Melania Rea, un testimone: il silenzio delle Casermette
I segni sul cadavere di Melania Rea, si sa, sono una svastica e un altro simbolo scolpito nella carne con un coltello, sembra essere una L. La L corrisponderebbe con il nome di Ludovica Perrone, la soldatessa che pare sia stata per molti mesi l’amante di Parolisi.
Gli inquirenti parlano di scempio sul corpo della giovane vittima, che nulla ha potuto fare per evitare la morte, evidentemente sopraffatta dal suo o dai suoi carnefici. I quali, oltre ai tagli (di cui si era già parlato ad inizio indagini), le hanno inferto numerose coltellate molte ore dopo la sua morte, addirittura un giorno dopo. Inoltre la siringa quella posta sotto il seno è una classica siringa da insulina ma contiene eroina, forse a quanto dicono gli investigatori anche questa come la L è qualcosa fatta per depistare, difficile credere che siano delle firme.Melania nel bosco delle Casermette è morta dissanguata, ma nulla sembra aver turbato, così dice chi lo ha visto, il suo bel viso, quasi marmoreo. Da quanto si evince Melania è morta con il viso verso l’alto, come ad ammirare gli alti pini. Due sono stati i colpi letali: uno al fegato, l’altro al polmone. Prima di accoltellarla, però, l’omicida ha cercato di colpirla alla gola, causandole solo qualche ferita: da qui un breve inseguimento, e le ferite mortali. Intanto sembra che Parolisi, non solo con una telefonata ma anche mentre accompagnava il feretro di Melania Carmela Rea, avesse parlato con la sorella quasi svelandone il movente.
«C’e qualcosa di brutto nella caserma. Mi dispiace che ci ha rimesso Melania».
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