Scritto da: Ivan Lagrosa 8 gennaio 2014 in Economia, News, Politica Inserisci un commento
Se ne parlava da settimane, finalmente eccolo. Matteo Renzi ha presentato quello che sarà il suo JobsAct, il piano lavoro che avrà il compito di risollevare le sorti in cui versa l’economia italiana. Il JobsAct, si legge, sarà lo “strumento che aiuterà il paese a ripartire”
È interessante notare come nelle prime righe della lettera attraverso cui ha presentato le sue proposte, il segretario del PD parli di imprenditori. Sono loro, sostiene, che creano lavoro, non le leggi. Lapalissiano si direbbe. Ma ogni volta che negli anni precedenti la sinistra aveva parlato di lavoro, aveva sempre fatto riferimento agli operai, ai lavoratori. Mai o raramente ai datori di lavoro.
L’obiettivo è quello di creare posti di lavoro semplificando il sistema e attirando investimenti stranieri.
Il piano si divide in tre parti: riforma del sistema; creazione di nuovi posti di lavoro e definizione di nuove regole.
Ecco quindi i primi otto punti del piano per riformare il sistema:
Si inizia con una riduzione del 10% del costo dell’energia per le aziende.
Si procede quindi con una riduzione delle tasse sul lavoro a carico delle aziende (-10% dell’IRAP per le aziende) e una maggiore tassazione per chi opera, si legge, in “ambito finanziario”.
Diminuzione anche delle tasse sul reddito, a favore quindi del lavoratore, che si finanzierà con i fondi provenienti dalla riduzione delle spese.
Eliminazione dell’obbligo di iscrizione alle Camere di Commercio, il che aveva e ha un costo per l’azienda.
Il dirigente nel settore pubblico non sarà più a tempo indeterminato.
Obbligo di trasparenza per le amministrazioni, pubbliche e non (come i sindacati), che avranno l’obbligo di pubblicare ogni singola entrata e uscita.
Infine la semplificazione amministrativa sulla procedura di spesa pubblica.
Avanti quindi con la creazione di nuovi posti di lavoro nei seguenti ambiti, attraverso singoli piani industriali che saranno successivamente presentati: cultura e turismo, Made in Italy, ICT, Green Economy, Nuovo Welfare, edilizia e manifattura.
Infine la definizione di nuove regole:
Prima di tutto la semplificazione delle norme che regolano il mercato del lavoro che si raggiungerà attraverso la presentazione, entro otto mesi, di un nuovo codice del lavoro rivisto e semplificato.
A seguire la riduzione delle forme contrattuali: un contratto unico di inserimento a tempo indeterminato con tutele crescenti.
Per finire: un assegno a chiunque perda il posto di lavoro con l’obbligo però sia di seguire un corso di formazione sia di non rifiutare una nuova proposta di lavoro. Previsto anche un miglior coordinamento dei centri per l’impiego.
Queste le basi per ora puramente teoriche del JobsAct. Non è niente di definitivo ma rappresenta semplicemente un punto di partenza per iniziare a ragionare di proposte concrete, migliorarle e, se necessario, cambiarle. Staremo a vedere, con ottimismo, quanti di questi punti diventeranno realtà.
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