Memorie di Adriano – Giorgio Albertazzi

Creato il 19 marzo 2013 da Maxscorda @MaxScorda

19 marzo 2013 Lascia un commento

Pochi sanno resistere al testo della Yourcenar e d’altronde come e’ possibile non farsi trascinare nella biografia appesa tra storia e fantasia, operazione che eleva la mera didattica a pura lirica, sfruttando le invenzioni dell’autrice non come fine ma mezzo per definire la complessita’ storica ed umana dell’imperatore Adriano.
A che serve quindi porsi troppe domande sulla verita’ storica quando una figura del passato viene strappata dalla bidimensionalita’ del testo e trasformata alchemicamente in corpo con braccia, gambe, muscoli, dolore e amore, forza declinata a metafora dell’esistenza, parabola del cerchio della vita.
Ebbene a quel corpo serviva un volto e onestamente non riesco a pensare nessuno meglio di Albertazzi capace di mescolare la propria arte con la nobilta’ dell’imperatore.
Albertazzi, egli stesso imperatore del teatro di ogni tempo e luogo, figura gia’ epica  e destinata all’immortalita’ dei grandi, e’ l’unico con la dignita’ e la potenza del gesto per la messinscena.
Prima ancora di una parola, di uno sguardo, la figura bianco vestita per un imperatore reinventato da Armani, trasmette imperiosa dignita’, la stanchezza di un uomo che suo malgrado deve cessare di essere cio’ che la sua mente esige, un guerriero che sa di perdere l’ultima battaglia, quella della malattia.
Eppure gia’ sconfitto s’erge grandioso nel racconto di una vita spesa nell’ardore di un semidio, aggirandosi tra le rovine di Villa Adriana a Tivoli, cancellando il degrado del tempo che anzi nei suoi segni nobilita e accresce l’imponenza del luogo e della persona.
E’ persino banale esaltare la recitazione di Albertazzi, anzi e’ riduttivo pensare ad una finzione quando non per un istante si dubita che la sua voce sia quella dell’imperatore, che i suoi gesti non siano altro che ripetizione di quanto Adriano avrebbe fatto, mosso, compiuto e la passione per la vita, per le armi e la poesia, tutte importanti e in lui racchiuse, entrano nella narrazione come un amico che alla fine dei suoi giorni, voglia lasciarci il bene suo piu’ prezioso, i ricordi e le esperienze. Opera totale e totalizzante, imperiosa, e’ il caso di dirlo, e commovente.
Regia non sempre azzeccata ma sono inezie per un pubblico avido di Albertazzi e il suo imperatore.
Imperdibile il testo della Yourcenar, imperdibile Albertazzi ed imperdibile questa riduzione televisiva ricavata dall’originale teatrale.


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