“Questo è il vero Trono di Spade” c’è scritto nella parte alta della copertina di ben tre libri, Il Re di Ferro, La regina strangolata e I veleni della corona di Maurice Druon. La saga dei Re maledetti comprende complessivamente sette libri, anche se per ora solo tre sono stati tradotti in italiano, e non ho dubbi che pure i prossimi volumi riporteranno la stessa dicitura. È vero che negli ultimi tre anni un numero altissimo di libri è stato in qualche modo accostato alle Cronache del ghiaccio e del fuoco, ma in questo caso l’affermazione è stata fatta dallo stesso George R.R. Martin.
Martin ama la saga di Druon. Lo sapevo dal suo blog e l’ho visto confermato nella breve introduzione (sempre la stessa) che precede questi romanzi. Martin parla di “Re di ferro e regine strangolate, battaglie e tradimenti, menzogne e bramosia, inganni, il peccato, rivalità familiari, la maledizione dei templari, bambini scambiati in culla, donne lupo, duelli, lo sventurato destino di una grande dinastia” ricordando come tutte queste cose facciano parte della nostra storia e affermando che Stark e Lannister non reggono il confronto con Capetingi e Plantageneti.
Al di là della facile battuta che nelle Cronache del ghiaccio e del fuoco i Templari non ci sono, in effetti questi sono elementi che Martin conosce bene e che ha ampiamente sfruttato. Intendiamoci, elementi noti finchè vogliamo ma bisogna pure essere capaci di sfruttarli, cosa non da tutti.
Martin si prende pure una riga per lamentarsi che il settimo volume della saga non è mai stato tradotto in inglese (Druon era francese). Nel blog era stato più eloquente e aveva spiegato che sperava che la nuova traduzione in inglese (quella per cui lui ha scritto l’introduzione arrivata anche da noi) comprendesse anche il settimo volume e gli consentisse di completare finalmente la saga.A me viene da ridere, una volta tanto un americano che si lamenta delle mancate traduzioni. Mi sa che non ha idea di cosa accade nei paesi non anglofoni. Parlando di Druon, i primi due romanzi erano stati pubblicati rispettivamente nel 1984 e 1985 e ripubblicati nel 1993 e 1994, ma sono fuori catalogo da anni. Il prezzo che ho trovato, 7,23 € per il volume più recente, è chiaramente il cambio di un vecchio prezzo, 14.000 ₤, perciò il fuori catalogo è anteriore al 2002. Due soli volumi tradotti in italiano, Martin che in inglese ne ha potuti leggere sei al confronto non si può lamentare. Nemmeno la miniserie televisiva La maledizione dei Templari datata 2005 con Jeanne Moreau e Gérard Depardieu fra gli interpreti è riuscita a dare notorietà ai libri nel nostro paese.
Mi colpisce sempre comunque quando George elogia un romanzo storico. Ha affermato di conoscere troppo bene la storia per poter essere sorpreso dagli eventi, e questo gli toglie parte del divertimento. Forse però gli toglie solo il divertimento nello scrivere perché non può narrare quello che vuole lui ma non glie lo toglie (troppo?) nel leggere. Gli avvenimenti non sono tutto il romanzo, c’è anche lo stile, il modo in cui lo scrittore sa calarsi nei vari punti di vista o illuminare determinati elementi piuttosto che altri, ma se Martin non si sente di scrivere romanzi storici (pur non criticando mai coloro che hanno fatto scelte diverse dalla sua) gli elogi destano comunque la mia attenzione.
Premessa lunga, ma che spiega perché ho letto Il Re di Ferro. Al di là del fatto, comunque, che di tanto in tanto io leggo romanzi storici. Ho scoperto la narrativa storica prima di quella fantasy e non ho certo intenzione di abbandonarla.Il Re di Ferro inizia durante il regno di Filippo il Bello. Conoscevo gli avvenimenti principali relativi ai Templari, qualcosa del Papa dell’epoca, e basta. Lo so, ho sostenuto un esame di Storia Medievale, ma ho rimosso quasi tutto talmente bene che per lunghi periodi è come se non avessi mai studiato la materia. Il che significa che non conoscevo quasi nessuno dei personaggi e che la maggior parte degli avvenimenti mi hanno sorpresa.
Alla fine il libro non mi ha detto granché. Qualche guizzo d’interesse, ma troppo poco per tenermi incollata a pagine che mi sembravano spesso troppo piatte. Non sono riuscita ad amare nessun personaggio, forse vedevo troppe meschinità, ma in loro non percepivo nessun fuoco vitale. Druon, e io con lui, passava dall’uno all’altro con indifferenza. Nella corte c’erano un bel po’ di intrighi, vero, ma se dei personaggi m’importa poco gli intrighi alla fine non mi toccano. Non c’era nessun vero approfondimento, solo una serie di fatti, di azioni, ma tutto scorreva via senza fermarsi.Alcuni mesi fa ho letto La signora dei fiumi di Philippa Gregory. Ero titubante con quel libro, temevo di ritrovarmi in una soap opera in costume, e invece ne ero rimasta piacevolmente sorpresa. Quei personaggi e quelle descrizioni mi erano piaciuti, e prima o poi leggerò altri libri suoi, penso a partire dalla Regina della Rosa Bianca. In questo caso avevo aspettative più alte e sono rimasta delusa. Niente soap opera, certo, ma un po’ più di vita l’avrei gradita. Con Druon credo proprio che mi fermerò qui.