La biblioteca nel corso della mia vita ha attraversato vari stadi: da principio fu luogo in cui facevo rifornimento di libri che venivano puntualmente restituiti con un anno di ritardo; in seguito è diventata ambiente di studio per eccellenza, in cui i miei fallimenti ingegneristici hanno preso il largo; poi nuovamente distributore di libri, con la differenza che quando li prendevo poi venivano restituiti nei limiti di tempo prestabiliti; e ora, infine, nuovamente tempio sacro di studio.
In questo mio anno e mezzo di assenza dai testi universitari e dalla concentrazione per la preparazione di un esame, avevo totalmente dimenticato la vita da biblioteca, e così pian piano riprendo i ritmi, con una piccola differenza rispetto al passato: prendo i miei ritmi e non quelli soliti dello studente tipo. E perché?
A Cagliari - visto che parlo per personalissima esperienza - la giornata tipo di uno studente universitario in biblioteca è scandita da tappe quasi obbligate, riti quotidiani ai quali il povero discente non può sottrarsi. Solitamente ci si presenta quasi all'apertura dei cancelli, si sceglie il posto migliore, e non quello isolato, lontano dall'ingresso, e dalle distrazioni del mondo esterno; si deve scegliere il posto in cui si ha tutto sotto controllo, finestre, porte, gnocca. Il PC e il cellulare devono avere un apposita presa ad essi dedicata.
Una volta trovata la posizione ideale inizia l'intensa mattinata di studio, ma non prima di aver compiuto il classico tour di saluti e nuove conoscenze. Ecco quindi strette di mani, occhiolini, battutine con metà dei presenti e si cerca di attaccare bottone con l'altra. Ovviamente tutto questo movimento risulta essere assai dispendioso, quindi il caro studente deve prendersi la prima, e meritata, pausa della giornata con un bel caffè caldo.
Si rientra in biblioteca armati delle più nobili e profonde intenzioni, però solo dopo aver dato un'occhiata a Facebook, finché non si viene distratti dall'arrivo di qualche amico che, povero bimbo, non ha fatto in tempo a far colazione tra le mura domestiche, quindi scatta irrimediabilmente la formula: cappuccio/cornetto d'ordinanza.
Passa così un'abbondante ora di "seduta bar", in cui ci si fa comunque una cultura leggendo il giornale e ci si documenta su quello che accade nel mondo, soffermandosi soprattutto sulla pagina dell'oroscopo.
Ma ora che ci si è per ben rifocillati, il dovere chiama! Costi quel che costi. Però c'è quella maledetta notifica su Facebook... va be' dai, la si controlla e poi si studia; così in men che non si dica ecco che si è già fatta l'una e mezzo, abituale ora di pranzo o ritorno a casa.
Ecco fatta la nostra bella giornata di studio.
Io invece non sarò più così, io sarò diverso. Ho chiuso con i caffè, i cappuccini e i cornetti, io sono uno studente serio da oggi, e quando metterò piede in biblioteca la mia prima e ultima preoccupazione sarà il libro che ho davanti... certo, solo dopo che per circa un'ora ho passato a scrivere questa boiata sull'agenda.
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