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MEGLIO MAI CHE TARDI di Luca Goldoni

Creato il 25 luglio 2011 da Paolo Franchini

MEGLIO MAI CHE TARDI di Luca GoldoniLuca Goldoni racconta l’Italia del “Meglio mai che tardi” nella sua (quasi) autobiografia di giornalista di lungo corso.

Può un giornalista scrivere un’autobiografia? “Al massimo una ‘quasi’ biografia” è la risposta di Luca Goldoni, veterano del giornalismo italiano, “perché nel nostro mestiere si narrano anche le vite degli altri, così inevitabilmente nei ricordi si intreccia il privato con la storia collettiva”.

Una “quasi” autobiografia è dunque “Meglio mai che tardi” (Mursia, pagg. 224 euro 15,00) in libreria in questi giorni in cui Goldoni racconta di sé, dei suoi ricordi, ma soprattutto di un Paese, il nostro, perennemente sull’orlo di una crisi di nervi.

Meglio mai che tardi è un titolo che prende vita dai luoghi comuni che ciascuno di noi si trova a ripetere o ad ascoltare amplificati come un mantra dai media.

Meglio tardi che mai è una frase ricorrente che pare adattarsi a tutto: alle carceri incivili, alla legge anticorruzione ibernata in un cassetto, al Mose di Venezia, al processo lungo e a tutte le altre voci di una lista infinita di cose che si dovrebbero cambiare e non cambiano mai. Ed ecco allora il provocatorio appello di Goldoni: “se il meglio tardi provoca nei cittadini assuefazione, resa, anestesia totale, il ‘meglio mai’ significa: preferisco incazzarmi subito che aspettare un tardi che svanisce all’orizzonte.”

Sull’onda dei ricordi Goldoni passa in rassegna decenni di storia italiana, dalla caduta del fascismo alla seconda Repubblica, e una galleria di personaggi, famosi e non, incontrati nel corso della sua carriera: dai grandi artisti come Luciano Pavarotti, ai mostri sacri del giornalismo come Oriana Fallaci o Indro Montanelli, incontrato per la prima volta a 19 anni durante il Giro d’Italia, vent’anni dopo si ritrovano al Corriere e Indro lo rimbrotta per la sua scrittura troppo spiritosa: “Scoprirai sulla tua pelle che gli italiani sono un popolo di barzellettieri ma sono tetragoni all’ironia”.

Maestro del genere “intervista immaginaria” con il quale ha fornito fulminanti ritratti di potenti, Goldoni riuscì anche a essere smentito da Bettino Craxi che appunto non gradì l’intervista (mai rilasciata) in cui si dava conto del congresso del 1980.

Il decano del giornalismo italiano ripercorre attraverso la sua vita anche i tic di un popolo che osserva da decenni ora con bonaria comprensione, ora con sferzante sarcasmo e così l’autobiografia diventa il ritratto di tutti noi, dei nostri difetti e delle nostre virtù.

Luca Goldoni, nato a Parma, scrive per «il Resto del Carlino», «Il Giorno» e «La Nazione». La sua pagina di costume esce su QN la domenica con il titolo «Il caffè di Goldoni». Pubblica inoltre elzeviri sulla terza pagina del «Corriere della Sera». Dalle analisi sul nostro Paese nascono i suoi libri di maggior successo, da Cioè a Lei mi insegna, da Non ho parole a Vai tranquillo, ai più recenti Appena ieri e Chiaro e tondo. Con Mursia ha pubblicato Asino che sei (2010).


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