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Memoria e religione civile a Nuraminis

Creato il 05 novembre 2015 da Subarralliccu @subarralliccu

Tra piccola e grande patria

Si è celebrata ieri 4 novembre nella piazza Municipio di Nuraminis la Giornata dell’Unità Nazionale Italiana. L’appuntamento è controverso, in anni segnati da focolai indipendentistici diffusi a macchia di leopardo in un Paese, l’Italia, che dopo “la parentesi” fascista, si è mostrato sempre piuttosto tiepido nei confronti di certe pratiche “nazionaliste”.

Qui però ci interessa mettere l’accento sui significati assunti in sede locale da questa celebrazione. Il sindaco e le autorità laiche e religiose del paese, in presenza della popolazione, si riuniscono solennemente intorno al monumento funebre che commemora i compaesani morti per la Patria. Una patria nazionale certo, ma anche (forse soprattutto) locale, non immaginata; quella nella quale tutti si conoscono e riconoscono.

Raccogliersi intorno alle spoglie (vere o simboliche) di avi e compaesani che hanno dato la vita per un bene supremo è il culto di una religione civile, laica, secolare. Se per la religione cattolica, il pilastro delle comunità erano le reliquie del santo patrono deposte in parrocchia, per la religione civile della patria sono invece le spoglie dei “martiri” del paese. Se a Roma si “prega” intorno all’Altare della Patria, dove riposa il milite ignoto, a Nuraminis e altrove è intorno al monumento ai caduti paesani che ci si incontra e ci si riconosce come appartenenti a una stessa comunità.

La Piazza Municipio di Nuraminis: un parco delle rimembranze

Il culto per i martiri laici nasce con la Rivoluzione Francese, ma si afferma quale religione civica universale con la Grande Guerra. Sarà il regime fascista, negli anni 20 del ‘900, a costruire nella piazza Municipio di Nuraminis il Giardino delle Rimembranze, in ricordo dei nuraminesi morti nella Grande Guerra.

Gran parte della piazza venne recintata, impedendo così l’accesso alla sorgente da cui essa prende il suo antico nome (Funtana Manna). Le proteste si scatenarono immediatamente, istigate dai grandi proprietari di Nuraminis, che denunciavano la sottrazione di una sorgente fondamentale per l’abbeveraggio del bestiame.

In realtà, dietro questa diatriba si nascondeva uno scontro politico molto più importante. La ricca borghesia di Nuraminis, di estrazione liberale, non accettava il regime fascista, i suoi simboli, il suo concetto di patria. Il Giardino delle Rimembranze venne anche per questo più volte vandalizzato e distrutto.

Solo in età repubblicana, Nuraminis sembra riconciliarsi col suo monumento ai caduti, quando il culto laico e repubblicano si riempie dei valori promossi dall’antifascismo e dalla democrazia liberale.

Il diritto di conoscere

I cittadini hanno il diritto di conoscere vicende come queste; hanno il diritto di comprendere i meccanismi attraverso i quali i valori che hanno costruito le identità collettive in Italia e in Europa hanno operato anche sul piano locale, arrivando a condizionare le loro vite quotidiane. Conoscere dovrebbe essere un dovere per la minoranza, che con le sue assenze mostra di non sapere cosa sia il decoro istituzionale e il rispetto dovuto a certi riti.

Ma il diritto alla conoscenza deve essere garantito sopratutto ai tanti bambini e ai ragazzi dei nostri piccoli paesi, perché è a loro che presto verrà chiesto di ritrovare le ragioni profonde che ancora ci fanno sentire appartenenti a una stessa comunità. Interrogare se stessi, ritrovarsi e riconoscersi comunità è uno degli antidoti più potenti alla perdita di significato e di memoria che rischia di disfare i nostri paesi.


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