Mariana è un architetto che non ha mai esercitato e ha finito per allestire vetrine per negozi di abbigliamento spersonalizzandosi a tal punto che si sente un po' come i manichini che veste.
Vivono uno accanto all'altra ma non si sono mai visti, per colpa di un muro che divide le loro vite.
Un muro che viene chiamato medianera.
Le medianeras sono quei muri laterali ciechi , che non si dovrebbero vedere incastrati come sono tra un palazzo e l'altro, quei muri che sono lasciati allo stato grezzo, tanto sono destinati a rimanere invisibili.
E se, come la voce off di Mariana ci racconta all'inizio del film lo sviluppo architettonico e urbanistico di una città è legato a chi ci abita, allora Buenos Aires con tutta quella crescita disordinata e senza controllo sta messa proprio male.
Le medianeras sono un'efficace metafora delle esistenze al margine di Martin e Mariana.
Lui è praticamente un hikikomori chiuso nella sua stanza circondato da Mac che usa per il lavoro di web designer (oltre che per tutto il resto) e soffre maledettamente a portare fuori il suo cane a tal punto che noleggia una dogsitter alienata quanto lui con cui intraprende un aborto di storiella sentimentale condita da sesso non particolarmente appagante. Meglio quello virtuale per uno la cui filosofia di sopravvivenza (vivere è una parola un po'troppo grossa per descrivere il suo stato biologico) è mediata, filtrata attraverso internet.
Mariana è architetto che non ha mai progettato nemmeno un box doccia ma che si è riciclata come allestitrice di vetrine. E'claustrofobica, detesta gli ascensori e concede appuntamenti ad uomini solo per sentirsi desiderata.
Ascoltano la stessa musica e piangono sulle immagini di Manhattan di Woody Allen.
Ambedue pensano che aprire una finestra nella loro medianera sia come affacciarsi alla luce del mondo.
Entrambi si cercano ma non sanno l'uno dell'esistenza dell'altra.
E se Medianeras è una commedia sentimentale ( e lo è ) sappiamo benissimo come andrà a finire.
Tutto sta a vedere il come, quando scoccherà la scintilla, quando ci sarà il bacio che ti fa sentire le campane o lo sguardo che ti fa innamorare fin dal primo momento.
Eppure l'esordio di Gustavo Taretto nel lungometraggio non sceglie facili scorciatoie ma opta per un linguaggio registico giovane e vivace, per uno stile sbarazzino eppure pensoso in cui la voce off non sputa sentenze come di solito succede ma porge su un piatto d'argento riflessioni affatto banali come quella tra la crescita di una città e il calo delle relazioni interpersonali.
Ognuno è come un 'ape nella sua celletta d'alveare, gli appartamenti sono chiamati scatole di scarpe, gli uni accatastati sugli altri.
E per fare questo usa anche dei fumetti.
Medianeras si situa in quella zona compresa tra le lacrime versate su Manhattan e i sorrisi regalati da 500 giorni insieme ( di cui ricorda la vivacità di linguaggio), quella zona occupata anche dal piccolo cult coreano Castaway on themoon, storia di un isolamento forzato e di uno volontario che si annullano vicendevolemente.
Medianeras è il ritratto di due adorabili sociopatici in un mondo impazzito, stracolmo di manie come quella di contare le vasche percorse in piscina mettendosi ordinatamente in fila indiana.
Martin e Mariana cercano qualcuno che vada oltre i siti e le chat che frequentano.
Cercano uno scopo per vivere.
Bravissimi i protagonisti: lo stralunato Javier Drolas e la bellissima Pilar Lopez de Ayala hanno le facce giuste per colorare questa storia d'alienazione e solitudine ostinata.
Ma stavolta il lieto fine è d'obbligo.
Un film delizioso che ci ha messo solo tre anni per arrivare nelle sale italiane.
PERCHE' SI : tra Allen e la commedia sentimentale indie, ricco di riflessioni non banale, due bravissimi protagonisti.
PERCHE' NO . qualcuno sopporterà poco la voce off, astenersi cinici e chi sopporta poco i lieti fine.( VOTO : 8 / 10 )