ciascuna, da venerdì 27 gennaio a domenica 1 febbraio), dal quale ho escluso solo gli interventi da lui tenuti nelle sedute delle Commissioni parlamentari di cui è stato membro, ad eccezione di quelle della Commissione sulle riforme istituzionali, che mi è sembrato potessero tornare di grande utilità, come in effetti è stato. Quello di cui parlo, dunque, non è il Sergio Mattarella che negli ultimi dieci anni è stato notoriamente avaro di dichiarazioni pubbliche, tanto meno è il Sergio Mattarella che sarà, visto che l’esperienza insegna che il Quirinale trasforma anche drasticamente l’inquilino che vi si insedia, a volte da subito, più spesso nel giro di due o tre anni. Do per scontato, insomma, che Sergio Mattarella sia ancora, e possa continuare ad essere per qualche tempo, quello che era da esponente di spicco di una Dc morente e di un Ppi nascente, tra i fondatori dell’Ulivo e i padri di un Pd da venire. Mi sento autorizzato a questa congettura per la straordinaria omogeneità dei contenuti espressi nei vent’anni che ho preso in oggetto, vent’anni che hanno costretto più di un politico a rivedere anche profondamente le proprie convinzioni, anche se dimostrando grossa difficoltà nell’ammetterlo: l’azzardo, perché sono disposto a concedere che di azzardo si tratti, è di ritenere che Sergio Mattarella non sia cambiato o, se è cambiato, non lo sia poi di molto, mantenendo immutato fino ad oggi l’impianto del credo politico professato in quegli anni. Bene, se materiali e metodo non sono scorretti, comincerei col dire che l’elezione di Sergio Mattarella sarà pure questo grande capolavoro di Matteo Renzi, come si va dicendo, ma ora al Quirinale siede uno che, se dovesse essere coerente con quel che è stato, non gli tornerebbe affatto comodo, tutt’altro. Non risultano dichiarazioni di Sergio Mattarella a commento dei passaggi che hanno portato Matteo Renzi alla segreteria del Pd e alla Presidenza del Consiglio, tanto meno a commento delle iniziative del governo in merito a riforme istituzionali e legge elettorale, come d’altronde era da attendersi da un membro della Corte Costituzionale, che ogni giudizio su tali punti è abituato a esprimerlo solo ai suoi pari e quando l’organo di cui è membro viene chiamato a discuterne: probabilmente è stato questo, solo questo, a renderlo spendibile per una partita che Matteo Renzi giocava innanzitutto contro l’opposizione interna al suo partito, per non essere costretto a cambiare la maggioranza che lo sostiene in Parlamento trasformando il patto del Nazareno in una trappola per lui mortale. Se Sergio Mattarella non è cambiato da quel che è sempre stato fino a quando, nel 2008, si è ammutolito, non è difficile immaginare cosa possa pensare di Matteo Renzi. A costo di risultare un tantinello ellittico, direi che, rispetto a Rosy Bindi, Sergio Mattarella ha in più solo dieci anni e un pisello: l’universo etico-estetico è identico.  [segue]

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