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Meat Puppets: live @ Garage, Londra

Creato il 31 maggio 2011 da Figurehead @figureheadblog

 

Onestamente non sapevo cosa aspettarmi dal concerto dei Meat Puppets. Abbiamo presi i biglietti tempo fa sulle ali dell’entusiasmo di altri concerti e, come forse metà o più del pubblico pagante di ieri sera, conoscevamo solo le tre canzoni rifatte dai Nirvana nel famoso unplugged.

Ci presentiamo abbastanza presto, con una sala vuota e il solito gruppo spalla pietoso e scegliamo saggiamente di attendere il gruppo principale comodamente seduti in una sala staccata. Sicuramente il fatto che questo concerto è arrivato alla fine di un weekend di tre giorni non ha aiutato il morale e le luci che continuavano a spararci in faccia mi risultavano oltremodo fastidiose.

L’atmosfera era strana, non ho avuto l’impressione di stare assistendo ad un gruppo “famoso”. L’aspetto dei fratelli Kirkwood, unici due reduci degli antichi fasti (il batterista era un ragazzino noleggiato per l’occasione) era veramente pietoso, le canzoni non erano ben scritte, gli strumenti non ben suonati e le canzoni non ben cantate. Diciamo che la qualità dell’insieme, quando si parla di musica, non è la semplice sommatoria degli elementi, ma qui purtroppo la matematica veniva rigorosamente e impietosamente applicata.

Meat Puppets: live @ Garage, Londra

Dopo uno strumentale di riscaldamento e un pezzo abbastanza blando ecco che arriva Plateau. Il pubblico si riscalda, alcuni giovanetti smettono di assediare il povero Noel Fielding e vanno a pogare. Il pezzo scorre abbastanza piacevolmente fino all’assolo quando Curt Kirkwood si accorge che il delay è settato male, si ferma, aggiusta il pedale e riprende.

Da lì in poi si alternano pezzi acidi e un po’ confusi e altri pezzi country rock, apparententemente (o forse veramente) a caso. I Meat Puppets non sono un granché come intrattenitori, un po’ di grida dal pubblico, rispondono, non capisco bene che succede. Tra un pezzo e l’altro si fermano, luci bianche sul palco e luci fortissime, giuro, peggio che guardare dritto il sole ad agosto, sparate sulle nostre retine. La fine di ogni pezzo sembra la fine del concerto, sensazione evidenziata dalla gente che pian piano se ne va, verso il bar sul retro.

Finalmente un’altro pezzo del famoso unplugged, Oh Me, anche questo rovinato dal solo dove Curt non si accorge di non avere messo la distorsione e ce la butta a caso dopo le prime note. E così si trascina avanti il concerto, tra un pezzo country e l’altro questa volta ne suonano anche un paio carini, fino al finale con Lake of Fire.

Non so se l’entusiasmo li ha sopraffatti un po’, o la voglia di far suonare la canzone più vicino all’originale e più distante dalla famosa cover. La partenza urlata sguaiatamente monotona affonda a metà strofa, dove la voce muore e l’emaciato Cris, in lotta per tutto il concerto con i volumi del basso e un’invecchiamento preoccupantemente rapido, cerca di mettere una pezza al fratello. Anche il ritornello viene mancato perchè in un momento chitarristico in mezzo al palco si dimenticano di tornare al microfono in tempo. Ce ne andiamo sull’ultimo accordo mentre Takeshi rimane stoicamente fino alla fine. Come dice Virgilio questi senza i Nirvana ora sarebbero a lavorare.

Un concerto insipido, senza pretese e col sapore di essere stata organizzata alla buona come una festa di liceo. This is grunge for you.


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