Megaupload ed il cugino Megavideo hanno chiuso i battenti circa 4 ore fa. Anzi no, non hanno chiuso i battenti, bensì sono stati oscurati. E’ questo la “notizia che fa più notizia” in rete, tanto da organizzare in pochi minuti un “lutto internettiano di 72 minuti” (occhio all’hashtag #opmegavideo su Twitter), in cui il popolo della rete ha rispettato un silenzio a dir poco surreale e religioso. In un periodo in cui qualcosa sta cambiando ed in cui il rispetto dei diritti d’autore è un argomento sociale e giuridico di attualità la notizia arriva quasi come un fulmine a ciel sereno. E dico quasi perchè, con i tempi che corrono, le operazioni di recupero crediti sfidano qualunque forza avversa.
Dal comunicato ufficiale dell’FBI (a cui sono riuscita ad accedere soltanto tramite la cache di Google, visto che Anonymous ci ha messo lo zampino…) si legge la cosa seguente:
This action is among the largest criminal copyright cases ever brought by the United States and directly targets the misuse of a public content storage and distribution site to commit and facilitate intellectual property crime.
The individuals and two corporations—Megaupload Limited and Vestor Limited—were indicted by a grand jury in the Eastern District of Virginia on Jan. 5, 2012, and charged with engaging in a racketeering conspiracy, conspiring to commit copyright infringement, conspiring to commit money laundering, and two substantive counts of criminal copyright infringement. The individuals each face a maximum penalty of 20 years in prison on the charge of conspiracy to commit racketeering, five years in prison on the charge of conspiracy to commit copyright infringement, 20 years in prison on the charge of conspiracy to commit money laundering, and five years in prison on each of the substantive charges of criminal copyright infringement.
Riassumendo, quindi, le accuse contro l’amministratore delegato ed i manutentori vari di Megaupload sono, in linea di massima: traffico di materiale illecito (20 anni di carcere), istigazione all’infrazione di copyright (5 anni), infrazione di copyright stessa (5 anni), istigazione al racket (5 anni), riciclaggio di denaro (20 anni) e detenzione di materiale illecito (5 anni).
I mandati sono scattati ieri, direttamente dal Gran Jurì dell’Arizona (che sottolino essere uno degli stati americani), ai danni di:
- Kim Dotcom (Schmitz o, ancora, Kimble), 38 anni,fondatore e amministratore delegato di Megaupload LTD, arrestato in Nuova Zelanda;
- Kim Tim Jim Vestor, 37 anni, affiliato a Dotcom tramite la Vestor LTD;
- Finn Batato, 38 anni, amministratore dell’area marketing;
- Julius Bencko, 35 anni, grafico;
- Sven Echternach, 39 anni, capo dell’area sviluppo business;
- Mathias Ortmann, 40 anni, CTO, co-fondatore e direttore;
- Andrus Nomm, 32 anni, programmatore e capo della direzione sviluppo software;
- Bram van der Kolk – Bramos, 29 anni, programmatore e gestore della rete affiliata ai siti Mega;
Come avrete capito tutte queste persone resteranno al fresco dai 5 ai 20 anni, e notizia al momento certa è che per Dotcom sarà chiesto il massimo imputabile. I danni arrecati sono pari a circa mezzo miliardo di dollari, ed il capitale dell’azienda (o, almeno, quello che era il capitale) è stimato essere circa 175 milioni di dollari.
Brutto colpo per il popolo della rete, che si vede togliere tutto d’un tratto una delle risorse più utilizzate in quello che è l’ambito del filesharing. Senza contare, poi, che Megaupload e Megavideo (servizi che vi ricordo essere legali se usati in maniera appropriata) prevedono anche un meccanismo di accounting “Premium”, per il quale gli utenti – al costo di una cifra piuttosto modesta – avrebbero potuto accedere in maniera illimitata, in banda e contenuti, all’archivio dei contenuti. Gli utenti premium si chiedono se verranno giustamente in qualche modo rimborsati (cosa di cui, lasciatemelo dire, dubito fortemente).
Tante sono le voci che gridano al complotto, e l’80% dei web-surfers pensa che la catena di arresti – e la conseguente chiusura di Megaupload e Megavideo - non siano esattamente casuali, considerando che sono arrivati esattamente un giorno dopo le catene di protesta anti-SOPA/PIPA.
Gli hackers di Anonymous, dal canto loro, non hanno preso affatto bene la cosa: sono infatti stati presi di mira (e tirati giù come la pioggia, tramite una serie di attacchi Denial-Of-Service decisamente accurati) siti quali, ad esempio, MPAA.org, FBI.gov, DOJ.org, RIAA.org, Whiteouse.gov, Justice.gov, Copyright.gov ed Universalmusic.com. Senza parlare del deface del sito relativo al dipartimento di giustizia dello Utah.
Inoltre di recente (parliamo di Dicembre 2011) l’azienda Megaupload aveva aperto una controversia proprio contro la Universal, poichè quest’ultima abusando di diritti d’ufficio aveva imposto a Youtube la rimozione di video relativi ad artisti che, in qualche modo, pubblicizzassero Megaupload. Ecco una parte del comunicato (si ringrazia newspedia per la traduzione) degli Anonymous:
Andate su ogni rete IRC, su tutti i social network, in ogni community on-line e dite a tutti l’atrocità che sta per essere commessa. Se protestare non sarà abbastanza, gli Stati Uniti dovranno vedere che siamo davvero una legione e noi dovremo unirci come una sola forza opponendoci a questo tentativo di censurare Internet ancora una volta, e nel frattempo scoraggiare tutti gli altri governi dal tentare ancora. Noi siamo Anonymous. Noi siamo una legione. Non perdoniamo la censura. Non dimentichiamo la negazione dei nostri diritti come esseri umani liberi. Questo è per il governo degli Stati Uniti. Dovevate aspettarvi la nostra reazione.
Ecco il video con l’annuncio integrale (in lingua inglese):
E dopo SOPA e PIPA diciamo anche addio ai servizi MEGA. Cosa dovrà succedere ancora?