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Max amore mio (Max mon amour) – Nagisa Oshima

Creato il 13 novembre 2012 da Maxscorda @MaxScorda

13 novembre 2012 Lascia un commento

Max amore mio
Amo le metafore. Le metafore sono i pretesti di gente poco furba per giustificare cio’ che la loro intelligenza non ha compreso nonche’ lo stratagemma di gente piu’ furba di quelli di prima, per rifilare boiate ai fessi che se le bevono.
La premessa e’ necessaria per stoppare sul nascere i fenomeni che come al solito hanno capito tutto e che della parola "metafora" si riempiono la bocca, quelli pronti a parlare di famiglia borghese, sessualita’ borghese, cultura borghese, vita borghese, mogli e mariti borghesi.
Ebbene che queste fesserie se le raccontino tra esperti perche’ alla domanda di cosa parla il film, la risposta e’ una e una soltanto: scemenza cinematografica su una donna che va a letto con una scimmia e attenzione non un prestante gorilla, proprio uno scimpanze’ e lo fa a casa propria col benestare del marito e col figlio minore a pochi metri di distanza.
Metafore. Una boiata cosi’ sulla famiglia borghese non la si vedeva dai tempi di "Teorema" di quell’altro genio di Pasolini che almeno ebbe il buon senso di girarlo negli anni per cosi’ dire buoni, in linea con la retorica del periodo perche’ nel 1986, anno gaudente e privilegiato, siamo ridicolmente fuori tempo massimo.
Ora, chi poteva produrre questa roba se non dei francesi? Gente che capisce di cinema come capisce di cibo e di igiene personale e’ anche disposta a pagare per un film che mette una scimmia al centro di un triangolo amoroso e del resto i primati coi francesi hanno in comune l’uso del bidet quindi sotto questo aspetto ci puo’ stare.
Per il resto la scimmia di Rick Baker surclassa un po’ tutti, anche Charlotte Rampling della quale non sono certo un grande fan. 
La genialata si conclude in bellezza con tanto di folla osannante e pranzo tutti insieme in famiglia, madre, padre, bambino, la scimmia e persino la cameriera che sorridono come in una pubblicita’ di biscotti. Bello.
Cretinata degna di Oshima e del suo pubblico e lo dico senza metafore.

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