
La storia di una geisha, tratta dal libro omonimo scritto da Arthur Golden (unica opera fino ad ora) con uno strascico di polemiche fortissimo con la geisha Mineko Iwasaki che collaborò alla stesura, sia per inadempienze contrattuali che per alcune libere interpretazioni. E cominciamo già male.
Trama semplice: ragazza orfana, venduta a una "casa di geishe", qualche disavventura, poi grandissima geisha (si legga QUI cosa significa) stimata in tutta la città come la migliore, successo interrotto dalla guerra. Finale romantico con un pizzico di dramma.
Non ho voluto banalizzare la trama, l'aspetto più interessante del film, che sarebbe stato anche uno splendido pretesto per parlare delle geishe. E' che questo film, che ho guardato fino in fondo (140', mica poco), s'è rivelato una tale porcheria che non ce la faccio proprio ad approfondire, quindi mi riservo l'argomento per un'opera degna.
L'errore più grande è stato partire da un libro difettato nelle basi. Ne ho parlato all'inizio, e non poteva essere altrimenti. Ci vuole un/una giapponese a scrivere una storia del genere, certo non un occidentale. Aggiungiamoci il regista pure occidentale, e affamato di oscar, che ci gonfia le gonadi con immagini suggestive e curatissime che di orientale non hanno nulla e la frittata è fatta. Ma non facciamoci mancare niente, dai! Chi mettiamo attrici protagoniste, la geisha principale e la grande rivale? Ziyi Zhang e Gong Li, attrici bellissime, bravissime e famosissime, che han lavorato con calibri come Zhang Yimou e Wong Kar-wai (il primo soprattutto, un grandissimo del cinema), nulla da dire, per carità, due star internazionali ormai, peccato che sono cinesi! Ci-ne-si!!! Come gli è venuto in mente al casting?!? Forse avran pensato che in Giappone non ci sono attrici all'altezza? Assurdo, non sapevo se ridere o inferocirmi. Caro Marshall, questa scelta è stata proprio l'apogeo della cazzata, una cosa ridicola, quando ho visto le 2 attrici volevo cestinare subito, ma poi un certo interesse per conoscere la storia mi ha fatto arrivare fino in fondo. L'Ade con merito non glie lo toglie però nessuno.
Capisco perfettamente la logica di queste pellicole. Sono fatte per chi non vuole davvero conoscere la cultura orientale, per chi semplicemente gli piace crogiolarsi negli stereotipi da noi di moda a riguardo. Ci si può abbandonare, con quella fotografia ammaliante, trucco sgargiante, donne meravigliose, frasette di saggezza stile baci perugina. Luoghi comuni a non finire e potresti non farci caso, soprattutto se di cinema cinese e giapponese, di quello vero!, non hai visto niente. Questo film rappresenta, e questo sì che lo fa con eccellenza, come l'occidente vede l'oriente, punto; e lo vede talmente da lontano che cinesi e giapponesi uguali sono, quando invece uguali non lo sono manco per niente, anzi!