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Megaupload chiude i battenti. La rete insorge, Anonymous attacca l'FBI

Creato il 20 gennaio 2012 da Mikkozzo @iwantafreeland

Megaupload chiude i battenti. La rete insorge, Anonymous attacca l'FBI
Nessuno dorme in questa concitata notte di tumulti informatici e rumors che rimbalzano da un sito all'altro. E' di poco fa la notizia che i procuratori federali della Virginia hanno chiuso quello che è forse il più grande sito di file sharing al mondo, www.megaupload.com (e conseguentemente anche www.megavideo.com), recentemente pubblicizzato sul web dalla lunga clip musicale qui sotto ma in attivo ormai da anni.

Il sito, al 13° posto dei portali più cliccati sul web e catalizzatore, con i suoi 50 milioni di visitatori al giorno, del 5% del traffico complessivo della Rete, è accusato di aver causato all'industria cinematografica 500 milioni di dollari. Le due aziende responsabili del sito, Megaupload Limited e Vestor limited, sono accusate di aver deliberatamente utilizzato una serie di espedienti tecnici per violare le normative sul copyright, tra cui: reindirizzamenti, promozione dei siti con il maggior numero di download per link, eliminazione dietro richiesta dei proprietari di uno solo dei link con l'accesso al file. Attualmente, le autorità hanno bloccato tutti i server delle aziende (525 in Virginia, 630 nei Paesi Bassi più altri sparsi per il mondo) e hanno arrestato quattro dei sette componenti della Megaupload S.p.A., tra cui il suo fondatore, Kim Schmitz (in arte Kim Dotcom). E l'offensiva rischia di estendersi a molti altri siti di upload e sharing.
Quest'autentica azione di rappresaglia avviene a due giorni dalla "serrata" di Wikipedia, l'enciclopedia online, che per protesta al SOPA (Stop Online Piracy Act) e al PIPA (Protect IP Act) ha oscurato i suoi contenuti. Queste ultime due sono delle proposte di legge attualmente in discussione in America che, se approvate, permetterebbero a chi detiene il copyright di prodotti presenti in formato multimediale (film, musica, libri, ecc.) di agire concretamente contro siti che li diffondono in modo non autorizzato. L'azione, tuttavia, si estenderebbe anche a quei siti che consentirebbero un accesso a questo tipo di siti, come i motori di ricerca. L'azione combinata delle due leggi renderebbe, di fatto, lo streaming di contenuti tutelati da copyright un reato. Numerosissime le sfumature interpretative della legge e le sue possibili ripercussioni sul mondo libero del web, motivo per cui la Rete è insorta dichiarando a rischio la propria libertà.
Le risposte, infatti, sia alle due proposte di legge che alla chiusura di MegaUpload, non si sono fatte attendere: Mozilla, TwitPic, Redhat, il collettivo Anonymus e il popolare blog BoingBoing dello scrittore Cory Doctorow si sono mobilitati contro questa proposta, spalleggiati, sia dalla posizione moderata del Ceo di Twitter, Dick Costolo, che, nientemeno, dalla Casa Bianca, che ha affermato: «Sebbene riteniamo che la pirateria online sia una problema grave che necessiti di una seria risposta legislativa, non sosterremo leggi che riducono la libertà di espressione, aumentano il rischio in materia di cyber-sicurezza o minano il dinamismo e l’innovazione di internet a livello mondiale». Nel frattempo, stanotte gli hacker di Anonymous hanno scatenato un contrattacco letale contro i siti justice.gov, universalmusic.com, riaa.com, copyright.com, attualmente non visibili. Dal loro canale twitter, minuto dopo minuto, gli hacker annunciano i siti attaccati, che immediatamente dopo non sono più accessibili. Ultima vittima risalente a poco fa, i siti www.fbi.com e www.fbi.gov. Queste le parole con cui Anonymous si presenta "We are the voice of the voiceless. We are the hope for the hopeless. Expect us", annunciando l'adesione di 122 proteste attive contro le 31 di ieri. E nel frattempo, come provocazione, compare una nuova pagina, megaupload.bz, che annuncia il ritorno del celebre sito. Eccola:
Megaupload chiude i battenti. La rete insorge, Anonymous attacca l'FBI
E' un duro braccio di ferro che non sappiamo come si concluderà. Certo è che, la situazione va ponderata con calma. Non sono perseguibili, infatti, né la strada di una liberalizzazione totale dei contenuti protetti da copyright sul web né di una censura forzata, che peggiorerebbe le cose e non terrebbe conto del fatto che un'altissima percentuale degli utenti che scaricano o guardano film in streaming non comprerebbero comunque quei prodotti. E' certo, inoltre, che negli ultimi anni il fenomeno di sharing e streaming ha assunto proporzioni globali e modificato la fruizione dei contenuti multimediali, rendendo possibile una condivisione un tempo impensabile. Opporsi a questo fenomeno sarebbe come nuotare contro un fiume in piena, mettendo in crisi, peraltro, un fiorente mercato dell'elettronica che, implicitamente, è fiorito proprio grazie alla presenza del download pirata.
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