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Questo ragazzo si chiama Hani. Sono due anni che con la sua telecamerina documenta l'insurrezione in Siria. Dal suo punto di vista, che è quello di uno che crede nella rivoluzione, nella necessità di spazzare via il regime. La maggior parte delle immagini che arrivano alle televisioni occidentali (e non soltanto) dalla Siria, sono girate da ragazzi come questo. Hani si sta guardando allo specchietto: lo specchietto laterale di un'automobile. Se devi morire oggi, meglio morire pettinato. Sono giovani, gli andrebbe di fare quello che fanno i giovani nel resto del mondo (non tutto, si capisce). Eppure quelle immagini che questi ragazzi ci inviano, la stampa ufficiale continua a etichettarle così: "non possiamo verificare l'autenticità di questi documenti". Uuuhhh. Sento puzza di ipocrisia. Basterebbe dire: "queste immagini sono girate da qualcuno che aderisce alla rivoluzione". Le bombe e i mortai restano bombe e mortai comunque. Sono immagini autentiche, anche senza l'ISO occidentale stampato sopra. Mostrano, soltanto, una parte del tutto. Ma la mostrano. Non mi stancherò mai di ripeterlo: se volete verificarle, andateci di persona. Hani mi ha detto una cosa importante: vorrebbe inviare tutta la sua documentazione sulle bombe, sui morti, sui feriti, sulle case a pezzi, sulla vita sospesa alla Commissione d'inchiesta per i crimini in Siria dell'ONU. Se qualcuno della commissione mi legge, mi contatti pure, fornirò l'indirizzo del ragazzo. Stanno facendo, lui e gli altri, un grande lavoro, anche se parziale, svolto dalla loro parte del fronte. Ma è importante. La stampa occidentale li snobba. Il mio invito è a prenderli sul serio, invito rivolto anche alla commissione ONU. Niente riflettori, okay, niente alberghi con la moquette, niente conferenze stampa, niente studi TV. Eppure, l'esperienza di un archivio tenuto insieme da una precisa e oggettiva ostinazione. Vuoi mettere?Magazine Società
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