È cosa nota, tra appassionati e addetti ai lavori, che il 1972 segna l’inizio della stagione d’oro delle serie robotiche nell’animazione giapponese, con la serie Mazinger Z di Nagai.> LoSpazioBianco" alt="Mazinga Z o lorigine di un immaginario >> LoSpazioBianco" height="381" />È anche noto che si afferma con questo personaggio un vero e proprio genere, anzi addirittura una “scuolaâ€�: la cosiddetta seito-ha, la “scuola ortodossaâ€� delle serie di robot, a cui appartengono altri protagonisti famosi in Italia: Great Mazinger, Grendizer, Getter Robot, Kotetsu Jeeg.
A caratterizzare la “scuola ortodossaâ€� sono alcune costanti, come la presenza di un “campioneâ€� che difende la Terra dai ripetuti attacchi di invasori; l’iterazione di movimenti, trasformazioni, tecniche speciali che fanno entrare in scena l’eroe e che lo portano alla vittoria; una caratterizzazione spiccatamente antropomorfa dei robot e un richiamo spesso esplicito alle armature e alle armi dei samurai; la presenza di nemici di natura non umana (alieni invasori, mostri scaturiti dalle viscere della terra, demoni votati al male).
Oltre alle caratteristiche che identificano queste serie, a Mazinger Z è da ascrivere anche l’origine di un particolare immaginario legato ai robot, per una generazione almeno di giovani appassionati. Le peculiarità di questo immaginario possono essere individuate in:
- una accentuazione del valore della tecnologia nella sua potenza ambivalente: > LoSpazioBianco" alt="Mazinga Z o lorigine di un immaginario >> LoSpazioBianco" height="351" />è malefica, in quanto usata dagli aggressori per devastare le città e tentare di conquistare la Terra; ma è anche benefica se votata a un principio etico di difesa, e se incarnata nel robot protagonista, sempre guidato da un essere umano;
- una funzione “amplificativaâ€� da parte del robot, rispetto alle facoltà e alle sensazioni del pilota – questi soffre quando il robot viene colpito e danneggiato, fino quasi a sentirlo come un’estensione del suo corpo;
- il rapporto di ammirazione ma insieme di diffidenza nei confronti del pilota protagonista, che vive la propria continua esposizione ai rischi delle battaglie come un processo di crescita e di maturazione;
- relazioni spesso impedite, contrastate o conflittuali tra il protagonista e il padre, conseguenza forse del distacco generazionale avvertito con crescente intensità tra gli anni Sessanta e Settanta. Non sembra un caso che Koji Kabuto, il pilota di Mazinga Z, abbia un forte legame con il nonno, inventore e costruttore del robot, piuttosto che con il padre.
La fase di transizione che la cultura e la società giapponesi hanno attraversato in quell’epoca aveva lasciato sul campo cadaveri illustri, in maniera non solo metaforica:
La tecnica rappresenta nei manga e negli animefantascientifici una forza polare e dialettica: come si diceva, può essere uno strumento utile o devastante, e venire impiegata male o bene. La tematica della duplicità affiora in diverse opere di Nagai, tanto nelle serie robotiche quanto in opere come Devilman, che appare nello stesso anno diMazinger Z. Se l’avanzatissima tecnologia degli invasori rischia di distruggere la Terra, quella impiegata per costruire ed armare i suoi difensori sarà in grado di riportare l’ordine; se il potere distruttivo di Mazinga è temibile e difficilmente controllabile, si rivela al tempo stesso come l’unica arma in grado di salvare la Terra dai mostri liberati dal dottor Hell.
Il nome Mazinger, in giapponese Majingaa, contiene già una dimensione ambivalente: è scritto nel sillabario katakana, non in kanji, ma le sillabe richiamano evidentemente il carattere ma, che indica la dimensione demoniaca, e il carattere jin, che allude invece al divino e allo spirituale.
Che cosa fa propendere per una strada, per una qualità piuttosto che per l’altra? È la capacità morale dell’essere umano, la decisione etica che attraverso un esercizio di rinuncia ad un vantaggio egoistico mette a disposizione quel potere per il beneficio della collettività .
Ma ogni battaglia, ogni nuovo scontro pongono di fronte alla sfida della scelta, all’ambiguità dell’animo umano. Non si decide mai una volta per tutte di combattere: ci si deve impegnare ogni volta di nuovo a camminare lungo un percorso irto di ostacoli. I mostri, i nemici, gli aggressori sono dentro la nostra anima, rappresentano la materializzazione delle forze oscure che ci assalgono dall’interno.
Se Mazinger Z ha fatto germogliare una pletora di personaggi e di storie affini, e se ha nutrito l’immaginario di tanti giovani spettatori, è anche perché parla di scontri e di conflitti molto reali, di scelte e di lotte che non sono confinate soltanto a un tempo e ad uno spazio, ma che accompagnano l’uomo tanto nelle diverse epoche della sua Storia, quanto nelle diverse stagioni della sua vita.
OMAGGIO A MAZINGA Z
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