Maturità 2011: Ungaretti con Lucca, l’amore con Svevo, Verga D’Annunzio, Picasso e Klimt, la fisica di Fermi, la fama con Wharol, gli anni 70 attraverso il secolo breve

Creato il 22 giugno 2011 da Yellowflate @yellowflate

Maturità 2011, evento atteso da milioni di studenti e,  nelle prime ore del mattino l’ansia corre sul web, intere famiglie collegate alla ricerca della traccia ideale, ognuno fa quel che può nell’epoca del socialnetworking e del web 2.0

Ecco il testo che  gli studenti stanno analizzando. Si tratta di Lucca, una poesia di Ungaretti, è una bella lirica dell’antologia  garzantiana, Piccioni commenta: E’ una poesia in prosa, di ricapitolazione: il giovanile fermento pare finito, la responsabilità comincia a pesare, ci si avvia alla maturità. Solo ora il pensiero di Ungaretti va alla morte, anche se è appena uscito dalla guerra. Ha più di trent’anni, è spaesato, vede la prima volta Lucca e scopre le sue radici, lui nomade. [Si pensi a: ho preso anch'io una zappa. Oppure: non mi rimane più nulla da profanare, nulla da sognare (= è finita la giovinezza). Oppure: alleverò una prole (= guardo al futuro, a fondare altri uomini]. Ricordiamo inoltre che il poeta Ungaretti, originario della Lucchesia quasi non conosceva Lucca, mentre, nel testo di “Lucca” il poeta fa una vera e propria ricapitolazione della sua vita.

Ecco Lucca, calda, crudele, serrata, e verde.
Mi sento qui nella carne di ogni persona che incontro
Esamino i connotati come se chi passa portasse via,
nei suoi panni, il mio corpo. E’ la mia terra, è il mio
sangue. Ne ho un tormento e un desiderio come chi
si scostasse da un incesto; ma non può dominare la fatalità dei suoi sensi!
Queste giornate, in questi luoghi, mi fanno soffrire,e mi coprono di voluttà, e mi tengono limitato come in una bara.Riprenderò la via del mondo. Andrò dove sono forestiero: Dove non è peccato, sacrilegio, essere curiosi di sè nelle cose che godi.
Qui finirei col riprendere la zappa, col rimescolarmi ai contadini, col dimenticare le acredini e i miracoli
delle lettere, col lodare, al sole l’alto grano d’oro,
mentre si falcia, e le coscie delle donne sorprese a
fecondarsi di te in una gran perdizione di sguardi e di
morsi bestiali; e non sai più se è una pesca o labbra
quella forma che hai divorato, se non fosse l’odor forte della donna; e poi al sole che ti dà un abbandono,
un abbandono così esteso, che accogli il sonno come
una pace vera di morte.

Mentre per il tema storico ecco un interessante saggio di sugli avvenimenti del Anni ’70 e propone una lunga citazione de ‘Il Secolo breve’, il famoso saggio dello storico inglese di formazione marxista, Eric Hobsbawm.

La traccia di attualita’ prende spunto dal poliedrico artista americano Andy Warhol che ebbe a dire che ognuno di noi sara’ famoso per 15 minuti e si sofferma sul concetto di fama proposto oggi da industria televisiva e social network.
Quanto al saggio breve, la traccia artistico-letteraria propone la relazione fra amore, odio e passione, mentre quella socio-economica si sofferma sul rapporto fra scienza e alimentazione e pone l’interrogativo: “Siamo quello che mangiamo?”

La traccia storico-politica chiede ai ragazzi una riflessione su cosa sono oggi la Destra e la Sinistra, mentre il tema tecnico-scientifico e’ dedicato alla figura del fisico italiano Enrico Fermi.

Di seguito uno dei testi importanti per svolgere il tema, proveniente dall’Archivio Amaldi depositato presso il Dipartimento di Fisica dell’Università “La Sapienza” di Roma, intercorsa tra Enrico Fermi e Edoardo Amaldi nella fase terminale del conflitto e nell’immediato dopoguerra.
Dopo la liberazione di Roma, possono riprendere i contatti tra i fisici romani e gli Stati Uniti. In questa lettera ad Amaldi, Fermi non può  parlare della propria attività (nonostante l’intestazione della lettera rechi l’indirizzo di Chicago, egli lavora già – come anche Emilio Segrè e Bruno Rossi – a Los Alamos, dove occupa un posto di responsabilità nel progetto per la realizzazione della bomba atomica) e si limita ad avanzare “la speranza che forse la fine della guerra non sia più molto lontana”. Il padre di Laura Fermi, ebreo, era stato deportato in un campo di concentramento e la sua sorte era ancora oscura al momento.
E. Fermi (Chicago) a E. Amaldi (Roma), 15 agosto 1944
P.O. Box 5207Chicago, Illinois
15 agosto 1944
Caro Edoardo,
ho avuto recentemente tue notizie da Fubini di ritorno dall’Italia. Ora che le comunicazioni postali con Roma sono ufficialmente riaperte spero che questa lettera abbia una buona probabilità di arrivarti.
Come puoi immaginarti Lalla è restata molto addolorata delle notizie di suo padre; l’incertezza sulla sua sorte è molto peggio che il saperlo morto.
Mi ha fatto molto piacere il sentire che tu e Wick sperate di poter organizzare presto la ripresa del lavoro scientifico, e che considerate l’avvenire con un certo ottimismo. Giudicando la situazione da questa riva dell’Atlantico ho talvolta la speranza che la ricostruzione dell’Italia possa forse essere meno difficile di quella di altri paesi europei. Certo il fascismo è caduto in una maniera così misera che non mi par possibile che abbia lasciato alcun rimpianto.
Ho occasione di vedere ogni tanto Emilio, Bruno Pontecorvo e Bruno Rossi. Stanno tutti bene di spirito e di corpo.
La piega degli avvenimenti sembra tale da giustificare la speranza che forse la fine della guerra non sia più molto lontana. Forse sarà possibile rivederci in un avvenire ragionevolmente prossimo.
Ricordami a tutti e in particolare a Wick e a Ginestra
Enrico Fermi
Nello scambio di lettere che segue tra Amaldi e Fermi si fa riferimento ad alcune significative vicende dell’immediato dopoguerra. Nelle lettere si parla dei “ciclotroni tedeschi” e della possibilità di farne avere uno al gruppo di fisici di Roma. Amaldi era convinto che in Germania dovessero esistere dei ciclotroni in funzione: la sua convinzione si fondava sul fatto che insieme a lui anche Wolfgang Gentner, il giovane collaboratore di Bothe, si era recato nel 1939 a Berkeley per studiare il funzionamento e i piani costruttivi della macchina. In effetti, un ciclotrone, progettato da Bothe fin dal 1938, era entrato in funzione verso la fine del 1943 presso la sezione di fisica del laboratorio di ricerca medica del Kaiser Wilhelm Institut di Heidelberg; in quanto ufficialmente dedicato ad applicazioni sanitarie, tuttavia, non fu smantellato dalle forze alleate e fu lasciato al suo posto. Così, l’interessamento di Fermi e di Lawrence non produsse alcun effetto.
Il Franco di cui si parla è Franco Rasetti, che nel 1939 era andato a dirigere l’Istituto di Fisica dell’Universitè Laval a Quebec in Canada, mantenendo formalmente la cattedra di Spettroscopia a Roma, e che aveva negli ultimi tempi dirottato i propri interessi di ricerca in direzione della paleontologia.

Mentre per il saggio storico, Il Secolo Breve di Hobsbawn, ricordiamo la visione degli anni 70 legata alla seconda fase del 900, chiamata dallo storico l’ Età dell’oro, con la definitiva fine del colonialismo, le scoperte in campo medico, scientifico e tecnologico, la crescita dell’economia basata tanto sul capitalismo e su una politica di liberismo di stampo occidentale quanto sul sistema economico sostenuto dal comunismo (boom economico).


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