Magazine Racconti
Ogni anno sempre la stessa storia, entra Bestia cammina a passo rapido per il corridoio, in braccio ha due scatoloni con su la scritta storta e vecchia fatta con il pennarello indelebile rosso, NATALE. Eloquente quanto imprecisa, non ci si ricorda mai che diavolo ci sia dentro la scatola bianca e cosa nella scatola marrone, così le prende entrambe e poi prende l’albero finto da montare. Prende il cielo stellato, la montagna tante di quelle cose che un essere umano normale non riuscirebbe a portare, ma lei è Bestia, lei può e se la fisica non è d’accordo che vada a quel paese!
Alla fine del corridoio c’è una figura anziana, l’età le ha spiegato che fare due viaggi a volte è utile, ma praticamente sempre necessario, perché ti dimentichi sempre una cosa, quella che all’inizio hai pensato di andare a cercare – Ch’hai pjato? –
– Eh, ho pjato tutto, Ma’. –
– Pure ‘o puntale? –
– Sì. – perentorio.
– ‘O muschio finto? –
– Non ce sta dentr’i scatoloni? –
– No. – risponde Ma’, il labbro inferiore leggermente sporgente, lo sguardo moderatamente severo, di quelli che non sopporta il solito circo del natale, neanche se la donna delle pulizie ha fatto tutto il giorno prima.
Bestia sospira, il solito sospiro di chi vuole studiare, vedere il ragazzo, aiutare in casa, farsi i capelli, chiamare l’amica e che di solito si conclude con un nulla di fatto, oltre che una buona e sana litigata col primo che passa – Mo torno, lo vado a prende. –
Esce di corsa, attirando lo sguardo del menestrello, il quale è nel suo studio all’inizio del corridoio e ha già sentito la litigata della mattina. Si affaccia, guarda l’altro capo del corridoio e incontra uno sguardo che sa già cosa fargli fare.
– Oh vie’ qua. – fa Ma’ con aria scocciata, lei deve preparare i dolci, anche se ha detto che non vuole farli ha un bastimento di frutta secca, abbastanza litri di miele bollente che si potrebbe usare come l’olio negli assedi medievali e pastella in abbondanza da costruire il Burj Khalifa in scala 1:1, alla faccia della casetta di marzapane!
Bestia torna, lanciandosi in mezzo al corridoio – Whrawrau!* – strilla abbattendo il menestrello.
– Smettela e sbrighete, sta’pperde tempo! –
– Mheeu! –
Il menestrello si massaggia la spalla lussata e tentando di sfuggire alle grinfie delle due, fa dietrofront e cerca di tornare allo studio, ma prontamente gli viene affidato un incarico di massima importanza – Stai qui e dimme se le lucette s’accenneno. –
Il menestrello si rassegna e aspetta all’incirca qualche eone, sperando nel prossimo diluvio universale, meteorite o flare solare, ma circa quarantamila secoli dopo le lucette si accendono, tutte. Tranne una!
– Wheeuu! Wheeuu! – grida Bestia aggrappandosi alla spalla del menestrello, strattonandolo neanche fosse un giocattolo.
– E smettela de fa i versacci! –
Il menestrello si libera dalla presa e fa per tornare al suo rifugio, ma viene fermato dalla stretta bestiale che non vuole lasciarlo tornare agli affari suoi – ‘Spetta! Che ce mettemo sull’arbero? –
Lanciando uno sguardo agli scatoloni e all’albero montato a metà il menestrello sospira, fa spallucce e rimane neutrale, sapendo che l’interessarsi alla faccenda può farlo finire male.
– Wheeuu! – piange Bestia saltellando come un canguro – Dai dacce una mano, Whrawrau! –
Ma’ intanto ha già messo palline, nastri e luci. Ha detto che sarebbe dovuta uscire a far compere, andare a trovare suo padre, stirare, rassettare la cucina e almeno altre diecimila cose che fanno le madri. Purtroppo Ma’ e l’orologio non vanno molto d’accordo: la prima non conosce la funzionalità del secondo e quindi non si parlano più da anni.
– Mheeu! Queste non vanno così, tie’ mettele più su! –
Il menestrello osserva il lavoro delle due, tra versi più o meno umani, grida, minacce di morte reciproche e risate, alla fine dell’odissea potrebbe essere già l’otto gennaio, se non fosse che c’è ancora da fare tanto: da una parte c’è il menu di Natale da preparare, dall’altro manca ancora il presepio.
Infine la calma sembra scendere nel salone della casa, nastri bianchi dividono l’albero dandogli un senso di movimento, angioletti e stelline si alternano alle palline argentee e un fiore fa da puntale, mentre l’intermittenza delle luci simula una canzone natalizia – Whraaau che bello! –
– Com’è venuto? – fa Ma’ rivolgendosi al menestrello, pronta per rifarlo da capo, con o senza il parere del menestrello, basta che non le piaccia un particolare e potrebbe rifarlo anche quindici volte. Infatti non attende neanche un parere per spostare le posizioni di svariate cose all’interno dell’albero addobbato.
A sera, quando gli scatoloni sono stati riposti, mentre Bestia è rannicchiata contro il termosifone con in braccio il manuale di “Principi di Biologia e Genetica del Comportamento” e Ma’ sta facendo l’inventario degli acquisti per l’imminente festa natalizia, il menestrello ripercorre il corridoio da cui si vede nell’interezza il frutto di tante fatiche. Sa che tra un mese il tutto tornerà dentro le scatole, senza distinzione tra la bianca e la marrone, insieme all’albero finto, il cielo stellato e la montagna. Con le grida, i litigi e persino i versi bestiali, Ma’ e Bestia riporteranno tutto a posto.
Intanto si gode lo spettacolo di luci intermittenti che riesce a dare un senso sacrale alla stanza, ricordando che non dovrà assolutamente farsi trovare nei paraggi per il presepio, altrimenti saranno guai.
*Le onomatopee bestiali sono vere espressioni del dialogo bestiale, il soggetto ringhia se le si fa notare che è troppo cresciuta per simili atteggiamenti. Si raccomanda un grattino dietro le orecchie o l’assistenza del gatto Astolfo per distogliere l’attenzione su di se.
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