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Memories of murder

Creato il 24 ottobre 2013 da Jeanjacques
Memories of murder
Chi mi segue sa bene della mia passione per il cinema coreano. Passione a dire il vero abbastanza recente, dato che mentre scrivo questa recensione seguo la cinematografia di quella parte d'Oriente da solo pochi anni, però ogni tanto devo vedermi per forza un film dove gli attori hanno gli occhi a mandorla, perché mi sembra proprio che solo la sappiano trattare certi temi in una particolare maniera. Quindi non è strano che all'appello mi risultino molti cineasti dei quali non avevo mai sentito parlare, e dato che le moderne tecnologie permettono un'informazione non indifferente per coloro che ne hanno voglia, ecco che quando posso cerco di riempire le mie (molte) lacune. Non avevo mai sentito parlare infatti di Bong Joon-ho, e non avevo mai visto questo film che da coloro che se ne intendono è giudicato una sorta di capolavoro inarrivabile. Ecoc che in una serata in cui non avevo proprio un cazzo da fare [non faccio un cazzo ogni sera, ma perlomeno solitamente cerco di uscire] se non finirmi l'ultima serie di Mad men, decisi di correre ai ripari.
Corea del Sud, 1986. Una ragazza viene trovata morta, e partono le indagini. A quell'omicidio ne segue un altro, dando così inizio alle vicende del primo serie killer coreano. A seguire le indagini sono un burbero investigatore che 'sa scrutare la gente con lo sguardo' e un poliziotto proveniente da Seul desideroso di dare una mano nelle indagini.Non nascondo che ogni volta che penso a un film coreano la mia mente va a Old boy. Non ci posso fare nulla, quello è il film che mi cambiò la vita e, ogni volta che scrivo o penso a una mia idea, il mio desiderio è quello di eguagliare la bellezza di quell'opera - sogna bello, sogna. A questo girò però siamo più dalle parti di Mr Vendetta, quindi il patinatismo ai quali il cinema orientale ci ha abituato negli ultimi anni è da scordarsi. D'altronde però correva l'anno 2003, parliamo di un decennio fa, quindi è ovvio che il modo di fare cinema sia andato a modificarsi, ma nonostante tutto per pellicola come queste il tempo sembra non passare mai. Quella qui narrata inoltre è una storia vera, e tutti i fatti narrati si possono ritrovare nel libro Come and see me dello scrittore Kim Kwan-rim, da noi ancora inedito, quindi può essere interessante anche per una mera visione informativa su un fatto di cronaca nera da noi non conosciuto. A livello cinematografico però com'è? Beh, devo dire che la visione è stata abbastanza scostante. Avevo deciso di vederlo perché le voci estremamente positive in merito mi avevano oscenamente fomentato, creando un hype assurdo che ha rischiato di preannunciare una delusione. Infatti la prima parte di film mi aveva leggermente smaronato. Sia chiaro, non intendo dire che era brutta o altro, però era... come dire... canonica. Un thriller biografico ben diretto e recitato alla grande, ma che alla fine non si smuoveva dai canoni classici della pellicola. Certo, faceva vedere i metodi brutali adottati dalla polizia senza mezzi termini e mettendoli in una luce molto borderline, ma rimanendo ancorato in dei canoni quasi classici. Poi però arriva la seconda parte, l'indagine entra nel vivo e i personaggi si mostrano per quello che sono realmente. Questo è uno di quei rari casi nei quali non mi importa se ci si è discostati dalla realtà dei fatti, perché nel caso fosse successo questa è ottima fiction che vale assolutamente la pena di essere vista. Non è solo un film che parla della ricerca (mai conclusasi, ancora oggi quei delitti restano impuniti) di un assassino, proseguendo diventa ben altro. Diventa la storia di un gruppo di uomini che finiscono per scontrarsi contro la vita, che vedono tutte le loro pianificazioni andare in fumo a favore di una non ben specificata casualità in grado di smerdare tutto quello per cui si erano battuti. Non sarà un caso se nell'ultima bellissima sequenza sui binari, in grado di darci una delle immagini simbolo di questo primo decennio degli Anni Zero [e che potete trovare nella gallery qua sotto], i ruoli dei due detective principali finiranno per invertirsi, mostrando due uomini totalmente opposti a quelli con cui si erano presentati. Cosa resta alla fine di tutta quella fatica e degli sforzi? Nulla. Solo il ricordo e la rabbia, le uniche vere pulsioni che sembrano accomunarci, che forse ci rendono davvero vicini a quell'assassino mai rivelato. Dopo tutto questo c'è l'inizio di una nuova vita e, quando questa sembra proprio essersi concretizzata in tutto e per tutto, rimarrà un'ultima straniante verità. Un momento finale che da solo vale tutta la visione di un film, che ci lascia di fronte a quella che è davvero l'inesorabile ineluttabilità della vita. E di quella visione per la quale abbiamo tanto faticato e penato non sarà data da un momento mistico, ma da una bambina che passa lì per caso, e che dice di aver visto un semplice uomo ordinario venuto lì per ricordare. Un uomo come noi, alla fine, che ci eravamo immaginati un mostro. Perché alla fine quello che resta sono solo gli uomini, tante vittime, e nessun vincitore.Se dovevo iniziare a vedere film di questo regista, ho cominciato davvero bene. Spero di riuscire a trovare tutti gli altri, nella speranza di essere sempre ripagato così.Voto: Memories of murder
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