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Me dicen Cuba

Creato il 13 aprile 2015 da Agnese77

La Habana corre, va veloce, insegue, ansima. La Habana sembra persa, e con lei sembrano persi tutti quelli che ci abitano; adolescenti in primis.

Passeggiarci rende chiaro ai miei occhi quanto sia impossibile per una capitale che sta a così pochi chilometri dalla luccicante Miami nascondere ai più giovani il desiderio. Strade vecchie e case povere ma auto tirate a lucido, super impianti hi fi, brillanti sulle orecchie (Diamanti, mi dicono), oro vero, oro finto, oro ovunque.

 

Non c’è niente che non si possa comprare con facilità all’Avana, fatta eccezione per droghe e armi che il governo di Castro continua con rigidità a combattere. Devo ammettere che è l’unica capitale del Centro America in cui non ho mai avuto paura di entrare in un vicolo o di passeggiare liberamente di notte senza stare attento a dove rischiavo di finire, ma è anche l’unica in cui ho avvertito costantemente il disgusto per l’umiliazione che chi ci vive sceglie di infliggersi per poter somigliare alle star made in USA. È tutto in vendita all’Avana, soprattutto corpi e dignità.
Ovviamente il governo combatte con forza anche la prostituzione, ma come fai a fermare chi sceglie di vendersi? Multe ai turisti, galera per le ragazze… ci provano, ma non serve. L’Avana si regge sul sesso.
La dignità di un popolo che da solo ha scelto di liberarsi e poi resistere al più grande e violento impero del nostro tempo venduta dagli abitanti della sua capitale.
È proprio questa la grande forza del capitalismo, arrivare a corrompere le persone nell’intimo.

 

CHE TRISTEZZA!

 

Le donne ti sorridono, gli uomini no. Gli uomini hanno sguardi duri e non mi sembra strano: tu non saresti incazzato nero se un qualunque bastardo dalla pelle chiara venisse a casa tua a “violentare” madri, figlie e sorelle solo perché il caso l’ha fatto nascere con una moneta più forte in tasca?

 

Ho bisogno di aria, ho bisogno di spazio, di mare, scappo sul malecon. Dalla prostituzione però evidentemente non si scappa. Schiocchi di labbra, fischi, sorrisetti ammiccanti e promesse di notti indimenticabili… ma è quello che sta dopo la strada che io cerco; occhi al cielo aspettando la notte, aspettando le stelle.

Vacanze a Cuba: la bellezza lontani da La Habana

Tramonto malecon. Credits: foto di Luca Brocchi

Di notte, nelle città, è impossibile scorgere il cielo perché è ormai coperto da una specie di scudo di luce attraverso il quale non si riescono più a vedere le stelle, e questo per me è un grande peccato.

Fermarsi a guardare la vastità di un cielo stellato ti dà una certa prospettiva, ti aiuta a ricordarti quanto sei piccolo, ti rimette al tuo posto nel mondo.

“Ci sono alcune cose che con la luce del giorno o con quella rassicurante dei lampioni proprio non si vedono.”

 

L’Avana non la puoi amare, se ami Cuba e gli ideali di libertà che dietro si porta dall’Avana devi fuggire. Sento Israel: Andiamo! Donde vamos? Mas lejos possible. E poi il sole, di nuovo il mare.

 

Pieno di gasolio artigianale fatto in casa (ad ingegno ‘sti cubani non si può dire siano carenti), un saluto alla sua famiglia, poi dritti verso la macchina, “el carro” come lo chiamano loro… Finestrini aperti e un’altra volta il vento sulla mia faccia a schiarirmi i pensieri confusi.

Già all’impatto è chiaro che quì ci si trova in un’altra dimensione. Tempi lenti, sorrisi, sigari, musica, cavalli.
Non poteva essere il reggaeton sparato ovunque all’Avana il ritmo che accompagna le giornate cubane. Il vero cubano vive al ritmo di son. Romantico, dolce e lento ma deciso ed intraprendente. Seducente! Ed io in questo ritmo e nella forza dei sorrisi che riempiono Trinidad mi ci perdo. Come mi perdo nello splendore delle campagne e delle storie magnifiche che chi le ha attraversate ci ha regalato. Si sta lì e le si guarda, ammirati.

 

Lontani dal caos, nel “niente”, si può sempre stare a guardare la natura. Si può stare lì a sognare mentre il sole sorge la mattina e tramonta la sera. E se quel niente si porta dietro storie di eroi leggendari e tu hai tutto il tempo che vuoi, una penna, un diario, ed un cavallo, come puoi desiderare di avere intorno altro?

Vacanze a Cuba: la bellezza lontani da La Habana

Credits: foto di Luca Brocchi

Strana emozione camminare su terre che non hanno padrone!

 

“Piano piano cominciavo ad entrare nello spirito: quello che avevo non era mio, me lo aveva dato qualcuno e quel qualcuno lo aveva avuto da qualcun altro ancora… A chi appartengono, in fondo, tutte le cose?”

 

È una ricerca che va fatta tappandosi gli occhi buttandosi indietro. Mentre tutti corrono dietro all’avere e all’apparire, bisognerebbe cercare di mettersi in disparte e rinunciare. Invece di desiderare di possedere sempre di più, dovremmo nuotare contro corrente per tornare alla fonte, al senso, al punto dal quale tutto nasce.
C’è una verità che sembra essersi persa, ma che è eterna, e che all’improvviso mi ritorna incredibilmente attuale. Il dare arricchisce più del ricevere.

 

“Mentre tu hai una cosa, questa può esserti tolta. Ma quando tu la dai, ecco, l’hai data. Nessun ladro te la può rubare. E allora è tua per sempre.”

 

L’incanto di tutta la Cuba da me conosciuta, da Viñales a Santa Clara, resta San Miguel del Padron. Piccolo paesino nella periferia dell’Avana dove ho avuto la fortuna di conoscere e di vivere una splendida famiglia. Erano poveri e con una casa grezza, senza pavimenti, con tende per porte, una camera di sette/otto metri quadri dove dormivano in cinque e un bagno senza sciacquone, ma un amore ed un’unione talmente forte che ancora me le porto addosso.
Mai fatti pasti più poveri e più ricchi. Avevano poco, probabilmente pochissimo, ma te lo donavano tutto. Tutto quello che avevano era a mia disposizione e la sensazione era che facessero in modo di farmi avere anche quello che per loro non si sarebbero potuti permettere.

 

Ma a me quello che davano bastava e avanzava. In verità raggiungevo quasi un’estasi di felicità nelle serate bagnate dal rum e condite da rumba e salsa che passavo nella loro sala da pranzo. Come cantava la radio: AY QUE SUERTE TENGO YO!
Con loro non era lo scambiarsi beni, non era questione di soldi o di convenienza, era la felicità di ritrovarsi in gruppo, di condividere sorrisi e di conoscersi. Era regalarsi gioia.

Vacanze a Cuba: la bellezza lontani da La Habana

Credits: foto di Luca Brocchi

“È questo il bello: i poveri, a differenza dei ricchi, possono darti tutto quello che hanno!”

 

Il rientro all’Avana mi sbatte in faccia tutto quello da cui ero fuggito all’inizio. Ma ora ho bellissimi incontri alle spalle e anche i miei occhi sono diversi. Mi torna in mente un cartello incontrato sulla via per Cienfuegos: LAS IDEAS JUSTAS SON INVINCIBLES!

Vero, ma come fai a sapere dove vai se non sai da dove vieni?

Che futuro ha un paese che dimentica la sua storia per correre verso il consumo?

Penso ai giovani di Cuba guardando all’Avana, sì… ma penso anche e soprattutto a noi italiani. Ho l’impressione che sempre più persone si facciano deviare e convincere da folli estremismi proprio per la mancanza di conoscenza e che, per pigrizia, si tengano lontani dal sapere perché il far scegliere gli altri, anche se porta al farsi sfruttare, è comunque meno faticoso del doversi preparare per poter scegliere da soli.

 

Io, dal canto mio, fluttuo come fanno le nuvole che di fronte mi vedo e che veloci passano dall’oceano alla terra e poi ai Caraibi e così via, mare per mare, nazione per nazione. Galleggio in una bolla di pace che sembra finalmente circondarmi di chiarezza.

È tutto più semplice quando è il vento a consigliarti…

Vacanza a Cuba: la bellezza lontana da La Habana

Credits: foto di Luca Brocchi

E d’improvviso me la trovo di fronte. Ecco dov’è la forza di Fidel, nell’onore del resto del suo popolo!

La capitale corre verso gli USA ma né Cuba né il suo sogno di indipendenza saranno persi finché ci sarà memoria in chi resiste. E la resistenza è nata e cresciuta nelle sue campagne.

Cosa c’è di più alto di un popolo che sceglie di esser povero pur di non sottomettersi? La libertà non ha prezzo.

 

“Te abrazo con todo fervor revolucionario.” Altro che America; QUE LINDA ES CUBA!

 


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