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Maus di Art Spiegelman: un’opera, due vite

Creato il 23 gennaio 2014 da Lospaziobianco.it @lospaziobianco

Graphic Novel #1   Maus Olocausto Nazismo Maus Gruppo Editoriale LEspresso Coconino Press – Fandango Art Spiegelman Leggete Maus.
Infilate occhi e mani tra quei topi sporchi e in fuga, tra quei gatti malvagi e razzisti; lasciate che lo sguardo e la mente vengano catturati dalla cruda, indifesa ruvidezza dei disegni, della narrazione, dei tratteggi.
Maus pubblicato da Repubblica (la seconda edizione, quella in collaborazione con Coconino Press, primo numero della collana Graphic Novel) colpisce per la grandezza del formato, per i colori delle illustrazioni, per la splendida traduzione. È vero, la carta è un po’ leggera, ma mi sono sforzato e non sono riuscito a vedere cosa stava dietro, nella pagina successiva.
Maus è un’opera organica. Quanto può esserlo la vita di un autore complesso, depresso e auto-distruttivo quanto . È l’opera di una vita, in senso letterale. Di due vite, anzi! Quella del padre di Art, che racconta con distacco e con un italiano sghembo la sua vicenda incredibile quanto può esserlo l’olocausto nazista della Seconda Guerra Mondiale, con ferite profonde ancora oggi visibili, sul corpo e sulla mente. Quella di Art Spiegelman stesso, che si confronta con i suoi fantasmi, con le sue aspirazioni di autore di fumetti “serio”, con le sue ansie, con la sua visione del mondo.
Il fumetto è un medium dalle potenzialità infinite e solo solo in parte sfruttate. Maus è il monumento alla forza espressiva, iconica, rievocativa della nona arte. Quei topi sono umani più delle persone che incontriamo volenti o nolenti tutti i giorni. I loro segni all’interno di ovali allungati rinforzati a china sono più espressivi di molti sorrisi e lamenti di familiari, amici e parenti. Dal fumetto underground che ha fatto la storia altra del fumetto statunitense, Spiegelman ha imparato la lezione più dura e più importante: lasciamo da parte le spacconate, l’estremismo espressivo, le volgarita’, gli acidi, il bere; lasciamo da parte tutto quello che del movimento underground è ornamentale e superficiale. E tratteniamo l’essenza: l’impegno e la necessità di raccontare la nostra Realtà, l’immaginario di fine millennio; di svelarne le ferite e le pazzie; di ritrovare la forza degli affetti nella dimensione quotidiana, semplice ma non per questo banale.

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In Maus, Spiegelman ha messo tutto se stesso, fino a ritrovarsi svuotato e senza parole. Dopo l’esperienza estenuante dei lunghi anni di realizzazione dei due volumi di cui è composta l’opera, l’autore non ha più saputo raccontare. Per molto tempo. Soprattutto, non a fumetti. Ha realizzato illustrazioni, articoli di saggistica, di critica sociale in prosa. A fumetti, solo qualche breve racconto, per lo più omaggi al vecchio fumetto degli anni ’20-’30 (il più eclatante è senza dubbio L’Ombra delle due Torri, ispirato alla tragedia dell’11

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Settembre 2001, che appare come un vero omaggio a una cultura che non esiste più). E poi basta. Il vuoto, personale ed esistenziale. Alla ricerca di una voce che Maus ha asciugato.
La personalità di Art Spiegelman, le sue infinite sigarette, le sue angosce personali (la madre suicida viene rappresentata con infinita tristezza e crudezza proprio in Maus), la sua acutezza mentale, la sua intelligenza sono un altro monumento (non voluto) all’uomo in crisi di fine millennio, ricolmo di rabbia inesplosa e di impotenza di fronte a una società incomprensibile.
Vincitore del Premio Pulitzer (il primo dato a un’opera a fumetti), studiato nelle scuole, testimoniato dallo stesso autore in mille e mille interventi e conferenze, Maus è Spiegelman, come Spiegelman sembra essere Maus. Sono la verità e l’onesta’, che fanno di questo romanzo un capolavoro unico della fine del Novecento, un’opera da conservare come un regalo prezioso. 

Abbiamo parlato di
Maus
Art Spiegelman
Traduzione di Cristina Previtali
/Coconino Press, 2006
320 pagine, bianco e nero, brossurato - 9,90euro + il prezzo del quotidiano o della rivista
ISBN: 977039010774060001

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