” (…) Durante il viaggio a Baàlbek nell’ottobre 1984, avevo visto con i miei occhi come la Siria si trovasse un po’ a disagio con i pasdaran iraniani accampati sotto casa e impegnati ad appoggiare quasi ogni gruppo terroristico islamico del Medio Oriente, salvo i suoi Fratelli Musulmani. Laico convinto, Hafiz al-Assad non poteva sapere con sicurezza quando il fondamentalismo sostenuto dall’Iran si sarebbe riversato oltre il confine siriano. La mia idea era di fargli credere che gli ayatollah avessero deciso di destabilizzare il suo regime (…) .
Il sistema che avevo escogitato era poco convenzionale, ma di sicuro avrebbe attratto l’attenzione di Assad. L’obiettivo era spaventare i diplomatici siriani in Europa, facendo credere loro di essere l’obiettivo di attentati degli hezbollah. Secondo il piano, una mezza dozzina di squadre clandestine composte da tecnici della CIA doveva collegare nottetempo dei congegni esplosivi di second’ordine al meccanismo di accensione delle automobili dei diplomatici siriani. Il mattino dopo, quando le vetture si fossero messe in moto, ci sarebbe stato un botto seguito da un sibilo (Gli esplosivi di second’ordine bruciano, anzichè esplodere, ma la composizione chimica è quasi la stessa di quelli veri. La polizia, immaginavo, avrebbe supposto semplicemente che i terroristi avessero acquistato una partita di plastico scadente).
In seguito, avremmo messo in giro un falso comunicato con la rivendicazione degli attentati a nome degli Hezbollah, su cui si sarebbe abbattuta la furia di Assad come già era accaduto con i Fratelli Musulmani durante l’insurrezione di Hama.
O almeno questo era il mio progetto, che inviai con un cablo a tutti i nostri uffici in Europa (…) “.
(Robert Baer, ex agente operativo presso la CIA. Brano estratto dal suo libro “See No Evil”, pubblicato in Italia da Ed. Piemme con il titolo “La disfatta della Cia”)
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