Non c’è più dubbio: sono la magnifica ossessione di Mazzucco
Qualche tempo fa Massimo Mazzucco ha partorito un video di quasi un’ora. Sul complotto dell’11 settembre? No. Sul complotto dell’omicidio Kennedy? Neanche. Sul complotto dello sbarco sulla Luna? Macché. Ha speso cinquantasette minuti su di me, analizzando ogni mio gesto, ogni mia parola, ogni singola mia espressione. Roba da stalker a tempo pieno. Capirei, forse, se io fossi una bella donna, ma francamente la cosa m’inquieta un pochino e comunque Mazzucco non è il mio tipo. Per cui non gli ho dato corda.
Ieri, però, è tornato alla carica con un nuovo atto d’amore. Altri trentaquattro minuti di video, nei quali dichiara candidamente (a 1:40 dall’inizio, come anche in questa intervista) di essersi guardato tutti i video delle mie conferenze pubbliche degli ultimi anni sull’11 settembre e di averli passati al setaccio. Senza rendersi conto di quanto sia triste questa sua ammissione di non aver niente di meglio da fare. Questa sarebbe la gente che vuole smascherare i potentissimi autori del complotto che ha cambiato la storia del mondo e ambisce a incriminare per strage Bush, Cheney, Rumsfeld, il Mossad, la CIA, l’FBI, i banchieri ebrei e Carletto il camaleonte dei Sofficini.
Visto che nei commenti ad altri articoli di questo blog e via mail mi sono arrivate un po’ di richieste di chiarimento su alcuni dei montaggi creativi delle mie parole da parte di Mazzucco, rispondo brevemente qui, così chiudo l’argomento, altrimenti poi sembra che io risponda a queste indesiderate avances.
Sul vendere libri e cappellini
Un conto è vendere libri che contengono spiegazioni tecniche documentate e interviste a esperti; un altro è vendere libri che dicono scemenze senza alcun supporto di persone competenti e sbagliano persino il numero dei piani delle Torri Gemelle.
Inoltre io non vendo cappellini sull’11 settembre; quello lo fa invece Alex Jones, stimatissimo da Mazzucco. Il cappellino della CIA indossato da uno sciachimista l’ho messo all’asta per beneficenza.
La profondità della buca a Shanksville
I 15 metri di profondità del cratere prodotto dall’impatto del volo United 93, di cui parlo nello spezzone mostrato da Mazzucco, sono un dato citato dal Pittsburgh Tribune-Review e dal Seattle Times: altri giornali (per esempio il Seattle Post-Intelligencer) riportano cifre inferiori. Se a Mazzucco 15 metri sembrano impossibili, se la prenda con i giornalisti Alex Tizon e Robb Frederick, non con me; io non faccio altro che riferire.
Se vuole delle fonti ufficiali, la FAA dice che reperti dell’aereo furono trovati a 10 metri e il Pennsylvania Department of Environmental Protection dice che lo scavo finale arrivò a 15 metri.
Che siano tre, dieci o quindici metri non cambia il fatto che da quel cratere e dalla zona circostante furono estratti i resti dell’aereo, 1500 pezzi dei corpi dei passeggeri e sei scatole dei loro effetti personali, riconosciuti dai familiari.
La lunghezza della buca a Shanksville
La “cinquantina di metri” di cui parlo risulta da questa indagine di Hammer, risalente a ben cinque anni fa, che chiunque può ripetere. Mazzucco, nel suo video Inganno Globale, dice che è lunga “6-7 metri”. Ognuno è libero di valutare chi sta raccontando balle. Magari chiedendosi, nel frattempo, che senso avrebbe, nelle tesi alternative, simulare un impatto di un aereo con ali larghe 38 metri facendo una buca larga sei o sette metri e sperare che nessuno noti la discrepanza.
“Lei sta insultando i morti”
Quello che Mazzucco non mostra è che le mie parole sono rivolte a una persona che ha già fatto una raffica di domande e asserzioni complottiste e offensive e non lascia parlare gli altri, tanto che il pubblico è insorto (il video originale è qui, l’insurrezione è da 7:40 in poi); per questo taglio corto. Del resto, Mazzucco è un regista, quindi non c’è da stupirsi se dimostra talento nel montaggio.
“Chiedetelo agli esperti”
Questa è una mia frase che sembra stizzire parecchio Mazzucco. Forse perché lui, di esperti a supporto di quello che dice, non ne ha. Volpe, uva, eccetera.
Hani Hanjour non era incapace di pilotare un Cessna, come afferma Mazzucco. Aveva una licenza di pilota commerciale statunitense, rilasciatagli dalla FAA nel marzo del 1999. Aveva 600 ore di volo sul suo logbook. La virata di 330° prima di colpire il Pentagono non disorienta i dirottatori piloti, come teorizza Mazzucco (che non è un pilota), per il semplice fatto che nella zona non ci sono molti altri edifici pentagonali larghi 400 metri.
“Chiedetelo agli esperti” (2)
Gli esperti citati da Mazzucco non contraddicono le mie parole sulla dinamica dei crolli (che non sono una mia invenzione: io riferisco quello che dicono i tecnici) e non sostengono le sue argomentazioni. Le persone che Mazzucco cita dicono semplicemente che un crollo per incendio non era mai successo prima; non dicono che non può succedere mai.
In realtà la letteratura tecnica documenta che il rischio di crolli per incendio elle strutture in acciaio è noto e indiscusso (si veda per esempio Behavior of Steel-framed Buildings in a Fire, in Steel Structures (2007), che contiene una vasta bibliografia tecnica sull’argomento).
WTC7 crollato, facciata “come un velo”
L’immagine mostrata da Mazzucco a 12:11 conferma la mia descrizione divulgativa: buona parte della facciata giace in grandi porzioni sopra la catasta di macerie. I video, inoltre, confermano l’inclinazione del WTC7 durante il crollo che descrivo. Mazzucco vi ricama sopra della facile ironia, ma l’ironia non cambia i fatti.
Mancata difesa aerea
La mia frase sui radar militari USA che guardano in fuori è solo una parte della spiegazione tecnica della mancata intercettazione: manca quella sulla copertura radar interna degli USA, che era scarsa e tecnicamente limitata (è questo il “ventre molle” di cui parlo) e ostacolò il ritrovamento degli aerei dirottati. Questa copertura è gestita dalla FAA tramite i controllori di volo civili. Sono loro che devono chiamare i militari e avvisarli di un dirottamento.
Secondo Mazzucco, insomma, farebbero parte del complotto non solo Bush, i militari, i vigili del fuoco, i soccorritori a Shanksville, gli istruttori di volo e gli ingegneri strutturisti, ma anche i controllori di volo civili. Ma quant’è grande questa cospirazione?
Transponder che fanno “puff”
Il comportamento degli schermi dei controllo di volo statunitensi in caso di spegnimento dei transponder che descrivo e che fa tanto meravigliare Mazzucco non è una mia invenzione: è quello che documenta Giulio Bernacchia, pilota professionista con esperienza diretta di controllo del traffico aereo civile e militare.
Non è vero che un aereo che spegne il transponder “lo vedi subito in mezzo a quattromila aerei che invece hanno tutti il loro numerino di fianco”, come afferma Mazzucco (senza citare alcun esperto a supporto), perché la visualizzazione del segnale radar primario, senza transponder, è affollata di puntini anonimi, prodotti dagli echi radar degli aerei da turismo e degli stormi di uccelli (Stuckmic.com).
In quanto ai polpacci dei controllori sui quali Mazzucco scherza così frivolamente, va notato che in almeno uno dei centri di controllo del traffico aereo statunitense interessati dai dirottamenti il sistema radar primario non era al piano di sopra: proprio non c’era (“the “preferred” radar in this geographic area had no primary radar system”, nota 142, pagina 460 del 9/11 Commission Report).
Il resto dell’argomentazione di Mazzucco gioca sul montaggio selettivo per eludere il concetto fondamentale: lo spegnimento o cambiamento delle impostazioni dei transponder rese più difficile seguire gli aerei dirottati. Non lo dico io, ma i tecnici, quindi non se la prenda con me.
Telefonate dagli aerei
Mazzucco dice (21:50) che queste telefonate sono un dettaglio “importantissimo”, “forse l’argomento più importante di tutti dell’intero dibattito sull’11 settembre”. Di nuovo gioca con il montaggio per farmi dire che nessuna telefonata fu fatta dagli aerei dirottati usando i cellulari (mai detto, anzi; già nel 2006, qui su Undicisettembre.info si segnalava che “quando le telefonate sono partite da telefoni cellulari, la “verità ufficiale” lo dice tranquillamente”), ma lasciamo perdere. I trucchetti di montaggio non sono una novità.
Mazzucco afferma (25:00) che i rapporti ufficiali “suggeriscono” ma non dichiarano l’origine delle telefonate per non dover mentire, ma questo è falso: il rapporto T7 B13 Flights – phone calls Fdr – Table – Communications to and from UA 93, per esempio, la dichiara esplicitamente per ciascuna chiamata.
Poi il video di Mazzucco mostra dei documenti FBI secondo i quali anche altre chiamate provennero da cellulari; ma i documenti mostrati sono dichiarazioni preliminari dei familiari, i quali le hanno poi corrette, come risulta da altri documenti FBI. Ma lasciamo perdere anche questo.
Quello che conta, qui, è il motivo per cui sarebbe così importante stabilire se queste telefonate furono fatte dai cellulari o dai telefoni di bordo. Importante, s’intende, solo per Mazzucco e gli altri sostenitori delle tesi alternative, perché il fatto che gli aerei furono dirottati e si schiantarono contro i loro bersagli è abbastanza evidente anche senza queste chiamate.
“Una cosa è certa” dice Mazzucco nel video a 29:00 “le persone che hanno ricevuto queste telefonate esistono e nessuno si è mai sognato di suggerire che mentano o che si siano inventate tutto”. Bene, almeno loro non fanno parte del complotto. “Le telefonate, loro, le hanno ricevute: il problema, caso mai, è capire da dove sono partite queste telefonate.” Quel “dove”, scandito con enfasi, sembra insinuare che per Mazzucco i passeggeri dei voli dirottati forse non erano a bordo degli aerei e quindi non morirono nei loro schianti. Anzi, si sarebbero prestati a simulare le telefonate da un altro luogo. Sembra proprio che Mazzucco, in altre parole, stia accusando i passeggeri di essere complici del complotto. Non ho altro da aggiungere.
Per finire
Mazzucco conclude dicendo che io racconto una “montagna di fregnacce”. Ha diritto alla sua opinione, ma è perfettamente inutile e tedioso che rivolga i suoi strali contro di me. Se ha davvero tutte queste prove granitiche contro la “versione ufficiale”, non perda altro tempo, le presenti in tribunale e le faccia sottoscrivere dai suoi ingegneri strutturisti, dai suoi controllori di volo e dai suoi vigili del fuoco di fiducia, e vada a dire ai familiari delle vittime che i loro cari sono dei contaballe.
Se non lo fa e si limita a sfottere me, vuol dire che il suo scopo non è il trionfo della verità, ma farmi la corte strillando per farsi notare. Un po’ come fece John Hinckley con Jodie Foster. E sappiamo com’è andata a finire in quel caso. Fine della storia.
Scritto da Paolo Attivissimo per il blog Il Disinformatico. Ripubblicabile liberamente se viene inclusa questa dicitura (dettagli). Sono ben accette le donazioni Paypal.