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Matteo Renzi tra il padre, l’amico scout e quei 500.000 euro

Creato il 21 settembre 2014 da Nicola933
di Mirella Astarita Matteo Renzi tra il padre, l’amico scout e quei 500.000 euro - 21 settembre 2014

Tiziano Renzi e Matteo RenziDi Mirella Astarita. Tiziano Renzi, “padre d’arte” del nostro premier, è stato accusato di banca rotta fraudolenta per il fallimento della Chill Post, un’azienda di distribuzione. Il deposito della relazione del perito nominato dal tribunale di Genova sul fallimento della Chill Post  è avvenuto un anno fa. In questi 365 giorni, però, non molta chiarezza è stata fatta sulla vicenda e sulle responsabilità. La Procura, risentita del fragore di questi giorni, rassicura sostenendo che “in casi come questi, di fallimento” i tempi lunghi sono quasi di prassi, e con fare perentorio spiega che tutte le inchieste sui fallimenti necessitano di una proroga delle indagini, dovuta a ulteriori consulenze e accertamenti in arrivo. Quindi non si fanno eccezioni nemmeno per i cognomi d’eccellenza.

Con gli elementi a disposizione cerchiamo di “ricostruire” gli ultimi movimenti prima del fatal sospiro dell’azienda.

OTTOBRE 2010. Tiziano Renzi cede per 3.878 euro l’unico ramo d’azienda ancora produttivo all’azienda di famiglia presieduta da Laura Bovoli, sua moglie. Subito dopo “Asti Asfalti” e “Mirò Immobiliari“, creditori rispettivamente di 228.648 e 178mila euro, chiedono il fallimento della Chill Post. Qui entra in gioco il Credito Cooperativo di Pontassieve, che nel 2010 era presieduto da Matteo Spanò, uomo di fiducia del premier (e proprio questo ha attirato l’attenzione dei magistrati). Le verifiche della Procura, fino ad ora, definiscono marginale il ruolo di Gianfranco Massone, l’imprenditore piemontese che ha rilevato ciò che della Chill Post restava (dopo la cessione del ramo da Renzi padre alla moglie), mentre è Massone junior, Mariano, ad essere indagato.

Questi sono i “passaggi” verificatisi che avrebbero portato al fallimento, nel 2013, di un’azienda definita “una scatola vuota” già nel 2010.

L’azienda tra il 1999 e il 2004 fu intestata a Matteo Renzi e alle sue sorelle, ma successivamente fu il padre a voler figurare come proprietario, “cancellando” i nomi dei figli dall’azienda di distribuzione. Quindi nel 2013 Renzi junior era già lontano dalle vicende della Chill Post, mentre il “padre d’arte” muoveva i fili della distribuzione di giornali.

OGGI. Dopo la rassicurazione della procura, sui tempi “necessariamente lunghi”, il procuratore Michele Di Lecce fa sapere che i contributi e il trattamento di fine rapporto versati all’attuale Presidente del Consiglio costituiscono “fatto lecito interno a un’azienda” e sono archiviati alla voce “affari suoi”. La vendita a condizioni particolari delle quote della Chill Post non è l’unica anomalia segnalata ai magistrati liguri. Anche l’elenco delle aziende e delle persone che aspettano ancora di vedere i loro soldi sarà oggetto di controlli e verifiche. In netto vantaggio tra i creditori troviamo il Credito Cooperativo di Pontassieve, piccola banca con sede nel paese dove risiede Matteo Renzi, che “intorno al 2010″, come afferma un alto dirigente dell’istituto, concede un mutuo da mezzo milione di euro ad una azienda che opera nel genovese, e per di più già in fase terminale, che da almeno un anno, così risulta dal prospetto dello stato passivo redatto dal tribunale, aveva già smesso di pagare affitti e fornitori. Le condizioni poste dalla banca non erano inesorabili. La banca propone un mutuo chirografario a lungo termine, che in genere viene richiesto e concesso per importi molto alti. Non è prevista alcuna garanzia ipotecaria, ma solo la garanzia personale del richiedente o di terzi. Tutta questa fiducia della Banca sembra surreale, ma una fonte interna rassicura, “Siamo molto tranquilli perché abbiamo le garanzie necessarie”.

Mentre in banca c’era fiducia e serenità riguardo questa storia, nella sede della Chill Post erano già momenti critici. Prima il mancato pagamento degli affitti, i debiti cumulati, la cessione da Tiziano Renzi a Laura Bovoli, e poi la richiesta di fallimento. Insomma non erano proprio tempi felici per la famiglia Renzi. Il Credito Cooperativo con la proposta del mutuo, a basse garanzie, sembra dare un po’ di respiro alla Chill Post. Per chi pratica tra sportelli ed uffici bancari sembra un atto troppo fiducioso, ma Matteo Spanò, direttore ed amico di Renzi figlio si fida.

Spanò, appena Matteo fu nominato sindaco, iniziò ad occuparsi dell’associazione Muse, che gestisce gli spazi museali di Palazzo Vecchio e tutti i musei civici di Firenze, una specie di cassaforte cittadina. L’ex boy scout Spanò, ai vertici dell’Agesci, l’associazione di categoria, è stato uno degli organizzatori della Route, l’evento che nell’agosto appena trascorso ha riunito 35 mila scout nel parco di San Rossore, con la partecipazione straordinaria, durata due giorni, di Matteo Renzi.

Ora la Procura sta verificando le date, i movimenti, e i trasferimenti dell’azienda, come da prassi ha ritirato tutti i registri e sta effettuando controlli incrociati di entrate ed uscite. Per quanto riguarda il padre di Renzi, l’amico scout e il mutuo, bisognerà attendere, perché i tempi lunghi sono quasi prassi, e qui, non si fanno eccezioni, perciò, il caso “Chill Post – Renzi” verrà trattato come qualsiasi altro fascicolo che in un pigro lunedì mattina viene lasciato sulla scrivania del Procuratore.


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