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Meno banche, ma più solide. È davvero vero?

Creato il 16 dicembre 2015 da Libera E Forte @liberaeforte

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Lo ha dichiarato nei giorni scorsi il Ministro Padoan: “Con la riforma delle banche popolari (che incoraggerà le fusioni) avremo meno banche, ma queste saranno più solide”. E Renzi si attende “miracoli” dalla suddetta riforma, ritenendola capace di far superare al sistema bancario l’attuale gravissima crisi di fiducia.

Ma è purtroppo difficile che possano avvenire “miracoli” in un sistema danneggiato da misure sbagliate di politica monetaria della Banca Centrale Europea (BCE) e da comportamenti scorretti di alcuni banchieri e di alcuni imprenditori collusi con quelli e con il mondo politico. Con l’obiettivo di stimolare la ripresa dell’economia reale, dal 2011 la BCE ha inondato di liquidità le banche, ma queste l’hanno poi utilizzata in gran parte per comprare titoli di Stato e per aumentare i propri depositi presso la stessa BCE, causando il fenomeno negativo delle riserve “in eccesso”. Ciò ha contribuito a ridurre i tassi d’interesse dei depositi bancari e dei titoli pubblici scesi vicino allo zero o addirittura sotto zero (interessi negativi).

Per aumentare la raccolta molte banche italiane hanno così ritenuto opportuno emettere importi consistenti di obbligazioni subordinate a tassi più elevati (le ultime emissioni a 5 anni hanno raggiunto il 3,5% lordo). In pochi anni ne sono state emesse per 71 miliardi. Gran parte di questi titoli sono quotati in Borsa, mentre altri non sono quotati. Le recenti crisi di alcune banche hanno creato allarme tra i possessori di queste obbligazioni, molti dei quali non erano stati bene informati sulla loro rischiosità. Ciò sta creando un crollo dei prezzi dei titoli quotati e la illiquidità (difficoltà di ottenere il rimborso) dei titoli non quotati.

In un tale clima di forte tensione del mercato è pertanto illusorio sperare nella “bacchetta magica” della riforma delle banche popolari e delle banche di credito cooperativo, riforma fra l’altro giustamente criticata da molti economisti (con in testa Leonardo Becchetti e Marco Vitale) per l’inevitabile allontanamento di queste dalle loro “radici” locali, con grave danno per le piccole imprese. Si sono poi aggiunte le gravissime scorrettezze gestionali di alcune banche e le tecniche di “vendita a pressione” imposte ai dipendenti per aumentare la raccolta. Sono errori resi possibili dalla scarsa efficienza dei controlli della Banca d’Italia e della Consob, ma soprattutto dal progressivo degrado morale in cui è caduta la classe dirigente del Paese negli ultimi 40 anni. Politica, economia, finanza, magistratura e mass-media si sono “intrecciati” in compromessi e cedimenti continui sino a “strozzarsi” e a “strozzare”.

Siamo forse ad una svolta epocale, che potrà essere positiva se riusciremo a capire quale lezione ci insegnano e quali soluzioni ci indicano i suddetti errori. Alla base di tutto ci deve comunque essere l’impegno di educare al possesso dei veri valori e al rigetto dei disvalori. Finché la classe dirigente non lo capirà, vivremo tutti male: i ricchi perché assediati, gli altri perché assedianti (se reattivi) o vittime (se passivi).

Giovanni Palladino


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