Intervenuto al programma Tika Taka ospite di Pierluigi Pardo su Italia 1, il tecnico dell’Inter Walter Mazzarri parla del periodo particolare che sta attraversando sia l’Inter che il proprio personale, ecco le sue parole:
La missione più impossibile della sua carriera?
“Credo a Reggio mi legano tanti bei ricordi, condivisi con Rolando, fu una esperienza gratificante, tante battaglie vinte”.
Cavani prima punta è stata l’intuizione più importante della sua vita?
“Sicuramente è importante, ma quando c’è risonanza tutto viene esaltato Anche l’esplosione di Bianchi fu una grande soddisfazione, veniva da un paio di campionato con due o tre gol a stagione, con me ne fece 18. Lo volle il Manchester City, fu una plusvalenza importante per la Reggina, anche se questi successi si dimenticano presto perchè ottenuti in un piccolo club”.
Si aspettava un inizio di questo tipo?
“No, quando siamo partiti lo sapevo che poteva essere difficile allenare questo club, specie coi presupposti di questa estate. Poi siamo partiti benissimo, sembrava tutto in discesa, ma poi c’è stata questa flessione. Un po’ per colpe nostre, un po’ per merito degli avversario e un po’ per un pizzico di sfortuna. Le occasioni capitate a giocare come Palacio e Jonathan vanno segnate, ma il calcio e la vita sono fatti di momenti positivi e negativi, succede”.
Si sente nel mirino della critica?
“Chi mi conosce sa bene che nel mirino ci sto dal primo giorno in cui ho iniziato e penso sempre alla partita successiva. Continuerò a fare così finchè vorrò fare l’allenatore”.
E’ il momento più difficile della sua carriera?
“Se si guardano le cose oggettivamente, ne ho avuti tanti. Se quest’anno viene capito e giudicato su parametri riscontrabili, si vede che momenti storici particolari ci sono stati per tutti i club del mondo, lo ha avuto anche il Barcellona. Al di là di tutto siamo quinti, insieme al Verona che sta facendo cose straordinarie. Ci sono squadre come Lazio e Milan più in difficoltà di noi, avendo una struttura consolidata e un campionato alle spalle in cui sono finte molto sopra l’Inter. Io sono dell’idea che i bilanci bisogna farli alla fine comunque”.
Un giudizio su Vucinic?
“Vorrei parlare solo di tesserati della mia squadra, sono venuto per parlare di tutto ma non di mercato. Si sente dire di tutto in questo mese e questa flessione non vorrei fosse dipesa anche da questo, senza voler cercare alibi. Di mercato è giusto che parlino presidente e direttore sportivo”.
Casi da moviola: si è scelto di non parlare da un po’.
“Bisogna farlo, altrimenti diventava stucchevole. Noi siamo interessati, anche se le cose sono oggettive, bisogna smetterla perchè poi si va a mettere in difficoltà gli arbitri. Un discorso su questo andrà fatto a fine anno, un bilancio”.
Quanto serve la presenza dei dirigenti o quanto pesa la sua assenza?
“Non c’è questa attenuante, io gestisco i calciatori a 360°, agisco come se la squadra fosse mia avendo la fiducia della società. Abbiamo tante persone che stanno dietro ai giocatori, poi è chiaro che la presenza e il saluto del presidente quando le cose non vanno bene è una sicurezza in più”.
Si è sentito solo in questi mesi?
“Non sono uno che si lamenta, nonostante quello che dicono alcuni: non mi sento solo, il supporto c’è. Se le aspettative sono di arrivare nei primissimi posti in questo momento potrebbe succedere, ma fino a questo momento tutti mi hanno dimostrato fiducia, si sono affidati a me per l’esperienza che ho, nella valutazione della rosa e nella costruzione in ottica futura. Dobbiamo dare la svolta con una vittoria e tutto sarà risolto”.
Le tante scadenze di contratto saranno una forza?
“Il passaggio della proprietà avvenuto a campionato in corsa fa capire che ci sono delle difficoltà. Quando ho firmato pensavo solo a Moratti, è un qualcosa che può aver distolto anche i giocatori. Otto giocatori in scadenza da gestire e motivare non è una situazione facile. E’ un anno particolare in tutti i sensi, motivarli è facile in vista di un rinnovo, ma se c’è un infortunio il ragazzo è penalizzato”.
Un giudizio su Icardi?
“Il talento l’ha fatto vedere, purtroppo non l’ho mai avuto a disposizione. Non si è mai allenato con continuità, mai per due settimane di seguito”.
Chi te l’ha fatto fare di andare a Milano dopo essere arrivato in Champions col Napoli?
“Sono cose diverse, sono scelte diverse. La scelta di finire col Napoli è maturata senza aver una opportunità pronta dopo. Ricordo tutto con piacere, anche dove andavo a mangiare”.
Seedorf che impressione ti ha fatto?
“E’ un campione, una grande personalità, che faceva vedere anche da calciatore, un carattere che sono sicuro sia giusto per fare l’allenatore. Ora deve far vedere le potenzialità che tanti gli riconoscono”.