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Memoria corta, dramma lungo

Creato il 25 ottobre 2010 da Antonio_montanari

Ha ragione Giovanni Bianconi a definire l'Italia un Paese dalla memoria corta (CorSera, 23.10) a proposito del processo per la strage di Brescia, 28 maggio 1974, con 8 morti e 94 feriti.
La vicenda giudiziaria ancora aperta dopo 36 anni, dimostra un aspetto inquietante. Lo illustra a Bianconi l'avv. Michele Bontempi, anni 37, figlio di uno dei feriti, e legale per il padre ed alcune famiglie degli uccisi: sono emersi "depistaggi da parte dei servizi segreti".
A cui va aggiunta "una rete di protezione pronta a scattare in qualunque momento e in qualunque luogo". Ne ha parlato un giudice istruttore.
Bianconi aggiunge: nello stesso 1974 ci sono state informative dei servizi "dalle quali traspariva già il ruolo di alcuni ambienti neofascisti". Ma soltanto dal 1992 fra mille difficoltà esse cominciano ad arrivare ai magistrati inquirenti.
Il processo attuale per l'eccidio di piazza della Loggia, commenta Bianconi, avviene in un silenzio pressoché totale. Siamo uno strano Paese, conclude: anziché coltivare la memoria si lascia crescere l'oblio.
Le sue parole trovano conferma nella notizia di fonte statunitense relativa a nuovi documenti sulla guerra in Irak pubblicati da WikiLeaks. Uno riguarda l'uccisione di Nicola Calipari nel 2005, dopo aver liberato la giornalista rapita Giuliana Sgrena.
La quale non crede alla rivelazione per cui gli Usa erano stati allertati sull'arrivo di un'auto imbottita di tritolo: contro di essa dal posto di blocco avrebbero sparato per evitare una strage. La fonte segreta parlava di una Chevrolet blu. Calipari e Sgrena erano in una Toyota bianca. Inoltre Calipari mentre cercava la Sgrena, fu all'inizio intralciato e deviato da vari servizi segreti.
Commenta Rosa Villecco vedova Calipari: la Cassazione ha negato la possibilità di celebrare un processo in Italia, e sulla morte del marito è stato decretato il trentennale segreto di Stato.
Si ritorna al punto da cui siamo partiti. Quasi quattro decenni per Brescia e per la morte di Calipari. Alla cui famiglia auguriamo di avere l'energia necessaria per far tener presente una storia che non va dimenticata. Rosa Calipari ha confidato a Repubblica i suoi dubbi, il più importante riguarda il ruolo del marito, "conosciutissimo dall'intelligence Usa con la quale collaborava regolarmente".
Si ritorna pure a quel porto delle nebbie in cui fra politica e servizi segreti ci sono stati (o sono ancora?) troppi accordi. E dove può naufragare la democrazia. [1013]

Antonio Montanari
(c) RIPRODUZIONE RISERVATA


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