Francesco Cerisola
Mattia Coletti (già Sedia, Polvere e altri svariati progetti), ritorna ad incidere in veste solista per la quarta volta. Dopo Zeno, Zeno Submarine e Pantagruele è il momento di The Land. Il disco, otto canzoni totalmente strumentali, colpisce per la sua apparente semplicità e per la sua profonda capacità evocativa.
Pitagora e la sua iniziale ruvidezza (che poi, lentamente, sfuma in genuine note di pacificazione), apre alla flebile e innocente The Land, caratterizzata dagli echi lontani del ritmo e dal susseguirsi delicato delle note. WindGlass, più geometrica nel suo svilupparsi, è come osservare l'avvicinarsi di un temporale (che mai esplode perchè si passa a Greta e al suo incredibile senso di serenità). Ghost West prosegue mantenendosi placida e rassicurante (dando spazio ad un abbozzo di vigore solo nella fase conclusiva) mentre Red Eye (10+ solo per il rumore degli uccellini in sottofondo) è come immergersi in un caldo lago di pace, in cui chiudere gli occhi e scacciare ogni preoccupazione. Tape And Crackle, leggermente più stratificata (non solo chitarra, ma anche accenni di ritmica) delinea, ancora una volta, paesaggi sonori pregni di genuinità, lasciando poi spazio alla conclusiva A Time Full Of Boxes che, in opposizione all'iniziale Pitagora, parte dalla delicatezza per approdare alla ruvidità.
The Land colpisce per la sua apparente semplicità e per la sua profonda complessità. Le canzoni, dalle mille sfaccettature e dai mille sapori, si fanno ascoltare e riascoltare, cullando e rassicurando. Mattia Coletti incide una mezz'ora di quiete e calma: se eravate già a conoscenza del suo estro troverete una conferma, se invece siete al primo ascolto non ne rimarrete delusi.
"the land" . Mattia Coletti from MATTIA COLETTI on Vimeo.