Quasi tutte le culture del continente eurasiatico, ad esempio, ne hanno sviluppato una forma. Nell’antica India questa pratica era una parte integrante dei percorsi spirituali quali il Vedanta, il Buddismo, il Giainismo e lo Yoga, mentre in Cina, alla fine del primo millennio a.C., divenne popolare la pratica taoista del tso-wang (‘sedersi nell’oblio’)...
GLI EFFETTI DELLA MEDITAZIONE Esistono centinaia di tecniche di meditazione diverse, ma tutte seguono lo stesso principio di base. Lo scopo è acquietare la mente, rallentare il flusso disordinato dei pensieri che la affollano in continuazione fino a farlo scomparire del tutto e poter così sperimentare uno stato di serenità mentale o coscienza pura. Con la meditazione questo si ottiene concentrando la mente, cercando di mantenere fissa l’attenzione su un determinato punto, un determinato oggetto o una determinata immagine. Ogni tecnica di meditazione raccomanda un oggetto diverso di concentrazione: un mantra, la respirazione, un punto all’interno della nostra coscienza, un’immagine pensata o un oggetto reale. Concentrare l’attenzione porta ad acquietare la mente, perché il normale flusso di pensieri è alimentato dall’attenzione che gli dedichiamo. Se concentriamo la nostra attenzione su un altro oggetto, i pensieri si affievoliscono, come un fuoco che si esaurisce. Per essere una pratica così semplice, la meditazione è incredibilmente efficace a vari livelli. Molti studi hanno dimostrato che può procurare enormi benefici fisici: può ridurre il battito cardiaco e la pressione del sangue ed è stata usata con successo per trattare l’ipertensione e le malattie cardiovascolari. Ma, oltre ai benefici fisici, la meditazione procura anche enormi benefici psicologici: porta a ridurre l’ansia e lo stress e può aiutare a sconfiggere l’insonnia, la depressione, l’alcolismo e la tossicodipendenza. Più generalmente, si è scoperto che questa pratica accresce il senso di benessere. Nel 2003, ad esempio, da una ricerca condotta all’Università della California su un gruppo di buddisti che praticavano da molto tempo la meditazione emerse che l’attività della loro amigdala, una ghiandola del cervello collegata alla paura e all’ansia, era molto bassa, e che essi provavano meno confusione, turbamento e rabbia rispetto ad altre persone. Questi benefici sembrano essere superiori a quelli del Prozac, del Valium o di qualsiasi altro farmaco che agisce sull’umore. La meditazione ha anche potenti effetti a livello spirituale a lungo termine. Non si tratta tanto di indurre un cambiamento temporaneo nella coscienza, quanto un cambiamento graduale ma permanente dell’essere. Il suo scopo ultimo è quello di ‘dominare’ la mente-ego, di acquietare in modo permanente il flusso disordinato dei pensieri e di trascendere il nostro normale senso di separatezza e di ‘isolamento dell’ego’. E questo cambiamento, anche se avviene solo fino a un certo livello, è accompagnato da uno ‘spostamento di identità’. Il nostro centro di gravità si sposta dalla mente-ego affollata di pensieri fino a un sé più profondo. Sentiremo che il nostro normale senso dell’‘io’ era in realtà solo il prodotto dei pensieri e dei desideri che affollavano costantemente la nostra mente, ma che sotto questo flusso disordinato di pensieri c’è un altro sé che è più essenzialmente nostro, ed è più forte, più completo. La meditazione può tuttavia certamente produrre forti effetti anche a breve termine: con la meditazione possiamo imparare a tirarci un po’ indietro e osservare da lontano i pensieri e i desideri che si agitano nella nostra mente, di modo che essi non abbiano più molto controllo su di noi. La meditazione ha un effetto di risveglio sia temporaneo sia a lungo termine: a lungo andare può provocare dei cambiamenti permanenti nella struttura e nel funzionamento della psiche. I neuroscienziati hanno recentemente scoperto che la struttura del nostro cervello non è fissa, ma cambia nel corso della vita e hanno coniato per questo fenomeno il termine ‘neuroplasticità’. Nemmeno la psiche è fissa e permanente, ma flessibile, e la meditazione è uno strumento per ristrutturarla. PRATICA MINDFULNESS Come ha fatto presente J. Krishnamurti, uno dei pericoli della meditazione è che si possa isolarla dal resto della nostra vita. Anche la mindfulness è in realtà una forma di meditazione, derivante della tradizione buddista. Significa semplicemente dedicare un’attenzione cosciente a ciò che facciamo e a ciò che ci circonda. Normalmente viviamo in uno stato di ‘estraniazione’, perché la nostra attenzione è immersa in qualche attività o è distratta, oppure concentrata sui pensieri che ci affollano la testa. È abbastanza raro che smettiamo di pensare e di agire e concentriamo realmente la nostra attenzione sul momento presente e sul luogo in cui ci troviamo in quel momento. Essere consapevoli in questo modo presenta molti dei benefici della meditazione. Su base temporanea, comporta un senso di benessere interiore e una consapevolezza dell’essenza e della bellezza del mondo. Anche le azioni più banali, come farsi una doccia o lavarsi i denti, possono diventare piacevoli se fatte in piena coscienza. Anche l’ambiente più noioso può diventare affascinante se lo guardiamo con consapevolezza. E a lungo andare la mindfulness porta ad acquietare i pensieri disturbanti e a indebolire la struttura del nostro ego. Fonte: www.liberidileggere.com