Il governo di Mauritius ha espresso nello stesso comunicato “la sua determinazione di continuare a sostenere gli sforzi delle Nazioni Unite per trovare una soluzione giusta, equa e accettabile da tutte le parti in conflitto attorno al Sahara”.
Mauritius si aggiunge ad una lunga lista lunga di Stati che non riconoscono più la cosiddetta Rasd, (repubblica araba saharawi democratica) che esiste nella realtà solo nell’immaginario dei nemici dell’integrità territoriale marocchina e di coloro che tentano di bloccare le aspirazioni della popolazione del tutto il Marghreb nell’integrazione come necessità strategica. Tale situazione blocca, inoltre, tutti gli sforzi della Comunità internazionale per la sicurezza regionale.
Nell’arco di due mesi, dopo Panama e il Paraguay ecco Mauritius evidenzia senza mezze parole che non è possibile continuare a riconoscere una entità che non esiste proprio. Sono diversi i paesi che hanno chiuso o congelato le relazioni con i separatisti e ci saranno altri paesi che romperanno i loro rapporti con loro.
La nuova posizione di Mauritius è in sintonia con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, il quale dal 2007 appoggia il Piano marocchino di larga autonomia del Sahara nell’unità e la sovranità del Marocco. Il conflitto artificiale del Sahara marocchino è stato creato nel periodo della guerra fredda dall’Algeria per motivi di interessi.
L’organizzazione separatista del “Polisario” sostenuta, finanziata ed armata in passato da Gheddafi e dall’Algeria per destabilizzare il Marocco, ha la propria sede nei campi di Tindouf in Algeria, area presso la quale sono sconsigliati i viaggi dalle varie autorità del mondo, compresa la Farnesina, per la mancanza di sicurezza; tant’è che nel 2011 è stata rapita proprio presso uno dei campi la cooperante del CISP Rossella Urru, liberata dopo nove mesi grazie al pagamento di un riscatto.
Il Giappone ha fatto sapere lo scorso ottobre il proprio sospetto che il “Polisario” sia in qualche modo legato ad al-Qaeda, come pure diversi media e centri di studi internazionali vedono la vicinanza di alcuni elementi del “polisario” ai terroristi attivi nel Sahel e in Algeria.
Yassine Belkassem