Del resto come dubitarne, visto l' incredibile sviluppo di tecnologie applicate in medicina? E' soprattutto in campo diagnostico che si è assistito ad un sempre più massiccio utilizzo delle stesse, dato l' assurdo numero di esami clinici, molti dei quali superflui o inutili, che i medici spesso prescrivono al solo scopo di cautelarsi da possibili cause giudiziarie per danni da parte dei loro pazienti (diventate più che mai frequenti) e allo stesso tempo impinguare il baraccone della Sanità.
E' un fenomeno ormai generalizzato che il dr. Mastrangelo non manca di analizzare approfonditamente nel suo già citato "Il Tradimento di Ippocrate" e che nasconde altri aspetti negativi che la dicono lunga sulla reale affidabilità dei criteri diagnostici adottati. La tecnologia che ha gradualmente soppiantato l' antica arte della diagnosi, la semeiotica (che consiste nel saper interpretare i sintomi del paziente esaminato attraverso l' osservazione, la palpazione e l' anamnesi) ha disumanizzato la pratica medica riducendo ai minimi termini il rapporto medico/paziente nell' illusione che maggiori strumenti tecnologici possano fornire più informazioni utili al fine della diagnosi.
In realtà è doveroso far notare che quello che sembra un vantaggio è inficiato da due premesse fondamentali errate, e cioè 1°) che sia possibile formulare una corretta diagnosi dai dati a disposizione senza preoccuparsi più di tanto del loro contesto e 2°) dare per scontato cosa si intende per "normale" e per "patologico".
Nel primo caso i tanti dati che la moderna tecnologia può fornire possono addirittura confondere più facilmente il medico, la cui formazione accademica non gli fornisce quella visione d' insieme e quegli strumenti necessari ad una loro corretta interpretazione, considerato anche che all' aumentare del numero delle analisi corrisponde statisticamente una maggiore probabilità che qualcuna fornisca dati alterati (rispetto a determinati standard) senza tuttavia rivestire una valenza patologica.
E per spiegarmi meglio vengo subito al secondo punto:
Per la medicina "scientifica" che, basandosi esclusivamente su analisi ed astrazioni, è portata ad omologare tutto, il concetto di normalità è di solito un dato statistico, svincolato però da qualsiasi significato clinico. Un soggetto, ad esempio, può avere la pressione al di sotto o al di sopra dei valori fisiologici medi per la popolazione di appartenenza, che tuttavia per la sua costituzione può risultare appropriata, mentre per un altro di ben diversa costituzione un valore che rientri nella normalità statistica può avere un significato del tutto diverso e rivelare una condizione anomala. Le conseguenze per quanto riguarda l' intervento medico sono ovviamente facilmente immaginabili.
E' significativo che la sempre più evidente incompatibilità tra la tendenza all' omologazione e l' esigenza di rispettare l' individualità del paziente ha fatto sì che persino nell' ambito della medicina "ortodossa" si sentisse l' esigenza di introdurre nel campo della ricerca due nuove branche, la farmacogenetica e la farmacogenomica, che studiano come la risposta alla somministrazione dei vari farmaci possa variare a seconda delle caratteristiche personali del soggetto considerato.
Come si può capire, la medicina moderna arriva solo oggi a scoprire ciò che si sa fin dall' antichità, riconoscendo implicitamente e formalizzando quei concetti propri a tutte le medicine etichettate come "alternative" (omeopatia in testa).
Già, come se la sola medicina possibile, l' unica degna di tale nome fosse quella che si insegna nelle nostre università e tutte le altre, vecchie magari di millenni, fossero retaggio di antiche superstizioni. E in effetti l' arroganza di chi la rappresenta ha sempre fatto di tutto per farcelo credere, screditando sistematicamente tutto ciò che non rientra negli angusti limiti del suo paradigma.
E' l' atteggiamento tipico (non più sostenibile, ma che fa evidentemente comodo) dello scientismo che, stigmatizzando le medicine alternative come "non scientifiche", contraddice proprio quei principi che vorrebbe difendere. I postulati del cosiddetto metodo scientifico cartesiano, su cui si fonda la medicina ufficiale, sono stati infatti invalidati dalla fisica quantistica, che ne ha dimostrato tutti i limiti, come ha spiegato dettagliatamente il noto fisico nucleare Fritjof Capra nei suoi saggi di filosofia della scienza (ormai dei classici tradotti in molte lingue), sottolineandone tutte le importanti implicazioni pratiche in tutti i campi culturali (concetto del resto ripreso e sostenuto con vigore da altri prestigiosi scienziati, come Gregg Braden e Bruce Lipton).
Perciò chiunque voglia rivendicare una presunta superiorità intellettuale della medicina moderna rispetto alle altre "non scientifiche" paradossalmente dimostra per primo di non essere "scientifico".
C'è da precisare poi che i più grandi scienziati della storia erano anche filosofi, a cominciare da Cartesio, ma anche Pitagora, Leonardo, Galileo, Newton e perfino Einstein. Non è infatti possibile separare nettamente la scienza dalla filosofia, perchè qualsiasi linea di pensiero si sviluppa sempre da determinati presupposti che sono sempre di natura folosofica. Come dimostra del resto lo stesso metodo scientifico moderno, che deve le sue origini proprio alla filosofia cartesiana.
A tutto questo bisogna aggiungere che non tutto ciò che risulta dimostrato secondo i criteri universalmente accettati come scientifici viene poi riconosciuto a livello ufficiale o lo si tiene in pratica nella dovuta considerazione. Succede spesso quando si tratta di concetti rivoluzionari o che vanno contro gli interessi del sistema e il dr. Mastrangelo ce ne fornisce diversi esempi, come quello davvero eclatante del dr. Peter Duesberg, virologo n. 1 al mondo noto come il maggiore dissidente della teoria ufficiale sull' AIDS e per questo emarginato e screditato pubblicamente dalla comunità scientifica.
Non posso dilungarmi oltre per ovvi motivi, posso solo rimandare ai due libri già citati nel precedente post (che sviluppano e aggiungono molto altro a quanto io ho solo accennato), sottolineando quelle che a me sembrano di primo acchito le principali differenze tra quello di Mastrangelo, "Il Tradimento di Ippocrate" e "Il Potere Occulto dell' Industria della Sanità" di recente pubblicazione.
Entrambi molto completi ed estremamente interessanti, il primo si concentra di più ad analizzare e criticare gli aspetti scientifici e i fondamenti della pratica medica, dissacrando il mito dell' infallibilità della scienza medica, soffermandosi ad esempio a considerare le gravi conseguenze presenti e future del dissennato uso degli antibiotici, come pure condannando la chemioterapia nella cura dei tumori, essendo del tutto evidente la sua tossicità.
Il secondo invece è incentrato più sugli aspetti politico-istituzionali, specificando dettagliatamente le trame internazionali tra multinazionali-istituzioni-organizzazioni non governative-media, come si controlla la ricerca, le pubblicazioni specialistiche e la diffusione di informazioni scientifiche sui media.
Voglio ricordare che anch'io nel mio piccolo ho scritto qualcosa nei miei due articoli su Big Pharma.
Non potrei chiudere questo post senza ricordare i due pionieri della critica al sistema sanitario: il dr. Robert Mendelsohn, e Ivan Illich.
Il primo è stato un pediatra americano plurititolato noto per le sue feroci critiche, nonchè per il suo spiccato umorismo che spesso e volentieri assumeva toni sarcastici nelle sue invettive contro la Medicina Ufficiale. Come quando in una conferenza del 1979 paragonava la medicina moderna ad una religione (che, come ogni religione che si rispetti, ha i suoi dogmi) e il sistema sanitario ad una Chiesa, che si allea con lo Stato per imporre i suoi sacramenti (vaccinazioni), che conduce l' Inquisizione contro gli eretici (medicine alternative) e lava il peccato originale col battesimo, che consiste nell' obbligo di instillare gocce di pericoloso nitrato d' argento negli occhi di tutti i neonati, dando per scontato che ogni madre abbia la gonorrea.
Concludo con una massima di Ivan Illich, scrittore, storico, pedagogista e filosofo austriaco, che riassume tutto quanto è stato detto qui (lui però l' aveva già capito negli anni '70) :
"La medicina moderna è la negazione della salute. Essa non è organizzata per servire la salute dell' uomo, ma soltanto sè stessa come istituzione. Essa fa ammalare più gente di quanta ne curi." Michele Nardella
Il Potere Occulto dell'Industria della Sanità
Conosci i veri obiettivi della medicina ufficiale? La verità sul sistema di controllo delle case farmaceutiche
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Il Tradimento di Ippocrate
La medicina degli affari
Domenico Mastrangelo
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