Incipit: Mio caro Marco, sono andato stamattina dal mio medico, Ermogene, recentemente rientrato in Villa da un lungo viaggio in Asia. Bisognava che mi visitasse a digiuno ed eravamo d'accordo per incontrarci di primo mattino. Ho deposto mantello e tunica, mi sono adagiato sul letto. Così ha inizio un romanzo celebre e amato da diverse generazioni, per alcuni neppure un romanzo, quasi una narrazione non ascrivibile ad alcun genere. E di fatto, come si potrebbe definire questo lungo racconto in forma epistolare, se solo guardiamo al suo valore documentaristico? Usciamo dall'impasse e rinunciamo a una facile definizione. Da queste Memorie si esce arricchiti come alla fine di un viaggio, frastornati dall'eccellente capacità della Yourcenar di aver scolpito una ricostruzione accurata e di altissimo pregio. L'imperatore Adriano è al termine dei suoi giorni e scrive alcune epistole a Marco Aurelio, colui che ha designato come suo successore. Vuole esserne il mentore, fare delle proprie esperienze una preziosa guida per il difficile sentiero che un imperatore è chiamato a percorrere. Adriano non si risparmia, e narra luci e ombre del periodo in cui è a capo del più potente impero del mondo, e se ci aspettiamo una sorta di manuale di guerra o di prosopopea sulle virtù tutte maschili di chi detiene il potere, siamo totalmente fuori strada. Si concretizza una figura struggente e umana, disposta a ripercorrere le asperità del sentiero su cui ha camminato, riconoscersi nei propri errori, i compromessi, le dure decisioni che nulla hanno di etico ma solo di essenziale.
Antinoo
Centrale nella narrazione è la sua passione per il giovane Antinoo, alla morte del quale l'imperatore avvierà perfino una serie di culti divini, per commemorarne per sempre il ricordo. L'amore per Antinoo è palpabile, concreto, una struggente passione che ben si accorda con l'abitudine di pederastia in voga nella Roma antica: un giovinetto a servizio di uomo molto più adulto, spesso legato al potere, dal quale impara i principi che regolano la vita degli uomini e che ricambia intrecciando una relazione amorosa col suo "pigmalione". Nelle pagine che seguono la morte del giovane, annegato nel Nilo accidentalmente o forse suicida per obbedienza al culto di Osiride, Adriano si racconta dando forma al suo dolore profondo, l'angoscia dell'assenza, l'insopportabile solitudine. E' amore quello che lo lega al giovane di Bitinia, un amore dal quale attinge forza e passione e che lo getta nel dolore più cupo quando la morte lo spegne.
Avete fatto questa esperienza di lettura? Quale emozione suscita in voi il mondo antico?
