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MEDÈA: Il potere di vita e di morte

Creato il 09 novembre 2014 da Tanogabo @Otello35282552

Ai nostri occhi, l’uomo è il derivato più nobile che la NATURA abbia potuto partorire. Siamo frutto dell’equilibrio raggiunto dalle FORZE CONTRASTANTI della nostra genitrice. Un frutto, miscela di ANIMA e CORPO, apparentemente perfetto, ma sostanzialmente RELATIVAMENTE IMPERFETTO.
Siamo degli esseri AMBIVALENTI e, particolarmente ambivalente è il SENTIMENTO MATERNO. Un sentimento, che, fin dalla notte dei tempi, è stato relegato nella SFERA DEL SACRO, una sacralità fortemente consolidatasi negli ultimi duemila anni, tanto che ancora oggi, nonostante l’evoluzione delle nostre conoscenze, abbiamo paura di sfiorarlo e di analizzarlo nella sua interezza.
Una carenza che estende UN’OMBRA SULLA NOSTRA CULTURA, e, di fatto, non ci consente di conoscere noi stessi e la POTENZA DEL NOSTRO INCONSCIO PIÙ PROFONDO.

Infatti, la nostra cultura, storicamente, ci ha educati a DISTINGUERE il BENE dal MALE, trascurando volutamente il concetto di AMBIVALENZA, che è all’origine di ogni Essere umano. Da qui, ne discende la retorica dei buoni sentimenti, l’ipocrita affermazione del pietismo il becero sentimentalismo, che, inevitabilmente, ci conducono al giudizio superficiale e affrettato di CONDANNA o di ASSOLUZIONE.

E, INVECE, NON È COSÌ. Non lo è soprattutto per la DONNA, che sente dentro il suo Sé più profondo, mai indirizzato verso il cammino della coscienza, di essere L’UNICA DETENTRICE DEL POTERE DI VITA E DI MORTE.
Questa impostazione fondante il nostro ragionamento, ovviamente appena significata, ci ha spinto a ripescare nella memoria la Medèa di Euripide, il primo classico che, in maniera determinante ed inequivocabile, sottopone all’analisi del pensiero umano questa tematica, e, che per questo motivo, essendo sempre vivo, è riuscito a sforare il muro dell’oblio.

scritto da Aquila BiancaeNera (MEDÈA: IL POTERE DI VITA E DI MORTE)

Medea_Delacroix

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La trama della Medèa di Euripide (tratta daWikipedia)

La scena si svolge a Corinto, dove Medea, suo marito Giasone ed i loro due figli vivono tranquillamente. La donna ha aiutato il marito nell’impresa del Vello d’oro, abbandonando così il proprio padre, Eeta.
Dopo dieci anni, però, Creonte, re della città, vuole dare sua figlia Creusa in sposa a Giasone, dando così a quest’ultimo la possibilità di successione al trono. Giasone accetta, abbandonando così sua moglie Medea.
Vista l’indifferenza di Giasone, malgrado la disperazione della donna, Medea medita una tremenda vendetta.
Fingendosi rassegnata, manda in dono un mantello alla giovane Creusa, la quale, non sapendo che il dono è pieno di veleno, lo indossa per poi morirne fra dolori strazianti. Il padre Creonte, corso in aiuto, tocca anch’egli il mantello, morendo.
Ma la vendetta di Medea non finisce qui. Per assicurarsi che Giasone non abbia discendenza, uccide i figli avuti con lui, condannandolo all’infelicità perpetua.

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Nel corso dei secoli ci sono stati molti autori che si sono cimentati con il dramma di Euripide, creandone versioni diverse, a seconda del momento culturale in cui sono state scritte.
Nella letteratura latina furono scritte molte opere su questo argomento, ma solo una è giunta intera ai nostri giorni, la Medea di Seneca.
Anche Ovidio, fra il 12 a.C. e l’8 a.C., ne scrive una sua versione, andata però perduta: si dice che abbia avuto molto successo.
Interessante notare che anche Valerio Flacco, autore latino lodato da Quintiliano, nella sua opera “Argonautica” (incompiuta) si cimenterà con il personaggio di Medea che però risente di influssi senecani e virgiliani ispirandosi anche alla figure di Didone.
Alcuni frammenti delle tragedie di Ennio riguardano una Medea.
Tocca poi a Franz Grillparzer, nel 1821, darne un’altra interpretazione, che pone l’accento più sul fato e le circostanze avverse che spingono la donna ad agire, mentre nel 1949 Corrado Alvaro, nella sua Lunga notte di Medea, pone l’accento sul fatto che Medea è un’estranea in una comunità chiusa, e quindi si sente aggredita e discriminata.

La pagina completa in: http://www.tanogabo.it/Medea.htm


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