Nel suo ambulatorio, come in molti altri, le storie si assomigliano tutte: pazienti divisi fra i tempi d'attesa infiniti della sanità pubblica e il ricorso a visite specialistiche private che per molte persone sono ormai diventate un lusso.
Così Claudio Sacilotto, otorinolaringoiatra 61enne con tre studi fra le province di Pordenone e Udine, potrebbe essere il primo a giocare la carta delle liberalizzazioni e dell'abolizione dei minimi tariffari: visite specialistiche a 50 euro - al costo cioè di una prestazione del servizio pubblico - anziché 120.
Almeno in via sperimentale, per valutare la sostenibilità dell'operazione per i conti dell'attività professionale. Per i pazienti, l'opportunità di scegliere fra pubblico e privato e di ridurre i tempi di attesa senza essere condizionati dall'aspetto economico, ma le incognite non mancano: dalla possibilità appunto, per il medico, di mantenere un adeguato margine di guadagno ai rischi che può comportare, per un settore delicato come la sanità, l'adeguamento a logiche di mercato.
Sacilotto ha sollevato la questione con una lettera indirizzata all'Ordine dei medici, nella quale chiede un parere sulla praticabilità dell'ipotesi: «Tenuto conto della crisi economica - scrive Sacilotto -, mi rendo conto di quanto possa costare a certe persone una visita in uno studio privato. Sono convinto che la professionalità meriti di essere compensata adeguatamente, ma anche l'equità ha i suoi diritti».
«L'idea mi è venuta - spiega - parlando con pazienti che non sono in grado di pagarsi una visita specialistica. Non voglio fare il buon samaritano ma, se le possibilità economiche medie si sono ridotte, mi sembra giusto che si riducano anche le richieste».
Tenuto conto che una visita con il servizio pubblico costa 36 euro + 10 di ticket sulla ricetta, ha tempi di attesa lunghi e spesso non soddisfa il paziente ma che, d'altra parte, molti oggi non possono permettersi una visita privata, la proposta è quella di introdurre in via sperimentale la tariffa di 50 euro a visita. Resta da valutare, per il professionista, anche l'aspetto fiscale, dal momento che tariffe ridotte di quasi il 60 per cento comprometterebbero la corrispondenza con gli studi di settore. «In quel caso - replica il medico - il Fisco non avrebbe che da fare tutti i controlli del caso. La mia intenzione è quella di non accollare all'utente alcun aggravio rispetto alla prestazione pubblica. Naturalmente non posso perderci, ma se tra qualche mese dovessi constatare che posso raggiungere gli stessi introiti di oggi lavorando il doppio, sono disposto a continuare».
Magazine Attualità
Medico sfida l'ordine :tariffe scontate
Creato il 10 marzo 2012 da BiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiA proposito dell'autore
Biiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii
3793 condivisioni
Vedi il suo profilo
Vedi il suo blog