Memphis Grizzlies – © 2015 twitter.com/NBAonTNT
I Memphis Grizzlies sono da diverse stagioni sempre ai vertici della NBA, in particolare della Western Conference, dopo che all’inizio della loro storia, a partire dal periodo di Vancouver, erano uno degli zimbelli della Lega. Negli ultimi anni sono riusciti a rimanere una formazione da playoffs pur mantenendo uno stile peculiare, fatto di un gioco a basso ritmo, poco o zero tiro da tre, difesa arcigna e due lunghi veri come Marc Gasol e Zach Randolph a dirigere l’orchestra insieme a Mike Conley. Nell’ultimo mercato Memphis sembra aver operato scelte in prospettiva futura e nella parte finale di questa regular season valuterà il da farsi, tenendo conto che non ci sarà Marc Gasol, infortunato al piede.
Nonostante gli infortuni, gli scambi e tutte le altre difficoltà, i Memphis Grizzlies sono ancora una volta in piena corsa per i playoffs visto che hanno un record nettamente positivo con 33 vittorie e 23 sconfitte, il quinto nella Western Conference, con 5.5 gare di vantaggio sugli Utah Jazz, al momento in nona posizione. Coach Dave Joerger sta proseguendo con la graduale trasformazione dei Grizzlies: aveva già tolto Zach Randolph dal quintetto lasciando il solo Marc Gasol, ora l’ex Michigan State è tornato nello starting five al posto del catalano, fuori per il resto della stagione dopo l’operazione per la frattura al piede. Con Z-BO ci sono ovviamente Mike Conley, un tiratore come PJ Hairston, il mastino Matt Barnes e il sorprendente JaMychal Green, l’ex stella di Alabama che, scovato dagli Spurs in D-League, è probabilmente l’elemento chiave di questa transizione perchè è un’ala dotata di atletismo, verticalità e muscoli per giocare vicino al ferro ma anche tiro perimetrale e gioco frontale per allargare il campo.
Il record resta ottimo anche se i numeri e le statistiche direbbero il contrario: restano una difesa d’élite visto che sono sesti per punti concessi, 99.5, anche se il defensive rating è di 103.3 punti su 100 possessi; sono 25esimi per punti segnati, 29esimi per rimbalzi totali e 21esimi per assist a partita. Sono 16esimi per NetRating, -0.6, e sono quart’ultimi per percentuale reale, 48.8%, e pace factor, con 95.33 possessi a gara (i Cavs fanno peggio mentre Kings e Warriors sono ad oltre 102 a gara). Sono 22esimi per percentuale da tre punti, 34,1%, e quart’ultimi per tentativi da tre a gara, 18 (31 per Golden State per esempio). Resta una squadra che si basa ancora molto sugli isolamenti in post basso dei lunghi, Randolph in particolare, e sui giochi a due tra Mike Conley e il pivot.
Sembrava potessero crollare dopo l’uscita di scena di Marc Gasol e invece stanno tenendo la velocità di crociera di inizio stagione e non fanno pensare ad una flessione e all’addio al posto playoffs. Certo che le ultime mosse sul mercato sono state abbastanza enigmatiche: via il miglior 3&D a roster, ovvero Courtney Lee, il migliore per difesa sugli esterni e pericolosità sul perimetro in attacco, soprattutto da tre, via Jeff Green, il miglior atleta del gruppo pur coi suoi limiti, e dentro Lance Stephenson, uno che certo non aiuta a migliorare percentuale da tre e circolazione di palla, PJ Hairston, tiratore ma che finora in NBA non ha dimostrato nulla, e il vecchio Birdman Andersen, già in piena via del tramonto.
Congrats to @mrvincecarter15 for passing Charles Barkley on the all-time scoring list. Sorry, Chuck! pic.twitter.com/RE2c9i6Fxw
— NBA on TNT (@NBAonTNT) February 25, 2016
Inevitabile che queste siano state mosse anche in chiave futura visto che in cambio sono arrivate ben quattro scelte al Draft, che ora in tutto sono sette (due seconde scelte nel 2016, una seconda scelta nel 2017, una seconda scelta nel 2018 e tre nel 2019, di cui una è una prima scelta). Soprattutto ci sono i contratti in scadenza di Andersen e Hairston (più quelli di Chalmers e Matt Barnes) mentre per Lance Stephenson è stato un rischio calcolato visto che in estate la franchigia del proprietario Robert Pera dovrà decidere se esercitare la team option da 9,405 milioni di dollari per tenerlo o meno.
E’ chiaro che tutto ruota attorno a Mike Conley, il grande free agent della prossima estate, un giocatore che piace tantissimo ai New York Knicks ma non solo. Il ragazzo ha più volte dimostrato di voler restare a Memphis e tutto fa pensare che rinnoverà, soprattutto dopo che lo scorso anno ha deciso di prolungare il suo amico Marc Gasol. Il punto vero è capire cosa ha in mente il general manager Chris Wallace perchè, per adeguarsi al nuovo trend della NBA del 2016 servono giocatori in grado di allargare il campo, alzare il ritmo e tirare tanto e bene da tre. Che la rivoluzione sia già iniziata dalle parti del FedEx Forum?