Enrico Letta si è dimesso e le consultazioni si sono concluse e io mi faccio una passeggiata in cerca di idee per questo blog. Accanto a me passeggia una coppietta di fidanzatini. Questo il loro dialogo. “Ma a te va di fare questa cosa?”. “A te va?”. “Mi va solo se va a te”. “Ma io ti ho chiesto se A TE va”. “Ma io ti dico che per me qualsiasi cosa va bene, basta che A TE va”. “Allora a te non va VERAMENTE, lo fai solo per compiacermi”. “Ma non è questo, solo che io sono più contento di fare qualcosa se so che tu sei contenta di farlo”. “Non dire cazzate! È che non ti vuoi prendere LA RESPONSABILITA'! Tu non vuoi MAI prenderti la responsabilità!”. Cambio strada, accelero il passo, in testa un'idea fissa: Matteo Renzi. E un'immagine: il faccione di Matteo Renzi, preferibilmente in versione gommosa come se non fosse una persona in carne e ossa ma solo una maschera di un gioco di ruolo, un pezzo di un gigantesco risiko storico-politico-sociale che negli ultimi tempi sembra diventato fin troppo cartoonesco e irreale. Penso che in effetti sono tempi durissimi per chiunque voglia occuparsi di cose pubbliche, di comunità, di dinamiche collettive in cui la gli elementi in ballo non sono solo il semplice individuo. Perchè il mondo è così stravolgentemente enorme e complicato - così immane, incommensurabile, spaventoso – che veramente per prendersi una responsabilità pubblica ci vuole fegato o pazzia o incoscienza. Tipo all'inizio di Habemus Papam di Nanni Moretti quando stanno pronunciando il nome del nuovo papa e tutti i papabili pregano Dio perchè non sia fatto il loro nome. Perchè sono tempi troppo duri per prendersi una responsabilità così grossa, per scegliere, decidere, rischiare - non sia mai! - rischiare di sbagliare. Tempi in cui è più comodo restare a guardare, mani e coscienza pulita, in cui è prassi Non Fare, anzi addirittura - anche se nessuno lo ammetterà mai - Non-Voler-Fare e poi criticare immancabilmente Chi Fa Qualcosa, perchè Poteva Farla Meglio. (Intanto le critiche si fanno sempre più violente e rancorose, forse anche grazie ai social network). Tempi in cui quasi nessuno vuole davvero metterci la faccia e impegnarsi, perchè ci sono troppi prezzi da pagare. Tipo Il Grande Capo di Lars Von Trier, dove un attore viene assunto per vestire i panni del Grande Capo di un' azienda in cui al vero Capo viene più comodo far finta di avere un “superiore” da cui prende ordini piuttosto che mostrarsi nel suo vero ruolo (nel suo vero volto). Ordini a cui ovviamente - il vero Capo - fa mostra di obbedire malvolentieri però è costretto poveraccio, perchè altrimenti perde il posto. A questo punto, tornando ai massimi sistemi, si potrebbe dire che viviamo nella società dello scaricabarile. Perchè siamo terrorizzati dal rischio scegliere-decidere-sbagliare e quindi, quando qualcosa non va per il verso giusto, siamo diventati bravissimi nell'addossare la responsabilità sempre al più fesso, e cioè al più scarso nell'attualissimo giochetto dello scaribarile. Sono tempi in cui – molto molto spesso - coloro che ricoprono incarichi di responsabilità sono stati quasi costretti a farlo. Nient'altro che utilissimi Utili Idioti. Gente inconsapevolmente manovrata da burattinai che preferiscono dal canto loro stare nell'ombra – la cosa più intelligente da fare di questi tempi – oppure gente che consapevolmente ricopre il ruolo di burattino. “Chi se la prende la responsabilità?” ricordo che diceva Gerard Depardieau in Ciao Maschio di Marco Ferreri, e intanto continuo la mia passeggiata circolare scorgendo di nuovo la coppietta di fidanzatini che ora non passeggia più, tutta presa dal post-litigio improvviso e inaspettato. Lei è seduta su un gradino che piange, lui è in piedi tutto rigido che succhia freneticamente – come in preda a un impeto infantile-regressivo – da una una sigaretta che prima non aveva. Osservo la giovanissima coppia alle prese con la capitale questione della responsabilità e penso: e Renzi? L'uomo sicuro post-berlusconiano, l'uomo pragmatico, l'uomo che decide – questa l'immagine che si è voluto creare con la sua ossessiva e impegnativissima e studiatissima costruzione mediatica – penso: Cosa ci va a fare adesso alla Presidenza del Consiglio? I soliti burattinai lo hanno spinto sulla soglia per farlo abbrustolire tra le fiamme della capitale questione della responsabilità? Oppure ha deciso di saltare il fosso e diventare burattino consapevole, compiendo una manovra pinocchiesca però al contrario? Oppure cosa? Ci sono altre possibilità?
Note
1) La foto innanzitutto. Quando ho trovato questa foto su Google sono impazzito di gioia. Ho ordinato uno stock da mille maschere per eventuali flash mob, manifestazioni pro e contro Renzi, raduni di colsplayer (nel caso Renzi diventi un videogame o un cartoon), scherzi con gli amici, serate annoiate da rivitalizzare, Carnevali, Halloween, feste in maschera più o meno licenziose e più o meno orgiastiche. Chiunque fosse interessato a comprare questo interessantissimo articolo può visitare questo sito di e-commerce. (Non mi pagano, giuro).
2) I film citati sono tutti dei grandissimi capolavori. Habemus Papam è rigore e perfezione cinematografica, senza i soliti eccessi di Moretti. Il Grande Capo è un film atipico per Von Trier, una vera e propria commedia, che fa ridere per davvero e fornisce una serie di spunti interessanti sulle complicatissime e importantissime tematiche su cui il regista danese indaga in ogni suo film. Ciao Maschio è una delle opere più importanti del cinema italiano, illuminante, geniale, un saggio filosofico su pellicola. Una volta ci ho scritto una specie di recensione sul mio blog personale.
3) Link del 13 febbraio (Il Pd sfiducia Letta). L'evento visto dalla stampa internazionale (Internazionale).Discorso integrale di Renzi (Il Foglio). "Crisi drammatica, gestione ridicola" (Lucia Annunziata su Huffington Post). "Scontro di caratteri che rischia di spaccare il Pd" (Repubblica). "Un uomo solo al comando ordina la crisi" (Il Manifesto)."Letta in ritirata" (Il Manifesto). "Matteo Rischia tutto" (Servizio Pubblico). "La fretta di Renzi si chiama paura di Grillo" (Gad Lerner): "Che pena il governo" (Giulio Cavalli). "Ciao Enrico, Benvenuto Matteo: io sono la palude" (Marco Viviani su Il Bureau). Agnese Renzi, non sono una first lady (Repubblica Firenze).
4) La Zanzara di Cruciani ci fa sapere che i ministri li sceglie De Benedetti (RadioSole24Ore). Cosa dice Il Giornale. Cosa dice Repubblica. Su Dagospia. Di nuovo su Dagospia.
4) Un pezzo di storia. Lo streaming della "consultazione" Renzi-Grillo (Corriere della Sera)
5) 21 febbraio 2014. La diretta twitter della nomina del Governo Renzi (Il Messaggero)